Sono giorni tosti per la sanità siciliana. Quello che accade al pronto soccorso di Villa Sofia, per dirne una, meriterebbe una risposta urgente. Ma il guardiaspalle di Musumeci, al secolo Ruggero Razza, è in altre faccende affaccendato. Il “delfino” lavora sempre di prospettiva (non elettorale, per carità: ha detto che non sa ancora se candidarsi). Così ha deciso di volare a Roma per la presentazione del Cerpes, il centro siciliano epidemie e pandemie, che avrebbe già dovuto battezzare a febbraio, e che per motivi rimasti ignoti, ha visto la luce soltanto ieri. Un momento di grande pregio per l’assessore, che nella sede della Regione, a Roma, ha ospitato un parterre de rois. C’era persino Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità. Nonché Francesco Bevere, ex direttore del Dasoe e curatore del progetto, prima che entrasse in rotta di collisione col “capo” e sbattesse la porta.

Ma c’era soprattutto il “potente dell’ultima ora”, quel Roberto Sanfilippo che sta trainando il Cefpas, il centro di alta formazione della Regione, verso vette inesplorate. Tutto passa dal Cefpas: dai corsi dei nuovi direttori generali della sanità, che saranno in pista al prossimo giro di valzer; alla digitalizzazione degli ospedali (facendo leva sulla missione 6 del Pnrr e su un tesoretto cospicuo). Il braccio armato della sanità è a Caltanissetta. Il Cefpas si occuperà anche dell’attività del Cerpes, il cui compito “sarà garantire un’osservazione costante e la formazione di tutte le figure professionali, sanitarie e non, che si sono rivelate indispensabili durante l’emergenza Covid-19. Ci auguriamo – ha detto Razza – che la struttura che stiamo avviando in Sicilia possa pian piano essere al servizio di tutto il Mezzogiorno”. L’ombelico del mondo.

E mentre gli ospedali attendono di tornare alla conformazione pre-pandemia, e i reparti del Cervello di poter accogliere anche i pazienti extra-Covid (sgravando Villa Sofia da questo peso ingrato) l’assessore si è anche concesso una lunga intervista a ‘La Sicilia’, dove fa apparire Musumeci come uno statista, la Meloni come una leader irripetibile (“Con una visione della politica industriale che mancava pure ad An”) e la coalizione di centrodestra non così litigiosa. Nella stessa intervista, però, Razza evita di fornire troppi indizi sulle vicende dell’Oasi di Troina: “Mi consta un dato difficilmente confutabile: in questi anni l’Oasi non avrebbe avuto futuro senza il costante supporto della Regione. Lo abbiamo fatto pensando a tutti i soggetti fragili curati perché vogliamo che possano continuare ad essere seguiti con professionalità, nel rispetto dei valori cristiani”. Uno scopo nobile, possibile da perseguire anche senza l’occupazione militare dell’Irccs ad opera di Diventerà Bellissima. O no?

Intanto che il guardiano della rivoluzione riprende fiato dalle sue imprese, il pronto soccorso di Villa Sofia resta sovraffollato. E il personale medico in sottonumero. I sindacati protestano. Gli esperti pure. Non sarebbe il caso di tornare a Palermo e metterci una pezza? Il virus è mutato, l’assessore no.