Il suo nome figura nella lista dei 149 passeggeri che si erano imbarcati stamattina, alle 8.38 locali, su un boeing della Ethiopian Airlines per raggiungere Nairobi. Ma in Kenya l’assessore regionale ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa, non ci è mai arrivato. Fin dalle prime ore del mattino la Regione si è messa in contatto con la Farnesina per avere conferma che l’archeologo fosse a bordo del velivolo precipitato. L’input è arrivato dal suo segretario particolare, Carmelo Briguglio, che non riusciva più a contattarlo. Ebbene, il nome di Tusa era su quella lista, assieme a quello di altri sette italiani, la cui identità rimane per il momento sconosciuta. Stando al comunicato ufficiale della compagnia aerea, non ci sarebbero sopravvissuti: sono morti i 149 passeggeri più gli 8 membri dell’equipaggio.

Tusa si era recato in Kenya già lo scorso dicembre, quella volta in compagnia della moglie Valeria Patrizia Li Vigni, per un progetto dell’Unesco. Ora avrebbe dovuto raggiungere Malindi, per partecipare a un congresso di fama internazionale cui era stato invitato per la sua competenza nell’ambito dell’archeologia marina. L’incidente è avvenuto questa mattina alle 8.44 locali: l’aereo era decollato dall’aeroporto di Bole, ad Addis Abeba, diretto a Nairobi, ed è precipitato in un’area che si trova a circa 60 chilometri a sud-ovest dalla capitale etiopica. Dopo sei minuti tutte le comunicazioni risultavano interrotte. Secondo il sito Flight Radar 24 “la velocità verticale era instabile dopo il decollo”. Il pilota del volo aveva comunicato difficoltà e chiesto il permesso di tornare indietro. Lo ha reso noto il ceo della Ethiopian Airlines Tewolde Gebremariam in conferenza stampa ad Addis Abeba. Il pilota aveva quindi avuto l’autorizzazione a rientrare. “I controlli e la manutenzione di routine non hanno mai rivelato alcun problema – ha sottolineato il manager -. Era un aereo nuovo di zecca consegnato a novembre 2018”.

La Regione ha avviato i contatti con il Ministero degli Esteri dopo che l’ufficio di gabinetto di Tusa aveva appurato che il biglietto era stato effettivamente staccato. Il numero del volo, come verificato dalla Farnesina, coincide con quello preso dall’assessore regionale. Sebastiano Tusa, 66 anni, è figlio di Vincenzo, anch’egli archeologo. Dopo aver dedicato tutta una vita alla storia, era entrato in politica lo scorso aprile, quando sostituito Vittorio Sgarbi – con l’endorsement del critico d’arte – come assessore ai Beni Culturali. E’ anche docente di Paletnologia presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. E’ stato protagonista di celebri campagne di scavi in Italia e in tutto il mondo. Sua la lungimirante invenzione della Sovrintendenza del Mare, che ha diretto per anni.

Tusa era un instancabile animatore di progetti archeologici, ne aveva organizzati in Pakistan, Iran e Iraq. Aveva anche una grande passione per la divulgazione scientifica: nel 2008, aveva realizzato un film documentario con Folco Quilici, sulla preistoria mediterranea a Pantelleria. Il suo predecessore Sgarbi oggi dice: “Resta il suo pensiero, l’intelligenza, la disponibilità ad ascoltare, la gentilezza, e tanti studi, tante ricerche sospese, tanti sospiri di conoscenza. In pochi casi – prosegue il critico d’arte – l’archeologo, lo scienziato si era fatto politico con tanta naturalezza, continuando a vedere le cose, la storia e il mondo senza calcoli e strategia, per amore della bellezza, per la certezza che il mondo antico in Sicilia era ancora vivo. Potevano risorgere sculture, rinascere kouroi, uscire Venere dall’acqua. E come vive la storia con noi, vive anche lui oltre la sua apparente fine”. Il ministro del Beni Culturali, Alberto Bonisoli, esprime “il più sincero cordoglio e profonda vicinanza ai familiari di Tusa per questa immane perdita”

A confermare la scomparsa di Sebastiano Tusa è stato anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, con un post su Facebook: “Oggi un aereo è caduto in Etiopia. A bordo anche italiani che han perso la vita per una fatalità, per un caso. Morire di domenica mentre stai tornando da un impegno di lavoro può sembrare paradossale. Eppure c’è tanta gente che lavora di domenica. Molti non ci crederanno, ma ci sono anche i politici, i parlamentari, i rappresentanti delle istituzioni il cui lavoro spesso li porta ad essere impegnati anche quando altri riposano davanti la tv o pranzano in casa con la famiglia. Tra quegli italiani morti c’era anche un uomo delle istituzioni, un uomo di profonda cultura che aveva fatto della sua domenica di riposo una qualsiasi altra giornata di lavoro, allo scopo di promuovere l’immagine della Sicilia all’estero, per adempiere al suo ruolo di assessore ai Beni Culturali. Ciao Sebastiano, è stato un onore conoscerti e lavorare con te”.

Pochi minuti dopo è arrivato anche il ricordo del governatore Nello Musumeci: “Ho appena ricevuto la conferma ufficiale dell’Unità di crisi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: l’assessore Sebastiano Tusa era sull’aereo precipitato in Etiopia. Sono distrutto. È una tragedia terribile, alla quale non riesco ancora a credere: rimango ammutolito. Perdo un amico, un lavoratore instancabile, un assessore di grande capacità ed equilibrio, che stava andando in Kenya per lavoro. Un uomo onesto e perbene, che amava la Sicilia come pochi. Un indimenticabile protagonista delle migliori politiche culturali dell’Isola”.

Con le residue energie rimaste, la moglie di Sebastiano Tusa prova ad aggrapparsi alla speranza. Anche se è stata lei stessa ad apprendere dalla Farnesina che il marito era salito su quel volo. A casa Tusa, a Palermo, nei pressi di piazza Ignazio Florio, è un via vai di persone, ma il dolore è inconsolabile. La donna ha detto di essere stata a lungo in attesa di una chiamata da parte dell’assessore, che avrebbe dovuto contattarla una volta giunto a Nairobi. Non è mai successo.

LE ALTRE VITTIME

Tra le vittime anche tre componenti della ong bergamasca Africa Tremila: il presidente Carlo Spini – 75 anni, originario di Sansepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia -, sua moglie, infermiera, Gabriella Vigiani e il tesoriere della onlus Matteo Ravasio. Morto anche Paolo Dieci, residente a Roma, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane. Ci sono anche i nomi di Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell’Onu, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti nella lista degli 8 italiani che erano a bordo: lo si apprende da fonti diplomatiche.