Il “Salva Sicilia”, l’emendamento per scongiurare il precipizio dei conti, è all’esame del parlamento nazionale. Anche se non ha ancora superato nemmeno il vaglio della maggioranza. Tra i più battaglieri, come riporta ‘Il Fatto quotidiano’, c’è Nello Musumeci, Ministro del Mare ed ex governatore. E’ lui a spingere Fratelli d’Italia verso la soluzione invocata da Renato Schifani e dall’assessore Marco Falcone, all’indomani della sospensione del giudizio di parifica da parte della Corte dei Conti: ossia scrivere una norma per ‘scagionare’ la Regione di fronte alla rateizzazione in dieci anni del disavanzo storico, evitando che la questione si trascini di fronte alla Consulta. In caso contrario, Palazzo d’Orleans dovrebbe accantonare 866 milioni nella prossima Finanziaria, con un taglio della spesa a numerosi capitoli.

Per altro l’impegno di Musumeci è orientato a cancellare la cattiva interpretazione (almeno secondo i giudici), sua e di Armao, di fronte al decreto legislativo del 23 dicembre 2019, con cui Palazzo Chigi acconsentiva dilazionare il deficit fino al 2029, senza tuttavia mettere nero su bianco un Accordo vero e proprio, che maturerà soltanto nel ’21. La questione è ingarbugliata e secondo la Lega, che si oppone, fare troppe concessioni alla Sicilia significherebbe creare un precedente pericoloso. Alcuni esponenti del Carroccio lamentano il fatto che si vedranno bocciare molte micro-norme utili a Veneto e Lombardia, e che l’Isola non può ricevere trattamenti di favore nonostante la gestione ambigua sotto il profilo contabile. Forza Italia ovviamente sta con Schifani: sul ‘Salva Sicilia’ c’è anche la firma di Tommaso Calderone, legatissimo a Micciché, che si è appena dimesso dall’Ars per dedicarsi esclusivamente a Montecitorio.