Chissà quale folgorante intuizione ha spinto un mese fa Renato Schifani a nominare Tommaso Dragotto alla presidenza dell’Irfis. Una piacevole cena a casa di amici? Un curriculum imprenditoriale ineguagliabile e strabiliante? Ah, saperlo. L’unica cosa certa è, in questo minuscolo affaire, che Dragotto, 84 anni, proprietario chiassoso e un po’ narciso della Sicily by Car, importante società di autonoleggio, ha lasciato in fretta e furia il prestigioso incarico. Perché?

Su Repubblica di ieri l’uomo che Schifani aveva chiamato al vertice dell’Irfis per ristorare l’economia siciliana ha spiegato l’improvvisa rinuncia con gli impegni di Sicily by Car, la sua azienda. “Sto fondando Sbc Europe – ha detto – apriamo in Croazia, Polonia, Austria, Montenegro e in estate potremmo quotarci in Borsa. Irfis ha bisogno di una presenza costante”.

Tutto chiarito dunque? Manco per sogno. Dragotto – che in passato si è candidato, senza successo, a sindaco di Palermo e a presidente Sicindustria – sapeva ovviamente da tempo, essendo il proprietario, che in Sicily by Car maturavano progetti di espansione in Europa. Eppure ha accettato, un mese fa, l’incarico che Schifani gli aveva conferito. Ha pure presentato la necessaria documentazione ed era certamente consapevole del fatto che la nomina, essendo l’Irfis un istituto bancario, sarebbe passata comunque al vaglio della Banca d’Italia.

All’improvviso però è nato un intoppo. Quale? Se mai, nella repubblica marinara di Sicilia, ci sarà qualcuno disposto ad alzare il velo sul miserevole affaire – chi? un deputato dell’opposizione o uno della maggioranza? Cateno De Luca o il De Luca dei Cinque Stelle? – scoprirebbe di che pasta è fatto il governicchio che il 25 settembre si è impadronito della Regione. E scoprirebbe pure che Renato Schifani, più che un governatore, è un Brancaleone alla guida di una armata di terracotta. Ricordate il coro del film? “Branca, Branca, Branca: Leon, Leon, Leon”.