Renato Schifani, in queste ore di vigilia, tiene aperti due forni. Uno è quello con il Ministero dell’Economia, che prevede (se Giorgetti darà parere positivo) il riconoscimento di 500 milioni in termini di compensazione per l’aumento della spesa sanitaria, in modo da poter sopperire a un bilancio asfittico che sabato, in occasione della parifica della Corte dei Conti, potrebbe diventare persino peggio; l’altro è quello dei fondi europei inutilizzati, che il governatore vorrebbe rimodulare – cambiando cioè la loro destinazione d’uso – per dare una boccata d’ossigeno a famiglie e imprese strozzati dal caro energia. Probabile che ci riesca, almeno in linea di principio: quei soldi (circa 400 milioni), giacché finanziavano progetti che nel frattempo si sono arenati, dal 31 dicembre potrebbero tornare nella disponibilità di Bruxelles.

La Regione – è già capitato in passato – non ci farebbe una bella figura. Per ottenere di riconvertire la cifra, ovviamente, bisogna essere autorizzati. E’ accaduto anche nel passato più recente, di fronte al tormento della pandemia. Fu allora che l’assessore Armao, per dare qualche risposta ai siciliani, chiese all’Europa di modificare l’utilizzo di cifre imponenti. Che anziché finanziare investimenti e sviluppo (in alcuni casi si trattava di progetti giuridicamente vincolanti, talvolta di natura infrastrutturale), finì per foraggiare la cosiddetta ‘spesa corrente’, che non garantiva alcuno sviluppo, bensì sopravvivenza. I fondi europei, ad esempio, supportarono la trovata propagandistica di Musumeci, del marzo 2020, di utilizzare hic et nunc 100 milioni per le famiglie soffocate dal Covid. Il risultato? A causa delle difficoltà di rendicontazione – una procedura assai tortuosa – molti Comuni ci rinunciarono e una parte considerevole di quelle risorse fu assegnata ad altri capitoli.

Il portafogli europeo è quello che ha tenuto in vita la Regione in questi anni difficili, segnati dal virus e dalle voragini di bilancio. Le Leggi di Stabilità, specie nell’ultimo triennio, in assenza di risorse ‘interne’, sono state costruite sulla promessa di rimodulazione dei soldi provenienti dall’Europa. Che la Sicilia, comunque, avrebbe faticato a spendere (questo è l’alibi perfetto, che tuttora resiste). Della programmazione comunitaria 14-20 resta indietro qualche miliardo: bisognerà intervenire entro la fine del 2023 per non perderlo. E non è detto che ci si riesca.

Ma spesso, come dimostra l’esperienza dell’ex assessore al Turismo, Manlio Messina, questi fondi vengono utilizzati in maniera superficiale. O meglio, provinciale. Ad esempio per la realizzazione di un progetto fotografico a Cannes, nei giorni del Festival del Cinema. Per un costo superiore a 2 milioni. Presentato da una società lussemburghese che organizza gli eventi in Costa Azzurra per conto di Mastercard, “Sicily, Women and Cinema” (una rassegna sui set cinematografici ambientati in Sicilia che avessero protagonista il gentil sesso) prevedeva un sacco di voci abnormi: 250 mila euro riconosciuti a Patrick Moja, curatore della mostra; 253 mila euro per l’affitto dei padiglioni; 564 mila per gli allestimenti. Ma c’è una voce che faceva scalpore più di altre: i 219 mila euro destinati a “ufficio stampa e comunicazione”. Uno sperpero. Rispondendo alle provocazioni del Pd, l’assessore però si difese: “Non sono fondi regionali, sono fondi europei che abbiamo a disposizione proprio per la promozione turistica”. Della serie: paga Pantalone.

La Regione ha utilizzato in maniera discutibile anche l’immensa dotazione garantita dal PO-FESR per l’assistenza tecnica (alla voce ‘Informazione e Comunicazione’) e ha finito per investire circa 700 mila euro in quello che s’è rivelato più uno spot elettorale che di promozione turistica, col presidente Musumeci impegnato a tagliare nastri, e le immagini più bella della Sicilia che provocavano un effetto stordimento di 30 secondi. Su tutte le tv nazionali e a ridosso della campagna elettorale. Ecco: questi sono alcuni esempi pratici di come vengono investiti nell’Isola i fondi UE.  Che però restano un salvagente di prim’ordine. Con defibrillatore annesso.

Nello scorso agosto, ad esempio, Bruxelles ha approvato il piano Fse+, con una dotazione quasi raddoppiata rispetto alla precedente programmazione (1,5 miliardi): si tratta di risorse destinate a lavoro, istruzione, occupazione giovanile e formazione professionale. Speriamo non ce li ritroveremo per tappezzare i conti. Mentre a fine settembre, nell’ultima giunta del precedente governo è stata approvata la versione aggiornata del PO-FESR 2021-27, dall’importo complessivo di 5,8 miliardi. L’assessore al Territorio e Ambiente, Elena Pagana, ha sbloccato il parere di valutazione ambientale sulla programmazione del piano che, se ben utilizzata, avrà un impatto strategico sulle economie dell’Isola regolamentando i vari ambiti e assegnando specifici compiti in materia di tutela dei territori. Si tratta di disposizioni che, tenendo conto delle valutazioni già espresse dalla Commissione tecnico scientifica, prevedono il rispetto di misure e strategie ambientali da osservare per la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile di tutte le aree interessate dal Piano-Programma. “È l’ultimo atto di competenza regionale che conclude un iter complesso consentendo alla Sicilia di avere ogni strumento utile per governare le scelte dei prossimi anni e produrre sviluppo in ogni ambito seguendo quei criteri di protezione ambientale stabiliti a livello europeo, una vera e propria finestra sul futuro”, ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

Che tra i punti del suo programma ha evidenziato la necessità di utilizzare bene le risorse provenienti da Bruxelles: non solo quelle ordinarie, ma anche quelle che approderanno nell’Isola per il tramite del Pnrr, il piano post pandemia approntato da Roma e finanziato dall’Unione Europea. E per questo ha deciso di insediare la segretaria generale di Palazzo d’Orleans, Maria Mattarella, a capo di una task force (di tecnici) che possa supportare e coadiuvare i dipartimenti regionali nella programmazione e nella spesa dei fondi: “E’ un’opportunità che non possiamo sprecare”, ha confermato il governatore. Nel giorno dell’insediamento della nuova giunta, Schifani ha ribadito che alcune delle sue priorità sono la definizione e il completamento degli interventi a valere sul Pnrr; il completamento degli obiettivi previsti dai programmi comunitari la cui chiusura è fissata per il 31 dicembre 2023; l’avvio degli interventi della nuova programmazione 2021/27. Tutto ciò che una buona amministrazione dovrebbe contemplare per dare un nuovo volto all’Isola.

Anche se in tempi di vacche magre, con lo spettro di un nuovo buco da un bilancio, il primo vero intendimento è tirare la copertina un altro po’: per questo si pensa a un provvedimento amministrativo da 400 milioni, che preceda la manovra di fine anno (e non confligga con essa), per garantire un ristoro certo alle famiglie e alle imprese che non riescono più a pagare le bollette. Più che pensare in grande, si pensa agli ultimi. E’ già qualcosa.