C’è un gruppo Facebook con quasi ventimila membri che, puntualmente, diffonde aggiornamenti sullo stato pietoso di due autostrade, la Catania-Messina e la Palermo-Messina, gestite direttamente dal Cas, il Consorzio Autostrade Siciliane: si chiama, non a caso, “A18 e A20 le autostrade siciliane della vergogna”. Ed è una eccezionale fonte per rendere conto del disagio di tanti siciliani che percorrono le due arterie da pendolari; ma anche per la moltitudine di turisti che a passo di lumaca s’avventurano alla scoperta dell’Isola, soprattutto d’estate. Nello Musumeci, in uno slancio d’ottimismo, ha postato un’analisi del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno che parla di 14 milioni di visitatori (potenziali). Ma nell’overdose dei numeri, il governatore dimentica spesso le piaghe che attanagliano l’Isola, a partire dai problemi che avvolgono la viabilità, e la reazione stupefatta di chi rimane incolonnato per ore nelle nostre trazzere (perché tali possono definirsi, considerato il numero cospicuo di interruzioni, deviazioni, cantieri).

L’incendio di domenica nei pressi del casello di San Gregorio, nel Catanese, ha bloccato nel traffico migliaia di automobilisti. La A18 resta davvero una succursale della vergogna. All’altezza di Santa Teresa di Riva, in direzione Catania, il Cas è stato costretto a far intervenire nuovamente la ditta perché un pezzo d’asfalto appena depositato, risultava già ammalorato: si erano creati una buca e alcuni avvallamenti. Sulla stessa direttrice, nei pressi di Roccalumera, i lavori di ripavimentazione sono stati sospesi a causa dei mancati pagamenti (circa 9 milioni) nei confronti della Tosa Appalti da parte del Cas, che però questi soldi non se li può inventare. Resta pur sempre una società controllata dalla Regione, che infatti ha cercato di sopperire con una prima tranche da 1,8 milioni (a cui ne seguirà un’altra da 2,3) per riavviare i cantieri. Il pagamento degli arretrati, però, non basterà a migliorare la situazione generale.

Qualche giorno fa il gruppo Cittadinanzattiva ha segnalato alcune “criticità con tratti di 20, 30 metri ammalorati” sulle tratte A18 Messina-Giardini e Giardini-Giarre. “Sul colore nero “asfalto” intenso, si nota inizialmente una leggera crepatura, l’asfalto diventa color terra, si frammenta a pelle di elefante e poi i mezzi pesanti in transito aggravano lo stato e appaiono le buche. Il grande caldo e i mezzi pesanti in transito hanno prodotto alcune protuberanze “onde di asfalto di circa 10 centimetri”, che deformano pericolosamente la base autostradale”. “Queste non sono autostrade – spiega Domenico Interdonato a Repubblica -, ma trazzere a pagamento e anche quando i lavori di ripristino vengono fatti, non tardano a aprirsi nuove buche”.

Dal rapporto “Viabilità Italia”, emerge la presenza di appena due cantieri inamovibili e potenzialmente problematici sull’A20, nei pressi di Messina, e di altrettanti sull’A18. Altri 31, tutti sulla Palermo-Messina, invece comporterebbero “turbative minime o assenti sulla viabilità”, al pari di altri cinque sulla Siracusa-Gela, altro collegamento di competenza del Consorzio Autostrade. Dal Cas parlano di 16 cantieri in corso per indagini strutturali sui viadotti con annesso restringimento di carreggiata (su questi viadotti, lungo le due arterie, indagano quattro procure, che hanno anche provveduto a sequestrarne alcuni). Per non parlare della frana di Letojanni, che sette anni dopo è stata (finalmente) rimossa. Ma il ripristino dell’arteria è tuttora in corso. Alla fine di maggio la Regione ha dato il via libera alla variante urbanistica per l’espropriazione di due particelle di terreno che rientrano nei lavori di messa in sicurezza. Il progetto prevede la realizzazione di due gallerie artificiali in cemento armato lunghe 124 metri, a protezione delle due carreggiate della Messina-Catania.

Al netto dei tecnicismi e dello stato d’avanzamento dei cantieri – materia utile alla politica per trovare degli alibi – resta il fatto che in Sicilia è quasi impossibile circolare. Le distanze fra Palermo e Catania, infatti, si sono allungate a causa del delirio sull’A19. La riapertura del viadotto Himera, all’altezza di Scillato, durante la pandemia, era soltanto una foglia di fico. Le critiche di Musumeci all’operato dell’Anas, l’azienda di Stato, hanno ricevuto una grossa pernacchia (da Ficarra e Picone ma anche del pubblico) durante la serata di gala di Taobuk, a Taormina, anche se il presidente sostenne che era tutto organizzato da una claque. Sull’A19, al netto della responsabilità di Stato e Regione, si contano decine di cantieri e centinaia di interventi di manutenzione in corso (per circa un miliardo). Che sposteranno l’asticella della pazienza ancora più in alto. Buona parte dei lavori, al netto dei cantieri mobili non prioritari, proseguiranno anche ad agosto.

Lo scorso marzo – sono trascorsi già cinque mesi – il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, fece una dichiarazione che non lascia ben sperare: “Da trent’anni sulla Palermo-Catania non si è mai fatta manutenzione. Dopo il crollo del ponte Morandi abbiamo dovuto emanare delle linee guida sulla sicurezza. E’ cambiato tutto lo scenario della sicurezza autostradale e stradale. Ci ritroviamo ad avere degli interventi che non sono più programmabili, non sono più rinviabili, ma devono essere fatti tutti e purtroppo contemporaneamente. Se continuiamo con questo ritmo – aggiunse – tra tre anni e mezzo, massimo quattro anni, saremo fuori da questa emergenza”.

Tornando nella parte orientale dell’Isola, sulla natia Siracusa-Gela (sic!), il cantiere procede in qualche modo: “Confermiamo il pieno sviluppo dell’opera – ha affermato oggi Falcone – e la notevole produzione del cantiere. I segnali ci fanno essere fiduciosi rispetto all’obiettivo di completare entro ottobre i circa 12 chilometri della piattaforma autostradale fino al nuovo casello di Modica: sarà un fatto storico. Nel frattempo, stiamo lavorando per superare del tutto le problematiche finanziarie a garanzia di lavoratori e imprese impegnate nel cantiere autostradale più importante attualmente in esecuzione in tutto il Mezzogiorno”. Il 15 luglio è stato riaperto il tratto nei pressi di Cassibile. Per vedere completata l’intera autostrada trascorreranno molti anni, giacché alcuni lotti devono andare in gara.

Così come dovrà chiudersi la gara per la realizzazione dei quattro lotti sulla Ragusa-Catania, dopo che Anas ha aggiornato il listino prezzi a causa dell’aumento del costo dei materiali in seguito alla guerra (anche questa è un’incompiuta cronica, che graverà sulle spalle dello Stato). Mentre, per rimanere in tema di trazzere, grida vendetta l’indecenza di alcune strade di collegamento – capeggiate dalla Palermo-Agrigento e dalla Agrigento-Caltanissetta – e “interne”, che risultano del tutto abbandonate dopo la cancellazione delle ex province, su cui la Regione non avrebbe alcuna competenza. Anche se, di tanto in tanto, con uno slancio d’orgoglio, decide di occuparsene: è accaduto, ad esempio, sulle Madonie, con un intervento da 40 km sulla Gangi-San Mauro Castelverde. “Vi invito a raccontare e condividere storie come questa – ha scritto Falcone sui social -: la Regione Siciliana, sulle strade provinciali, sta attuando un risanamento che non si vedeva da tempo. Avviamo finanziamento e appalti pur senza diretta competenza. Hanno abolito le ex Province, ma si sono dimenticati di dare una risposta al grido d’aiuto dei territori. Noi invertiamo la rotta”.

Il vero problema della Sicilia è che il continuo rimpallo di responsabilità fra Stato e Regione non è mai servito a risolvere nulla. Anzi, ha finito per incancrenire i rapporti fra istituzioni (l’assessore Falcone, di recente, ha chiesto la rimozione di un paio di dirigenti Anas) e rendere persino più insopportabili le carenze croniche che ci portiamo dietro da decenni. E’ proprio questo il motivo per cui Musumeci, salito sul palco di Taobuk per proporre al pubblico il solito comizio benevolo, si è beccato una valanga di fischi (censurati persino dalla Rai). Stava spiegando che “la Palermo-Catania è un’autostrada, speriamo che i nove cantieri aperti si chiudano in fretta…”.