Lavorare e tacere. Un po’ come l’ora et labora motto benedettino rimasto in vita passando attraverso i secoli. E’ il mantra del Presidente della regione Nello Musumeci che fin dall’inizio dei suoi giorni da presidente ha scelto questa via: fare e non dire. Una via imposta all’intera giunta anche se qualcosa si è pur dovuto dire di tanto in tanto e qualche conferenza stampa si è dovuta fare.

Una scelta singolare che all’inizio di questa ‘avventura’ sembrava dettata dall’esigenza di far da contraltare ai 5 anni di chiacchiere senza fatti (ad eccezione dei danni che sono stati concreti) del governo Crocetta. Una strategia, per un verso, anche obbligatoria visto che la regione non aveva e non ha ancora nessuna struttura di comunicazione; solo il Portavoce del Presidente. Tutte le leggi che permettevano di impiegare professionisti erano state cassate, l’ufficio stampa demolito (illegittimamente ma con coperture postume di certi ambienti che, abbiamo avuto la dimostrazione, hanno influenza sul ‘libero convincimento dei magistrati’), la norma che permetteva di usare i Portavoce cancellata. Insomma il governo Crocetta aveva distrutto la comunicazione per renderla asservita e poi imboscava giornalisti amici nei gabinetti con ruoli impropri e violava la legge sulla professione ogni giorno.

In questa situazione Musumeci, che non intendeva violare la legge, ha dovuto barcamenarsi. E poi, in fondo, non dire è il miglior modo per evitare polemiche. Ciò che arriva da fonti diverse da quelle ufficiali è facile da smentire, rettificare, modificare. Insomma si può aggiustare il tiro.

Ma il silenzio è sempre un’arma a doppio taglio. Così gli interventi lungo le autostrade fatti per evitare un altro viadotto Himera, senza raccontarli, sono diventati nuovi disagi improvvisi. Il piano regionale di riordino della rete ospedaliera, senza raccontarlo, è stato narrato dai sindacati sottolineando le criticità invece dei punti di forza e così via.

Ci sono stati, poi, assessori che hanno parlato più di altri perché abituati alla ribalta mediatica avendo avuto quel ruolo in altre stagioni. Ha parlato Roberto Lagalla, ha parlato Gaetano Armao e alla fine sono risultati i più noti di quella giunta insieme a Ruggero Razza.

Ed ecco che si corre ai ripari. Nel collegato alla Finanziaria ricompare la norma sui Portavoce. Una norma transitoria per utilizzare giornalisti negli assessorati e sanare tante posizioni di comunicati ‘fai da te’ o di giornalisti usati ‘aggratis’ come si dice a Palermo. E poi da settembre un percorso per il concorso che tornerà a dare vita all’ufficio stampa. Come è ancora da chiarire per criteri e ci sarà da divertirsi.

E intanto? Continua la congiura dei silenzi quelli che tanto piacciono al Presidente della regione che in una recente intervista glissa anche alle domande su piccole tensioni in giunta e possibilità di rimpasto; sulle voci che riguardano i rapporti con assessori come Gaetano Armao e Roberto Lagalla, sul ruolo della Lega e sui rapporti con i 5 stelle.

E’ il vecchio cruccio della destra siciliana che si era palesato anche con Lombardo: il tentativo di far sì che la giunta parli con una sola voce che sia quella del Presidente associata di volta in volta a quella di qualche assessore.

In fondo la parola è d’argento ma il silenzio è d’oro. Anche se forse la politica gridata di questi ultimi anni ha cambiato un po’ le carte in tavola attribuendo consensi sempre meno a chi fa e sempre più a chi urla. Una via di mezzo sarebbe auspicabile. Urlare e non fare produce solo danni ma fare e non dire è rischioso per la democrazia ma anche e soprattutto per chi governa.

Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ma fra l’urlare e il tacere c’è di mezzo la cosa più semplice di tutti: parlare ma dire tutta la verità.