“Sembrerebbe che la società incaricata non abbia materialmente svolto i lavori ma subappaltato i servizi che sono stati realizzati da maestranze locali, dando vita ad un “circuito” di denaro non compatibile con la legislazione attuale”. E’ questa l’accusa rilanciata da alcuni promoter siciliani, riuniti in Assomusica, che contestano la scelta della Regione di assegnare in forma diretta, e senza gara, 579 mila euro a Dolce & Gabbana per la promozione turistica dell’Isola. Attorno a quel decreto, che porta la firma del dirigente generale del dipartimento alle Attività Produttive, Carmelo Frittitta, e dell’assessore Mimmo Turano, oltre che al governo Musumeci, sta discutendo da qualche giorno la politica. In maniera soporifera, per lo più. L’onorevole Saverio Romano, ritenendo che i due stilisti non abbiano bisogno di quei soldi, ha chiesto al “sicilianissimo” Domenico Dolce di restituirli, con l’aggiunta di un contributo per le scuole, che devono attrezzarsi per la ripartenza post-Covid. Anche pezzi del Pd, sui social, sono arrivati a contestare l’iniziativa: “L’ennesimo cazzotto in faccia ai siciliani che hanno perso tutto”, è stato il commento di Antonio Ferrante, che ha sfidato Anthony Barbagallo per la segreteria ‘dem’.

Robetta in confronto all’attacco di Assomusica, che è arrivata a chiedere un confronto diretto con Musumeci e l’assessore Manlio Messina (Turismo), perché, pur non entrando “nel merito del progetto artistico dei due stilisti”, “non possiamo continuare a tollerare scelte politiche scellerate nei confronti degli operatori economici siciliani”. La scelta di affidare l’attività promozionale a Dolce & Gabbana è vissuta come “una mancanza di fiducia nei confronti di operatori del settore che lavorano da anni con grandi risultati e che hanno garantito, grazie alle loro produzioni, un ritorno di immagine alla Sicilia, senza l’utilizzo di soldi pubblici”. Nessuno potrebbe dargli torto. Anche se il peso di Dolce & Gabbana, un brand a livello mondiale, farebbe pendere qualsiasi bilancia da un solo lato.

Con i 60 milioni di follower – citazione di Gianfranco Miccichè, che ha accolto l’impegno di D&G come un “dono immenso” alla Sicilia – i canali social dei due stilisti rappresentano una cassa di risonanza difficilmente eguagliabile . E su quei canali, dall’1 al 16 agosto, sono finite le immagini delle città in festa: da Palermo a Castellammare del Golfo, passando per Ortigia e Polizzi Generosa. Sei tappe, un’offerta sensazionale di bellezza. Un progetto chiamato “Devotion: Racconto di un amore per la Sicilia e le sue eccellenze”, e legato alla proiezione del corto di Giuseppe Tornatore, il papà di “Nuovo cinema Paradiso”, emblema di sicilianità autentica. Chi meglio di lui? Peppuccio lo spettacolo se l’è goduto sui social, come milioni di persone e potenziali viaggiatori, che hanno potuto apprezzare – nell’anno zero del turismo – il cinema all’aperto, le esperienze folcloristiche (talvolta, persino un po’ esasperate) e le esposizioni gastronomiche che hanno illuminato di vita e di colore tutti gli angoli della Sicilia. Robe che solo Dolce & Gabbana sarebbero riusciti a propagare in quel modo, garantendo una copertura pressoché globale.

Questo calcolo di reale convenienza, va da sé, non esula dalla regolarità delle procedure che non tocca a noi, tanto meno ai promoter, appurare (di fatti, nel loro comunicato, usano il condizionale per instillare il dubbio che ci siano stati dei pagamenti in “nero”). L’occasione, però, cade a fagiuolo per un paio di considerazioni: gli operatori del settore non vanno lasciati soli – mai – perché garantiscono impegno, visibilità e promozione; ma, non si trasformi questa occasione di immensa pubblicità, e di iconica ripartenza, in un momento di populismo gratuito. Non ha mai fatto bene a nessuno. Tanto meno alla Sicilia. Tanto meno adesso.