Se penso al Santo Padre e alla papamobile, l’immagine è quella di Sua Santità che attraversa la città fra due ali di folla, sorridendo affabilmente e benedicendo i fedeli. Una carezza a un bambino, un sorriso a un anziano. È l’immagine standard, quella che sovviene in automatico.

Ma forse perché questo Papa ci ha abituati, sin dall’inizio, a un pontefice fuori dagli schemi (da quell’inusuale “Fratelli e sorelle, buona sera…” fino alle passeggiate senza scorta per le vie di Roma, passando per le telefonate del Santo Padre a chi soffre o vive un momento di difficoltà), o forse solo perché ho il gusto per la battuta, mi è saltata in mente un’altra immagine del Papa che attraversa via Roma e corso Vittorio Emanuele. Ed è quella di quest’uomo, vestito di bianco, che mentre saluta e sorride chiede: è qui che c’era il Finocchiaro? E Spatafora dov’era?

Domani Papa Bergoglio attraverserà il centro di Palermo dove nulla è più come trent’anni fa. Lungo questo vialone che, quando agli inizi del secolo nacque, doveva somigliare a un boulevard francese, oggi una vetrina no e una sì sono al buio, le insegne coperte, un cartello affittasi. Quando ero bambina c’erano la Standa e l’Upim, oggi al posto di uno dei due marchi c’è un supermarket aperto fino a tardi che fa tanto metropoli ed Europa multiculturale. Sopravvivono in pochi in via Roma mentre anche il Cassaro ha cambiato volto, fra un negozio di prodotti d’importazione e un bar. Gli ingressi del vecchio hotel Sole sono sbarrati da anni, ai Quattro Canti le insegne storiche dell’ex libreria Dante e di Pustorino hanno lasciato posto a un bistrot e a una pasticceria. Una parte di città che sembra più votata ai turisti, agli stranieri che popolano i vicoli e agli studenti che ai palermitani. Ma con troppe saracinesche ancora abbassate. Che mettono tristezza.