La procura generale ha chiesto la condanna a 9 anni di carcere dell’ex ministro Calogero Mannino, imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo d’appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. In primo grado Mannino era stato assolto. L’ex democristiano venne giudicato con il rito abbreviato, quindi separatamente rispetto agli altri imputati per cui è in corso il processo d’appello. Secondo il sostituto procuratore generale Sergio Barbiera, che assieme al collega Giuseppe Fici ha rappresentato l’accusa nel processo d’appello per la Trattativa, “le acquisizioni probatorie confermano inoppugnabilmente il timore dell’onorevole Calogero Mannino di essere ucciso e le sue azioni per attivare un ‘turpe do ut des’ per stoppare la strategia stragista avviata da Cosa nostra”. Nella requisitoria, l’accusa ribadisce le dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca: “Il collaboratore – dice Barbiera – ha dichiarato di avere ricevuto l’incarico di predisporre, subito dopo l’attentato di Capaci, l’omicidio dell’odierno imputato, Calogero Mannino. Anche Francesco Onorato ha confermato che Mannino “si doveva uccidere”. E l’ex capo mandamento Antonino Giuffrè, vicino al boss Provenzano, ha detto che: Falcone, Lima e Mannino erano nella lista delle persone da uccidere”. Dopo queste minacce, stando all’impianto accusatorio, Mannino avrebbe attivato i carabinieri per fermare la strategia stragista. E sarebbe al centro della trattativa Stato-Mafia. Anche se il diretto interessato prova a smarcarsi: “La richiesta che l’ufficio dell’accusa ha avanzato – dice l’ex ministro – è priva di ogni fondamento e prova. Che tutta la trattativa si riduca alla paura del sottoscritto e dalla sua ispirazione ad un generale dei carabinieri è soltanto una fake-news, è tesi priva di fondamento e consistenza, e quindi di prova. Sottolineo che la richiesta dei sostituti procuratori generali non è giudizio. Attendo fiduciosamente quello”.