Agli attenti osservatori dei dolorosi accadimenti di questi giorni bui non deve essere sfuggito il particolare. Al centro di uno stadio affollato da un popolo festante, tra bandiere e applausi comandati a distanza, il diavolo – incarnatosi nell’uomo del Cremlino – ha citato il Vangelo.

Non sorridete a questa affermazione solo perché è difficile credere che il diavolo possa esistere. Vi dimostrerò il contrario e lo farò da laico, senza alcun riferimento a dogmi di tipo religioso.

Altro non è il diavolo se non il male. Senza corna, senza coda e senza fiamme luciferine. Anzi, se una sembianza il male può assumere è quella di una insospettabile normalità perché solo nascondendosi (anche) in un bene apparente questa entità può meglio operare. Su questo, penso, possiamo tutti essere d’accordo.

Ma un dato è assai importante da considerare in questo scenario: senza una persona disposta a commetterlo, il male semplicemente non potrebbe esistere. Proprio questa capacità mimetica (chiamiamola così…) del male lo rende difficilmente visibile all’uomo e spesso rende strenua – se non inumana – la lotta per estirparlo.

Ecco, allora, che il Vangelo ci dà un grande aiuto a capire il modo attraverso cui “stanare” il male che si occulta nelle sembianze del bene. A coloro che gli chiedevano: “Come possiamo distinguere il profeta buono dal cattivo?” – l’uomo di Nazareth rispondeva con due sole parole: “Dalle opere”.

Esamino le foto che ritraggono gli stupri e gli assassinii consumati in Ucraina dai soldati invasori russi.
Non vi chiederò di unirvi a me in quella visione, il vostro sguardo ne farebbe solo nuovo dolore per la vostra anima.

Ma di una cosa sono certo: l’uomo del Cremlino, con le sue sanguinarie opere, incarna il male assoluto anche quando si rifugia dietro le parole del Vangelo…