Chissà quante volte Dino Giarrusso avrà ripensato – con nostalgia – ad abito nero, camicia bianca e occhiali avvolgenti, che lo avevano reso popolare alle Iene, la trasmissione di Italia 1. Chissà quante. Perché la politica, fin qui, non si è dimostrata tenera con lui. Il catanese, classe ’74 e un passato da giornalista d’assalto, si è candidato alle elezioni del 4 marzo con il Movimento 5 Stelle, in un collegio romano (quello del Gianicolo) blindato dalla sinistra. E infatti non era stato eletto nell’uninominale, battuto da Riccardo Magi di +Europa.

I grillini hanno provato a ricompensarlo in qualche modo dei suoi sforzi e delle sue rinunce. Tanto che nel giro di pochi giorni si è palesato per lui un incarico come capo della comunicazione del gruppo consiliare dei 5 Stelle alla Regione Lazio, sotto l’egida di Roberta Lombardi, sconfitta nelle urne da Zingaretti (e anche da Parisi). Ma niente: passano poche settimane e Giarrusso si dimette. Si candida a ricoprire un posto nel Cda della Rai (che non arriva) ed entra nella segreteria particolare del vice-ministro all’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, che a parole lo accoglie e braccia aperte. Infatti Giarrusso diventa – ma solo per qualche giorno, con annesso un fiume di polemiche – il controllore dei concorsi universitari: “Dino – spiegava all’epoca Fioramonti – dirigerà il nostro “osservatorio” sui concorsi nelle università e negli enti di ricerca”.

Ma come: una Iena a vigilare sui concorsi? Per i più superficiali un abbinamento perfetto. Ma dal mondo accademico apriti cielo. Persino il titolare dell’Istruzione, il ministro Bussetti, si era messo di traverso: “Per i concorsi nelle università non serve uno sceriffo, basta la magistratura”.

Ed ecco che nel giro di pochi giorni anche Fioramonti ha deciso per il passo indietro, confermando che questa benedetta comunicazione, di cui Giarrusso continuerebbe ad essere l’esperto, non funziona granché: “Dino Giarrusso è stato nominato mio segretario particolare già a fine luglio, nei tempi e nei modi previsti dalla legge. In quel ruolo si sta occupando a norma di legge di coordinare la comunicazione del mio ufficio e curare le mie relazioni istituzionali, in ragione del suo incarico. Siccome dal mio arrivo al Ministero ho ricevuto decine di segnalazioni su presunte irregolarità riguardanti concorsi universitari, ho chiesto a Dino di svolgere ANCHE un’altra attività: raccogliere queste segnalazioni, leggerle e aiutarmi a rispondere a chi le ha inviate. Dunque, Giarrusso NON sarà “il controllore” di alcun concorso, come invece ha scritto qualcuno, perché NON esiste una figura di “controllore””. Una pezza in piena regola.

Che toglie a Giarrusso anche il privilegio della difesa da tutti quegli avvoltoi (ops, iene…) che volevano fargli la festa: “Non ho commesso reati, non ho cognati che rubano milioni destinati ai bambini per farsi ville di lusso, non ho regalato le autostrade a ricchi privati, non ho genitori indagati per fatture false, non ho fatto crollare ponti, non sono sprovvisto di laurea come il precedente Ministro, non ho campato di politica come la buona parte dei ridicoli personaggi che mi criticano, eppure sui giornali e sui sociali si parla di me più che di un boss mafioso, con un linciaggio senza precedenti”, spiegava all’indomani della nomina. Dura la vita da preda.