Gira la giostra impazzita del bilancio, gira e mai si arresta. Tanto veloce gira, da far girare anche la testa, che pare quasi ferma, per una beffarda illusione ottica. E invece, no. La giostra gira in un antico balletto che si ripete seguendo un atavico imprinting, come certi schemi di corteggiamento dell’upupa e del mandrillo, come i moti dei pianeti e i cicli delle maree, immutabile ed eterno. È il caotico rito dell’assalto alla diligenza, che ogni anno va in scena a Palazzo dei Normanni alla faccia d’ogni buon proposito e annuncio di cambiamento. Passa la corriera della finanziaria e bisogna sgomitare per riuscire a far montare a bordo un emendamento, un comma, uno straccio di rimando ad altra norma, che consenta al deputato, principe o peone, di tornare trionfante alla sua tribù con lo scalpo del finanziamento strappato in bella mostra. E poco cambia se la diligenza ormai è poco più d’un trabiccolo sgangherato, ché i soldi son finiti da un pezzo e solo per le briciole ci si può azzuffare come gallinelle spiumate in un cortile di miseria. Nessuno può rinunciare all’obolo nel santissimo nome del “territorio” da difendere.

E così, la giostra gira e sempre inevitabilmente attorno a se stessa, senza mai arrivare da nessuna parte. In mezzo al vorticoso turbinare sta lui, il pettoruto assessore all’Economia, che con una mascella quadrata e muscolosa ci aveva spiegato che quest’anno, che ormai è già l’anno scorso, bilancio e finanziaria si sarebbero approvati in tempo. Velocissimo fu Gaetano Armao a predisporre una manovrina mignon nella speranza di accorciare i tempi della zuffa parlamentare. Velocissimo ma non abbastanza. E si dovette rassegnare l’ottimista presidente, che addirittura non voleva l’esercizio provvisorio, fantasticando d’un sì in tempi da record.

Col cenone di capodanno nel forno ci si è dovuti arrendere all’evidenza, rispedendo nella soffitta delle pie illusioni i piani di Nello Musumeci. E così si è arrivati in commissione, dove altro che manovra snella e iter lesto, gli emendamenti sono piovuti come le cavallette in Egitto a devastare tutto. E da ogni dove. Pure dai deputati di maggioranza, pardon, della coalizione di governo, visto che maggioranza non ce n’è. Pure, grida allo scandalo il Pd, dagli stessi assessori, quelli che con Armao e Musumeci approvarono i documenti contabili in giunta condividendo l’idea di ‘far presto e poi si vede tutto il resto nel collegato’. Sì, come no, il solo Toto Cordaro ha presentato un malloppo di emendamenti da milioni e milioni. E così gli altri deputati, che alla promessa del ‘poi si vede nel collegato’ non abboccano, visto anche il piccolo dettaglio che il collegato non c’è. Lo approverà l’infaticabile giunta di domenica, ha promesso Armao presentandosi bel bello a Sala d’Ercole quando già non ci sperava più nessuno. I deputati aspettano guardinghi, e temendo un bluff da gioco delle tre carte – chi si fida ancora di Gaetano Armao? – si tengono stretti il papello dei loro emendamenti. Fino al prossimo giro di giostra.