L’1-1 col Venezia, con tutto il rispetto, è l’ultimo dei pensieri. E’ stata una domenica senza Palermo – la squadra ha pareggiato ieri sera contro l’ex Serse Cosmi, un altro allenatore su cui Zamparini ha applicato la tagliola dopo appena quattro panchine – ma da qualche settimana è impossibile scindere il rosa e il nero dal pensiero dei tifosi di calcio. C’è in ballo il destino di una società gloriosa, che conta i giorni come fossero attimi e accumula scadenze come i bollini al supermercato. L’ultima porta la data del 13 marzo: mercoledì scade la prelazione per l’imprenditore Dario Mirri, che dovrà comunicare se ha voglia o meno di mettere le mani sul club, acquisendone le quote o se, scenario più plausibile, eserciterà la clausola “conto terzi”, facendo cioè spazio a un gruppo di imprenditori che, in questi giorni, sia lui che il presidente Rino Foschi stanno corteggiando senza pudore. Il gruppo è quello legato a Enrico Preziosi, già ammanicato col mondo del calcio, essendo presidente del Genoa.

Il problema è che Preziosi, qualora decida di acquistare il club, si metterebbe in una posizione scomoda, soprattutto nel caso in cui (tutt’altro che improbabile) il Palermo dovesse fare il salto e concretizzare la scalata alla Serie A entro l’estate. Un proprietario per due squadre è un’equazione che non andrebbe a genio a quelli della Lega calcio. La multiproprietà nella stessa categoria è espressamente vietata: lo dicono i regolamenti. In categorie diverse no, altrimenti non si spiegherebbe come Claudio Lotito sia il proprietario di Lazio e Salernitana insieme. Così si sta cercando una soluzione, l’ennesimo stratagemma per non mandare tutto all’aria. Preziosi potrebbe fare da garante ma non comparire nella cordata che acquisterà il club. Dovrebbe incontrare Rino Foschi già domani, per commentare insieme la gara di Venezia e fare il punto a meno di ventiquattr’ore dalla scadenza della clausola Mirri.

L’altro fattore determinante in questa storia è il tempo. Il 13 per una prima risposta da parte del patron di Damir, che grazie al suo capitale (2,8 milioni di euro versati in tempi record) ha pagato gli stipendi dei calciatori e scongiurato il -4 in classifica a febbraio. Entro il 18 marzo, però, occorre procedere nella stessa direzione. Stavolta servono 2,3 milioni per saldare i calciatori – per i mesi di gennaio e febbraio – le ritenute Irpef e i contributi Enpals, altrimenti la Covisoc (la commissione di vigilanza del calcio) si rifarà viva per decretare una penalità che, a quel punto, metterebbe a rischio il salto di categoria. E tutto l’indotto dei ragionamenti fatti fin qui. Attenzione: Damir potrebbe concedere un investimento “limitato” in cambio di un rinnovo della gestione della cartellonistica dello stadio Barbera, magari per altri quattro anni. Sarebbe un investimento a tempo, l’ennesimo tentativo di tergiversare in attesa che si concretizzi il passaggio di proprietà vero e proprio.

Se nessuno accelera, è anche colpa dei debiti accumulati dal Palermo: Mirri qualche giorno fa è riuscito a ottenere dall’amministrazione i documenti mancanti, che parlano di un “buco” da 47 milioni di euro. Adesso, quanto meno, la situazione è più limpida e anche altri gruppi, escluso Preziosi, potrebbero farsi sotto. Non convince granché la posizione degli americani di York Capital, apparsi in prima linea dopo l’uscita di scena degli inglesi, ma sempre troppo silenti; resta sullo sfondo l’imprenditore foggiano, ma trapiantato negli States, Raffaello Follieri, che ha già provato l’affondo con Emanuele Facile (amministratore delegato fino a qualche settimana fa) ma si tirò indietro per non aver avuto le giuste garanzie. Garanzie che, pare, adesso non voglia fornire lui a Dario Mirri, con il quale ci sono già stati dei contatti. Che vanno avanti anche con Foschi.

Il frastuono è forte e i lavori sono in progress. Ma i passi avanti scarseggiano. Tanto che il Palermo si ritrova nella stessa situazione – identica – di un mese fa, quando rischiava seriamente di soffocare se Dario Mirri, da buon samaritano, non avesse scartano in tempo utile il regalino. Soddisfare le pretese della Covisoc, come l’ultima volta, avrebbe in questo momento un duplice effetto: scongiurare nuove penalizzazioni e concedere alla proprietà – composta dai reggenti Foschi e De Angeli – di portare avanti con più calma le operazioni di vendita. Provando a concretizzarle più in là, non appena il destino sportivo del Palermo sarà più chiaro: la presenza in Serie A, piuttosto che nell’inferno della B, significa tante cose. L’attesa sarebbe una strategia da non escludere a priori. Terrebbe i tifosi col fiato sospeso, è chiaro; staff e calciatori coi nervi a fior di pelle, ovvio. Ma è forse un’ipotesi, l’unica, in cui prevarrebbe la logica sulla fretta. Che anche nel calcio si è spesso rivelata cattiva consigliera.