Stefania è un’elegante e bella signora, nonna attenta e premurosa. Sulla sua bacheca le foto dei compleanni dei nipotini e scorrendo fino a dicembre spuntano gli auguri ai suoi contatti di un “Santo Natale nella luce e nella gioia del Signore”. Diego nella sua foto profilo indossa un completo da ciclista. Ama lo sport e la sua bella famiglia che mostra orgoglioso. A Seby invece piace il mare. Anche lui ha una bimba piccola. Alcuni scatti rivelano un padre esemplare.

Stefania, Diego e Seby. Persone semplici, all’apparenza assolutamente normali. Persone che incontri in ascensore, in coda alla posta, al mercato, al mare. Persone che un amico comune potrebbe presentarti, persone che potrebbero essere i nonni o i genitori degli amici dei tuoi figli.

E invece. Invece Diego, il ciclista, ha scritto “Meno uno!”, Seby, l’amante del mare, ha risposto con “quelli non si lavano la faccia e qui hanno trovato la piscina”, mentre Stefania, la nonna affettuosa ed elegante, ha rilanciato con “e dire che era in vacanza…”.

Sono i commenti di Stefania, Diego e Seby sui link dei giornali on line che hanno riportato la notizia di un ragazzo gambiano morto annegato nella piscina di un centro di accoglienza. Aveva vent’anni. Ma i commenti di Stefania, Diego e Seby – e quelli di tanti altri utenti – più che sul ragazzo morto si sono concentrati sull’accogliente struttura, dotata addirittura di piscina, in uso ai migranti. Il tutto condito da insulti razzisti.

Umberto Eco diceva che i social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Ma qui andiamo abbastanza oltre. Non si tratta di imbecilli della rete, o almeno non solo. Si tratta di gente carica di odio, potenzialmente pericolosa, da cui pendere le dovute distanze. Si tratta di gente che non dovrebbe assolutamente assumere il ruolo di educatore. Ma soprattutto si tratta di gente, esasperata dalle mistificazioni di una classe politica che ha messo al centro l’immigrato come male assoluto, convinta di essere più che legittimata ad assumere atteggiamenti di intolleranza e disprezzo nei confronti dello straniero. Siamo di fronte a un razzismo istituzionale e non ce ne siamo ancora accorti.