Tornano in libertà Letizia Di Liberti, dirigente della Regione siciliana, Salvatore Cusimano funzionario dell’assessorato regionale alla Salute, e Emilio Madonia, il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati, indagati nell’ambito di una inchiesta sui dati falsi sull’andamento della pandemia comunicati all’Istituto Superiore di Sanità. Il gip di Palermo, che dopo il trasferimento dell’indagine da Trapani al capoluogo, era chiamato a decidere sulla rinnovazione della misura cautelare ha revocato per tutti gli arresti domiciliari. A Di Liberti e Cusimano è stata imposta la sospensione dal servizio.

Resta indagato l’assessore alla Salute Razza. Scrive il gip: “Non si trattava di innocue alterazioni di dati, effettuate al fine dei rendere reali i dati comunicati, ma di falsificazioni penalmente rilevanti, in quanto finivano per incidere sulla genuinità e attendibilità del dato”. E ancora: “Non appaiono giustificabili le scelte dei quotidiani aggiustamenti dei dati aggregati da parte degli indagati, raccolti ed elaborati con tecniche e modalità rudimentali, che consentivano il rispetto del paramento della correttezza e della qualità del dato, finendo per dar luogo a dati infedeli”.

Il gip di Palermo scrive che gli indagati hanno confessato i “fatti storici”: “L’avvenuta alterazione dei dati aggregati concernenti il numero dei positivi, dei tamponi dei ricoveri in terapia intensiva e in area medica – si legge nel provvedimento – è stata pacificamente ammessa, in primo luogo, dalla dottoressa Di Liberti, sia nel corso dell’interrogatorio del 15 aprile, sia nel corso delle memoria del 7 aprile ove testualmente si legge che costei sin d’ora ammette senza alcuna riserva i fatti storici così come rappresentati nell’ordinanza”.