Che la questione migranti sia propedeutica a una nuova, estenuante stagione elettorale non si discute. Mentre Salvini non ha mai interrotto la propria, di propaganda, nemmeno dopo essersi insediato al governo da vice-premier e Ministro dell’Interno, anche Leoluca Orlando, intestandosi una nuova stagione di disobbedienza civile e portandosi dietro una lunga scia di sindaci piddini, si è arrogato il diritto di riempire uno spazio politico, quello dell’antipopulismo, che molti prima di lui, specialmente in Sicilia, avevano provato a colmare a suon di parole e manifestazioni. Una su tutte: la visita di Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars, coordinatore regionale di Forza Italia ed ex alleato della Lega, sulla nave Diciotti, nei giorni in cui Salvini negò lo sbarco ai migranti già privi di forze sul molo di Catania. Un messaggio forte svanito più in fretta dello “stronzo” rivolto al capo del Viminale.

La crociata di Orlando, che si staglia su un panorama ampio, quello nazionale, e in giorni di relativa calma, dopo l’approvazione falcidiata della manovra finanziaria, rappresenta la nuova stagione politica del professore, che a 71 anni suonati, con una città fortemente provata da problemi atavici – come i rifiuti nelle strade – è riuscito a ritagliare per sé un ruolo che sembrava impossibile di fronte all’incedere del tempo, al cambio della guardia, al governo del cambiamento. Ma qui, dopo sei mesi gialloverdi, il cambiamento sembra lui. Leoluca Orlando, che il secondo di’ dell’anno, decide di sospendere gli effetti del decreto sicurezza, firmato da Salvini, approvato dal Parlamento e promulgato dal presidente della Repubblica, in attesa di approfondimenti giuridici. E’ bastata una dichiarazione fuori dalle righe (“Il decreto? Provvedimento disumano e criminogeno”), una conferenza stampa e qualche telefonata, a creare un codone senza precedenti: dai sindaci, anch’essi rivoluzionari e “rossi” come il napoletano De Magistris, il reggino Falcomatà, il fiorentino Nardella, che hanno subito preso le parti di Leoluca, ai mezzi d’informazione di tutto il mondo, che hanno chiesto e ottenuto un incontro con Orlando per narrare della sua furia. Solo nella giornata di giovedì il primo cittadino di Palermo ha rilasciato interviste con 39 organi di stampa, 12 dei quali stranieri. All’agenzia americana BuzzFeed, ha rivelato che “Palermo è più sicura di Parigi e difende i diritti umani più di Donald Trump”. Tombola.

E’ il personaggio di questo inizio di 2019, indubbiamente. Ha detto che non si candiderà alle Europee, sebbene abbia già ricevuto un invito a candidarsi “in Germania e in Francia”. Ma ha già messo in chiaro le differenze tra “noi” e gli “altri”. Tra chi strizza l’occhio all’Europa e chi fa di tutto per indispettirla. E’ tornato alla carica, al suo quinto mandato, raccogliendo solidarietà e consenso fra le associazioni, gli intellettualoni (che Salvini critica tanto), i giornali di sinistra. Tutti sul carro di Orlando, che sarà anche vecchio e consunto, ma tira un botto. Ma soprattutto, Leoluca, è riuscito nel miracolo di edificare questo fronte anti-populista per cui si battono da tempo, a livello regionale, sia il Pd renziano – ora di Faraone – che la Forza Italia di Miccichè. Volevano farlo tutti ‘sto fronte. Adesso arriva Orlando e gli frega l’idea, i temi, la colla: “Credo che la mia azione istituzionale vada a colmare un vuoto enorme – ha dichiarato il professore, fra le tante cose -. Io punto di riferimento? Se mi vogliono sono a disposizione. Io con Micciché? Ha una posizione condivisibile sui migranti. A dividermi da Forza Italia sono state per anni le questioni della giustizia. Ora che Tajani, Micciché e Sgarbi si sono liberati dall’ipoteca del capo incriminato, il confronto è più facile”. Stesse identiche parole pronunciate qualche giorno fa sull’altro fronte dal capo dell’Ars. Come cambia il mondo.

Non è banale per Orlando aver raccolto il consenso di pezzi di Forza Italia. Era più scontato quello del Pd, che è pur sempre il suo partito, nonostante all’ultimo congresso regionale il sindaco abbia disertato. Elogi sono giunti da Maurizio Martina, candidato alla segreteria nazionale. Ma al telefono s’è fatto vivo anche Giuliano Pisapia, ex omologo di Milano. Persino la Raggi esterna qualche perplessità sul decreto sicurezza, mentre Nogarin, il ribelle livornese a 5 Stelle, ha già sposato la linea del professore. Come Pizzarotti, di Parma, ex 5 Stelle, uno di quelli della prima ora. Resta da chiarire un particolare melmoso: dopo questa caciara a suon di repliche e controrepliche – Salvini, da Bormio, è parso parecchio indispettito nonostante i soliti “bacioni” – come si fa a sospendere nel merito gli effetti di una legge dello Stato? “Sottoporrò il decreto a un giudice civile – ha argomentato il sindaco di Palermo – non potendomi rivolgere direttamente a quello costituzionale”. Mentre all’ufficio anagrafe del suo Comune già sudano freddo: “Ho già dato disposizione, nelle more dell’approfondimento, di sospendere qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona”.

Questa mattina, in piazza Pretoria, a Palermo, il popolo di Leoluca si è riunito sotto la pioggia battente per manifestare vicinanza al suo leader. Erano poche centinaia, in 500 secondo la Digos. Orlando ha fatto una capatina prima di scappare a messa da Lorefice: “Ho esercitato la mia funzione di sindaco e ho sospeso l’applicazione di norme di esclusiva competenza comunale che potevano pregiudicare i diritti umani dei migranti, che sono persone. Il dirigente mi appoggia”. E ancora: “Adesso adisco l’autorità giudiziaria perché possa essere rimessa la questione alla Corte Costituzionale, che giudicherà la legittimità o illegittimità costituzionale di queste norme che hanno un sapore certamente disumano”. Di fronte alla replica di Salvini, che ha “minacciato” la rimozione dei sindaci dissidenti come lui, il professore non si scompone: “Essendo nervoso evidentemente non ha argomenti. Chi non ha argomenti diventa nervoso… Io sono molto sereno perché sto facendo il mio dovere”.

L’INTERVENTO DI LOREFICE: “NO AL SILENZIO DI FRONTE A DECRETI DIS-UMANI”

“Tu, Gesù, sei stato il primo profugo dell’era cristiana. Aiutaci ad aiutare ogni uomo che chiede accoglienza”. L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, dedica un passaggio della sua omelia al tema dell’inclusione. Lo fa durante la messa che celebra a palazzo delle Aquile mentre, davanti al Comune, centinaia di persone partecipano al sit di sostegno al sindaco che annuncia la sospensione del decreto sicurezza. “Rendici capaci – aggiunge l’arcivescovo rivolgendosi a Cristo – di preparare il vero presepe, di aprire le nostre strutture e le nostre famiglie. Fai in modo che che non ci accada di rimanere in silenzio dinnanzi ai ‘dis’-umani decreti che aggravano la sofferenza di chi è vessato dalla povertà e dalla guerra”.