Perché non premiare con l’incarico di assessore una ex grillina, che ha fatto del trasformismo il proprio cavallo di battaglia? Perché non affidare lo scettro del Territorio e Ambiente o dei Beni culturali, o di qualunque altra cosa, alla moglie di un (già) assessore, e fra l’altro di prestigio, come Ruggero Razza? Perché non riconsegnare a Nello Musumeci, che le ha perse da poco, le chiavi della Regione Siciliana?

Renato Schifani, ormai da giorni, sta cercando di rispondere a questi interrogativi. Che per la verità hanno già una risposta: Elena Pagana non ha i voti (non bastano i 1.690 ottenuti a settembre), né i numeri, per rivestire l’incarico di assessore. Ma ha sicuramente ottimi contatti ai piani alti, che in queste ore si sono spesi per lei (e per il marito). Il Ministro del Mare senza mare, in primis.

La Pagana ha cominciato la scorsa legislatura da deputata semplice del Movimento 5 Stelle, eletta nel collegio di Enna. Lei è di Troina, lo stesso paese dove sorge l’Oasi che Diventerà Bellissima ha provato a colonizzare, assegnando incarichi e consulenze per mezzo dell’ex direttore generale, poi ‘licenziato’ dal Vaticano. Nel corso della legislatura è convolata a nozze con l’assessore Razza, ma prima aveva messo a segno il primo colpo gobbo: staccandosi, assieme ad altri quattro colleghi, dal M5s, e creando un nuovo contenitore: Attiva Sicilia. Spacciato come gruppo d’opposizione, garantì da subito una stampella al governo in difficoltà. Fino a diventare il prolungamento di Diventerà Bellissima nel luglio 2021, con la creazione di un intergruppo a palazzo dei Normanni.

Iniziano gli elogi al governo di centrodestra. Elena diventa mamma e nel giro di qualche mese si ritroverà con Musumeci in giro per comizi. A Enna, però, non fa presa: rimane a distanza di sicurezza da Luisa Lantieri, seconda degli eletti, con oltre 7 mila preferenze. Vede l’Ars col cannocchiale, ma non disdegna un ruolo attivo. Da assessore, magari. Mentre il marito, che deve risolvere le rogne di un processo dov’è imputato per falso, non esita a lanciarla nella fossa dei leoni. Il brand Razza negli ultimi giorni è diventato popolare a Roma, dove hanno fatto carte false per garantirle l’ingresso in giunta.