La giustizia rischia di azzoppare la Lega. Nel mirino della procura di Roma, infatti, è finito il sottosegretario Armando Siri. Cosa c’entra la Sicilia è presto detto: secondo l’accusa, Siri avrebbe intrattenuto rapporti, anche frequenti, con un faccendiere impegnato nel settore dell’Energia su cui indagano da tempo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e gli investigatori della Dia. Sono stati i giudici siciliani a trasferire il faldone a Roma. Il faccendiere, che era sempre alla ricerca di un sostegno politico e legislativo alle sue molteplici attività, potrebbe essersi infiltrato nei palazzi delle istituzioni. A documentarlo ci sarebbero intercettazioni e pedinamenti. Siri, che oltre a essere consulente economico di Matteo Salvini, è anche l’ideologo della Flat Tax, quattro anni fa patteggiò una condanna per bancarotta, anche se ha sempre respinto le accuse. Questa mattina, i procuratori aggiunti di Palermo e Roma, Paolo Guido e Paolo Ielo, hanno disposto una serie di perquisizioni per acquisire atti e documenti riguardanti appalti, e soprattutto autorizzazioni in materia di impianti energetici, che solo in Sicilia rappresentano un giro d’affari da 10 miliardi. Un’indagine che prosegue da sei mesi nel massimo riserbo, per la presenza di Siri, che è sottosegretario dal 13 giugno dell’anno scorso. E che ora dovrà difendersi dall’accusa di corruzione.