L’apertura di nuovi tratti autostradali provoca sempre grande festa in Sicilia. E nel governo Musumeci. Lo stesso presidente della Regione era presente, il 3 agosto, all’inaugurazione del lotto Rosolini-Ispica. La provincia a km 0, quella di Ragusa, per la prima volta nella storia si concede qualche chilometro d’autostrada. Questo dato la dice lunghissima su quanto l’Isola sia rimasta indietro. Fanno bene i nostri governanti a salutare un piccolo accenno di progresso, ma il cammino si presenta lungo e tortuoso (lo stesso Musumeci ha sottolineato che dovrebbe trattarsi di ordinaria amministrazione, quando in realtà ad attenderlo c’erano le fanfare di parlamentari e sindaci). Il collegamento fra il comune più a nord della provincia di Ragusa – Ispica, appunto – e quella attigua, è uno scorcio dell’immensa infrastruttura di cui si occupa il Cas, Consorzio Autostrade Siciliane: la Siracusa-Gela. “Qui c’era solo il deserto di un cantiere abbandonato, l’ultima incompiuta – ha ricordato l’assessore regionale ai Trasporti, Marco Falcone -. Oggi c’è una nuova autostrada. Anche da noi si può”.

Certamente si può. Ma la tempistica non è affatto “normale”. La concessione per la costruzione e gestione della Siracusa-Gela, infatti, viene assegnata dal Ministero per i Lavori pubblici nel 1970. All’epoca non c‘era ancora il Cas, bensì il Consorzio per l’Autostrada Siracusa Gela che avrebbe dovuto occuparsi di tutto. Dopo la bellezza di 51 anni, siamo praticamente a metà del progetto. Nel secondo tronco, infatti, era previsto il lotto 6 fino a Ispica. Una città rivalutata dal turismo negli ultimi tempi, ma rimasta fuori troppo a lungo dai grandi circuiti che, fra l’altro, investono la provincia iblea. Un’altra delle città che solo prossimamente – si prevede per il settembre 2022 – verrà collegata a questa mega arteria (114 km in tutto), è Modica. Bisognerà intervenire su un lotto che misura altri 11,7 km. Poi toccherà a Scicli, la perla del Barocco. Teatro della fiction di Montalbano. Ma qui le procedure per la realizzazione di un’altra dozzina di chilometri richiedono tempo: “Entro fine anno andranno in gara e a finanziarli sarà lo Stato con 330 milioni di euro”, ha detto l’assessore Falcone. Che poi ha fatto sfoggio di un primato: “La Rosolini-Ispica-Pozzallo, assieme ai cantieri dei lotti successivi fino a Modica, attualmente in esecuzione, rappresenta l’unica autostrada in costruzione in tutto il Mezzogiorno d’Italia”.

Questo dato, in effetti, fa più notizia del fatto che in questa porzione di Sicilia un’autostrada non c’è mai stata. Prossimamente ce ne potranno essere addirittura un paio. Oltre alla Siracusa-Gela, che rappresenta un prolungamento dell’A18 (la Catania-Messina, su cui torneremo), c’è grande attesa per l’avvio dei lavori sulla Ragusa-Catania. Un’eterna incompiuta, da quarant’anni a questa parte. Lo Stato, stavolta senza il Cas di mezzo, è riuscito a sfilare il progetto ai privati e, grazie a un corposo co-finanziamento della Regione, ha avviato il nuovo iter. L’accesso all’arteria, a differenza delle opere gestite dal Consorzio, sarà gratuito. Dopo l’approvazione del Cipe – ora che tutte le autorizzazioni sembrano a posto – bisogna superare gli ultimi ostacoli della burocrazia. Giusto qualche giorno fa il commissario straordinario dell’opera, alias Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana, ha formalizzato la nomina dell’ingegnere Raffaele Celia a subcommissario dell’opera. “La realizzazione dell’autostrada che collegherà Ragusa con il capoluogo etneo – ha detto Musumeci – è una delle priorità del governo regionale. Consentirà di abbattere i tassi di incidentalità, riequilibrare i flussi di traffico, tirare fuori l’area iblea dall’isolamento e contribuisce al potenziamento del traffico merci con una notevole riduzione dei tempi di percorrenza”. La presenza di Celia “permetterà di accelerare al massimo le necessarie procedure per l’apertura del cantiere”.

Anche Giancarlo Cancelleri, interpellato da Buttanissima durante un convegno sulle infrastrutture, si era dichiarato parzialmente fiducioso: “Noi stiamo già partendo con le prime fasi, il progetto esecutivo ha richiesto qualche mese in più per il recepimento di qualche centinaio di prescrizioni e osservazioni del Ministero dell’Ambiente. Ma lo stiamo completando e la fase di cantierizzazione sarà avviata quest’anno. Poi ci sarà la gara. Il commissario (Musumeci) ha poteri derogatori importanti e sono certo che li applicherà in toto. Nei primi mesi del 2022 inizierà il lavoro vero e proprio di costruzione. La road map prevede quattro anni per la realizzazione. La Ragusa-Catania – ha confermato a gran voce il sottosegretario ai Trasporti – è un obiettivo di questo governo. E’ un’opera strategica di interesse nazionale”.

Un’altra opera che non fa dormire Cancelleri è la Statale 640, la Agrigento-Caltanissetta: “Continuano i lavori – ha scritto sui social qualche giorno fa – e nel frattempo Anas, il Commissario straordinario Raffaele Celia e il Direttore dei lavori Carlo Damiani, hanno presentato il progetto della bretella provvisoria che permetterà di bypassare la città di Caltanissetta, soprattutto per chi arriva o è diretto ad Agrigento. Ve lo ribadisco: provvisoria. Appena sono giunto al Ministero delle Infrastrutture, ho aperto il fascicolo “SS 640, meno 27 km al completamento”, oggi mancano gli ultimi 7 km, di cui 4 riguardano la galleria Caltanissetta, probabilmente l’opera più simbolica e significativa di tutta l’infrastruttura. La bretella che bypasserà la città permetterà di risparmiare tempo soprattutto a chi da Agrigento era costretto ad attraversare la città per imboccare la A19. Provvisoria perché nel prossimo anno e mezzo, completata anche la galleria, la bretella verrà dismessa. Questo territorio ha pagato carissimo il ritardo e le problematiche di imprese e cantieri – ha detto ancora Cancelleri – non mi fermerò fino a quando non apriremo l’ultimo metro e fino a quel momento impegnerò ogni energia per trovare soluzioni che possano eliminare disagi ai cittadini che attendono l’opera da anni”.

La sorella gemella di questa infrastruttura è la Agrigento-Palermo, che invece dovrebbe essere terminata entro la fine dell’anno. Sui questa, come sulla SS 640, hanno gravato un sacco di questioni, a partire dal fallimento della CMC, l’azienda costruttrice. Poi la Sicilia prenderà forma, anche se restano un mare di ferite da saldare. Non è un mistero che una delle autostrade più falcidiate, anch’essa gestita dal Cas, sia la Catania-Messina. D’estate, a causa della ricaduta economica e turistica di alcuni centri (vedi Taormina) la questione assume carattere dirimente. Eppure, la frana di Letojanni è rimasta lì, in mezzo alla carreggiata, per sei anni. Almeno fino a qualche tempo fa: la ditta Cospin di Catania, infatti, ha provveduto alla rimozione della gran quantità di materiale franoso (circa 50 mila metri cubi) e alla messa in sicurezza del costone. Poi è cominciata la posa dell’asfalto, che dovrebbe completarsi il mese prossimo. “Tolta la frana, si farà la galleria – ha assicurato Falcone – A ottobre contiamo di aprire al traffico la corsia lato monte, entro fine anno tutta l’autostrada sarà percorribile”. E’ in corso pure la (ri)asfaltatura di 100 dei 150 km complessivi dell’A18.

Mentre sulla A20, la Palermo-Messina, il Consorzio Autostrade è alle prese con la messa in sicurezza di gallerie e viadotti. Nel marzo di quest’anno la Procura di Barcellona ne ha sequestrati 26. Nello stesso provvedimento, è arrivato l’avviso di garanzia per quattro persone, fra cui il direttore generale del Cas, con l’accusa di “omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina”. E’ una storia che puntualmente si ripete e ripropone il problema della sicurezza stradale. Una situazione fuori controllo che ha portato Confartigianato alla proposta shock di sospendere i pedaggi (avallata anche da alcuni esponenti della Lega). Resta in ballo, sul fronte politico, anche un’altra ipotesi: la revoca della concessione al Cas medesimo.

Qualche tempo fa, ha raccontato il sottosegretario Cancelleri, “volevamo fare una due diligence, capire quanto valessero in termini economici le quote del Cas, e farne acquistare una parte ad Anas. In questo modo avremmo aperto nuovi cantieri, migliorato la sicurezza e soprattutto introdotto nuove figure: il problema del Cas è che mancano progettisti, ingegneri e quant’altro. Ci hanno risposto di ‘no’, che ce l’avrebbero fatta da soli. Ma oggi siamo al punto di non ritorno: o si fanno aiutare o prenderemo un’altra strada”. A trovarne, in Sicilia. Nei giorni scorsi ha rilanciato su Repubblica: “Al Cas servirebbe una nuova governance per diventare più performante, come è successo ad Autostrade del Brennero. Se così fosse, lo Stato potrebbe fare la sua parte. Servono interventi che stimiamo in due miliardi per la Messina-Catania e la Palermo-Messina”.  Il governo regionale però fa orecchie da mercante e, proprio da Ispica, aveva già replicato: “L’abbiamo preso che era una bettola del malaffare – ha detto Musumeci, riferendosi al Consorzio – e abbiamo deciso di rilanciarlo. Abbiamo vinto la nostra scommessa”.

Anche la A19, il principale snodo dell’Isola, che collega Palermo e Catania, è interessato da rallentamenti, restringimenti di carreggiata e deviazioni. Stavolta la responsabilità è di Anas, l’azienda di stato. “A settembre – ha detto l’assessore Falcone – li incontreremo per ridurre, almeno del 30%, i cantieri in atto. A ottobre verrà aperto lo svincolo di Resuttano, successivamente si dovrà intervenire sul Cannatello, viadotto di 4,2 chilometri. Qui i lavori dureranno due anni. Altrettanti ne serviranno per lo svincolo Euno di Enna. Entro giugno del 2022 sulla A19 la situazione dovrà migliorare”. In questo continuo rimbalzo di competenze e responsabilità – da Falcone a Cancelleri, dal Cas all’Anas – gli unici a rimanere senza via d’uscita, nel senso che più letterale non si può, sono i siciliani. Come sempre.