Ci siamo ridotti a questo, e fa sorridere: che un catanese doc come Leo Gullotta, impegnato questa sera al teatro Verga (di Catania) in “Pensaci, Giacomino”, l’opera di Luigi Pirandello, veda una Sicilia spenta. Ad eccezione della città capoluogo, quella della rivalità consumata e superficiale, ma capace di accendere nell’attore una speranza. Perché Palermo – dice Gullotta – è diversa: “Si è ripresa il centro storico, ha un sindaco che è un uomo di cultura, ha grandi teatri e mostre di livello internazionale”. Si muove, insomma.

A differenza dei piccoli centri, tuttora isolati, e della stessa Catania, che ha un nuovo sindaco da pochi mesi ed è in gravissime difficoltà economiche. Una città su cui pende il giudizio della storia e del presente. Gullotta, una carriera fra cinema, tv e teatro, è un attivista: non politico, ma sociale. Ha sempre guardato con interesse a ciò che succede di lato al palcoscenico, è intervenuto dando buoni spunti e anche adesso non si esime. Ha fiducia nel futuro e incita ai giovani allo studio. Crede che il “rinascimento” non sia poi così lontano: “Il rimedio è uno solo: studiare – confessa l’attore a Repubblica – In tutti i campi del sapere. E magari votare dopo aver studiato. Lei sa che nelle scuole vogliono diminuire le ore di storia (che sono solo due a settimana). Qualcuno si è ribellato o ha gridato allo scandalo? Questa è la piaga che genera tutte le altre”.

Il suo Pirandello, a distanza di un secolo, tiene in vita temi attualissimi. Che Gullotta, nell’interpretazione del professor Toti, sviscera dal primo all’ultimo: “Un professore che guadagna troppo poco, i disagi e la povertà della scuola pubblica, un giovane, Giacomino, che fatica a prendersi le sue responsabilità, ma che ha messo incinta Maddalena, costretta a divenire una ragazza madre. Ma non basta: c’è la solitudine di un uomo anziano, che è solo ma propositivo e aiuta i giovani. E ancora: la violenza della burocrazia, di certi preti per nulla compassionevoli, di un perbenismo becero e cattivo. E infine la cattiveria generata dall’ignoranza”. Sembrano gli anni 2000 che si guardano in uno specchio antico, capace di riflettere persino i contorni meno nitidi. Le profezie di Pirandello, che trovano un interprete magistrale in Gullotta, vivono ancora oggi e arrivano a teatro.