Antonio Ingroia rimarrà – in parte – senza scorta. Con una Pec certificata all’indomani di Ferragosto, l’amministrazione del Ministero dell’Interno ha fatto sapere all’ex Pm di tanti processi chiave, compreso quello sulla presunta Trattativa Stato-Mafia, che gli verrà revocata la scorta su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Sicilia. Così hanno deciso gli uffici del Ministro Lamorgese. Un primo tentativo c’era già stato nel 2020, anche se dopo le decisioni del Tar e del Consiglio di Stato, il Viminale dovette tornare indietro e riassegnargliela a novembre.

Ingroia, in questa occasione, aveva dieci giorni di tempo per presentare tutte le controdeduzioni. L’avvocato, che oggi svolge la sua attività in tutta Italia, impegnato in molti processi come parte civile, ha consegnato la propria reazione al Fatto quotidiano: “Riconoscere il mio diritto alla scorta solo in Sicilia, ma non nel resto d’Italia – ha detto Ingroia – mi espone doppiamente: perché se sono a rischio in Sicilia come lo stesso Viminale stabilisce, evidentemente non posso stare più molto tranquillo una volta superato lo Stretto di Messina”. Il 27 ottobre Ingroia sarà in aula nel processo d’appello alla ‘ndrangheta stragista, in cui è imputato Giuseppe Graviano, amico stretto del superlatitante Matteo Messina Denaro. In una delle precedenti udienze i due sono arrivati allo scontro verbale.