Clima ad alta tensione dentro Forza Italia. Nei cinque collegi uninominali assegnati al partito di Berlusconi, due vanno a ‘paracadutati’: una di questi è Marta Fascina, la compagna di Berlusconi, in corsa per la Camera dei Deputati a Marsala. L’altra è Stefania Craxi, che ambisce al Senato passando da un’elezione (assai probabile) a Gela. A Barcellona Pozzo di Gotto, già pronto per Montecitorio, c’è Tommaso Calderone, attuale capogruppo all’Ars; a Messina Matilde Siracusano (uscente), a Palermo Gabriella Giammanco (altra uscente).

Nonostante l’appello di 140 amministratori locali, il catanese Marco Falcone resta fuori dalle liste per il proporzionale. A Catania la capolista è Matilde Siracusano, davanti al giornalista Paolo Emilio Russo (altro ‘esterno’) che corre, inoltre, nel collegio di Ragusa-Siracusa. FI spera sia eletto lì, per consentire eventualmente la scalata di Urania Papatheu (terza a Catania). Gli altri capilista: Giorgio Mulè a Palermo, Margherita La Rocca Ruvolo (e non Gallo Afflitto) ad Agrigento, e Bernardette Grasso, ex assessore regionale alla Funzione pubblica, a Messina. Gianfranco Miccichè è capolista al Senato per la Sicilia occidentale, mentre in Sicilia orientale c’è l’ex ministra Stefania Prestigiacomo (seguita dall’assessore regionale all’Agricoltura, il mazarese Toni Scilla).

“Ho un dispiacere enorme per la non candidatura di Giulio Tantillo (attuale presidente del consiglio comunale di Palermo, ndr)”, dice Micciché in conferenza stampa. “Altro dispiacere – insiste – è per una persona a cui tengo molto, al quale sono molto affezionato, Totò Sparacino. Ne approfitto per ringraziarlo fortemente”. Al fianco del vicerè berlusconiano c’è Giorgio Mulè: “Torno politicamente emozionato, felicissimo ed onorato come candidato capolista nel collegio plurinominale di Palermo con la responsabilità di rappresentare Forza Italia e di poter lavorare nell’interesse di tutti i siciliani. Sono certo che faremo la differenza e che saremo in grado, grazie anche al buon governo che potrà garantire Renato Schifani alla guida della Regione Siciliana, di costruire un ponte ideale da qui a Roma per fare in modo che il centrodestra di governo con il contributo decisivo di Forza Italia, risponda con i fatti alle esigenze della Sicilia”.

Ma non è tutto ore quel che luccica. L’ipotesi di un’esclusione da parte di Falcone aveva suscitato, già ieri, l’ira della base: “Come già avvenuto cinque anni fa – sottolineavano i sindaci e alcuni amministratori locali della provincia etnea – l’eventuale esclusione di candidature espresse dal partito di Catania e provincia metterebbe a forte rischio la tenuta elettorale di Forza Italia in una delle storiche roccaforti azzurre. Da sindaci, amministratori, dirigenti e militanti forzisti, vogliamo invece ribadire che, in politica come nella vita, il merito deve sempre stare al primo posto. In questo senso, dopo l’ottima prova di cinque anni di buongoverno alla Regione e alla guida provinciale del partito, la candidatura di Marco Falcone rappresenterebbe la migliore garanzia agli occhi dell’elettorato azzurro”.

Parole a cui aveva replicato Gianfranco Micciché: “Il partito di Forza Italia sta facendo enormi sacrifici dopo quel taglio di parlamentari su cui in tanti avrebbero fatto bene a riflettere prima. È ovvio che quasi ovunque si sta creando una sofferenza della base, ma il compito dei rappresentanti locali è quello di far capire il disagio che stiamo affrontando tutti anziché enfatizzare le pur legittime esigenze locali che sono le stesse in tutto il Paese! Sarà una battaglia importante, quella per vincere le politiche e qui da noi anche le regionali, per questo chiedo a tutti senso di responsabilità è di appartenenza ideale alla nostra bandiera!”.