Minimizzare e confondere. Matteo Salvini ha votato la legge che prorogava la concessione al gruppo Autostrade? Che c’entra. «Votai il rinnovo, ma da parte di chi ha governato per anni e anni e ha firmato, approvato e verificato queste concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno». E che dire di Giuseppe Conte, il premier tontolone che aveva ingrassato il curriculum con fantasiosi master americani ma che si è dimenticato di inserire le fatture italiane inoltrate ad Aiscat, altra società che gestisce autostrade e trafori? «Ho accettato questi due incarichi e li ho svolti con il massimo della professionalità. Ho poi emesso fatture e sono stato regolarmente pagato. Non ho ricevuto favori ma ho solo svolto il mio lavoro professionale. Ma adesso difendo gli interessi degli italiani».

Da due mesi, la linea di governo è sottrarsi alle responsabilità spostandosi sulla corsia di sorpasso e ripetendo: i problemi sono altri. Con questo espediente e irrobustiti da uno stato d’emergenza, i leghisti, che si sono seduti nei precedenti esecutivi, fanno gli smemorati, mentre i grillini, favoriti dalla tecnologia, si limitano a rimuovere i vecchi programmi (come ha scoperto Il Foglio) e inserire nuovi documenti. Lo chiamano aggiornamento.

Quando sono stati presi con le mani sulla tastiera (altro che marmellata!) la risposta del M5s è stata: «Si tratta di piccole modifiche di forma, una cosa normalissima. Nessun cambiamento di sostanza. Accade così in tutti i programmi elettorali del mondo: C’è una prima bozza, poi nuove stesure e lavori di editing. Non c’è di cui stupirsi». Hanno ragione. C’è solo da registrare il metodo.

A Roma, dove da un anno si fanno le prove tecniche di sfascio, la doppia morale ha investito la giustizia che diventa “mala” quando investe gli affiliati ma “esemplare” quando castiga i nemici. Chiamata dai pm a rispondere sull’aumento di stipendio assegnato al fratello del suo collaboratore Renato Marra, il sindaco Virginia Raggi ha risposto: «Non sapevo nulla dell’aumento». Se non è reato di sicuro è minchioneria, ma nel caso della Raggi viene definito candore. Stessa cosa riguarda le polizze che, sempre alla Raggi, sono state intestate a “sua insaputa” da Salvatore Romeo. Anche in questa occasione la Raggi è stata vittima di fuoco amico: «Non ne sapevo nulla, sono sconvolta». Dato che la scelta degli uomini è un’attività in cui il M5s ha dimostrato del talento, vale ricordare che al nostro attuale ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si deve la segnalazione di Luca Lanzalone a presidente di Acea. Lanzalone è stato poche settimane fa arrestato. Il ministro non ha voluto commentare. Si è invece difesa il sindaco Raggi, che per una volta andrebbe accarezzata e protetta dai suoi compagni: «Io non c’entro niente. Sono vittima di un attacco perché sono una donna, perché sono del M5s o perché sono scomoda».

La “scomodità” è infatti un’altra delle difese d’ufficio che predilige questo governo, la scorciatoia per farci credere nello stato d’eccezione, nella fortuna del loro avvento. Ancora prima di Genova, vale a dire, prima che il capro espiatorio fosse la famiglia Benetton, proprietaria del gruppo Atlantia, il catalogo dei nemici che ostacolano il cambiamento comprendeva il solito fritto misto: giornali stranieri, filantropi, e potenze internazionali. Per aggirare le difficoltà economiche, il segreto è far credere all’attacco speculativo: «Se qualcuno vuole usare i mercati contro il governo, sappia che non siamo ricattabili» ha fatto sapere il vicepremier Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera. Per far dimenticare l’attacco ignobile al presidente Sergio Mattarella, a cui venivano prima chieste le dimissioni ma poi strette le mani durante il giuramento, la giustificazione è stata: «La situazione politica è cambiata in poche ore». Per non approfondire sulle ingerenze russe e sui rapporti con la Lega, l’astuzia è invece colpire l’ungherese George Soros: «Qui c’è gente che alla luce del sole finanzia l’immigrazione di massa e la cancellazione delle nostre tradizioni».

Ma è stato quando Salvini ha attaccato i giudici della Cassazione, colpevoli di aver disposto il blocco dei soldi della Lega, che la doppiezza si è interamente manifestata: «È una sentenza politica, siamo l’unico partito europeo che si vuole mettere fuori legge per sentenza giudiziaria». È vero, ed è opportuno ricordarlo. Era anche l’unico partito europeo, durante Mani Pulite, a incitare la magistratura a intervenire. Non con la forza delle leggi e con l’intervento della polizia, ma con l’aiuto del nodo e la ferocia del cappio.