Per l’antimafia chiodata – quella che alimenta la cultura del sospetto, quella che si nutre di trame oscure e regie occulte – è stato un anno da dimenticare. Si era capito già nel corso della campagna elettorale, con i tormenti farseschi di Salvatore Borsellino, il fratello del giudice Paolo, che non sapeva scegliere tra i quattro magistrati candidati al parlamento: chi era il più giustizialista del reame? Ma la disfatta si è materializzata ieri nell’aula del Senato quando Giorgia Meloni ha raso al suolo i teoremi di Roberto Scarpinato, l’inventore di quella boiata pazzesca che fu il processo sulla trattativa tra lo Stato e i boss di Cosa nostra. L’ex procuratore generale di Palermo aveva costruito un labirintico legame tra neofascismo, presidenzialismo, mafia e stragismo. E la Meloni lo ha subito stroncato. Incassando non un applauso ma una standing ovation.