La Finanziaria d’emergenza non è ancora legge. A dieci giorni dall’approvazione all’Ars, la manovra di 26 articoli, scritta e riscritta dalle forze politiche, non è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale. Ma ciò che preoccupa Luigi Sunseri, deputato regionale del Movimento 5 Stelle, è un altro aspetto: “Si stanno vendendo qualcosa che non esiste – è l’affondo contro presidente della Regione e governo -. La Finanziaria è stata da subito un bellissimo spot, ma il mio timore è che manchino le somme e sia molto complicato attuare le misure in tempi brevi”. Sunseri, membro della commissione Bilancio, dubita che il miliardo e settecentomila euro previsto della Legge di Stabilità trovi le necessarie coperture. Da qui la definizione di “finanziaria di cartone”. Non sono soldi del bilancio della Regione, bensì fondi extraregionali – tra fondi Poc, il piano operativo complementare, e Fesr (per lo sviluppo regionale) – che prima di essere impegnati andrebbero riprogrammati seguendo le procedure un po’ più raffinate di Bruxelles.

Onorevole, esiste davvero questa Finanziaria?

“Dal momento che l’abbiamo approvata, sì, esiste. Ma purtroppo i ritardi si stanno accumulando. Se parliamo di una finanziaria anti-Covid, fatta dalla sera alla mattina, prima della scadenza dell’esercizio provvisorio del 30 aprile… e dieci giorni dopo non c’è nulla in Gazzetta, beh: abbiamo un problema. Ieri girava la prima bozza con le tabelle, non dovrebbe mancare molto”.

Pericolo scampato, quindi?

“Tutt’altro. Le maggiori perplessità riguardano l’erogazione delle somme, cioè la copertura delle norme che abbiamo scritto. Quasi la totalità di esse derivano da fondi extraregionali, i famosi fondi Poc. C’è il rischio che trascorrano mesi per rimodularli e stanziarli ufficialmente. L’assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso, ha detto che il fondo perequativo per i comuni – che dovrà ovviare alla mancanza degli introiti derivanti dalle tasse comunali – sarà disponibile fra tre mesi. Ho ancora qualche dubbio sulla concretezza di questa manovra”.

E’ così difficile riprogrammare i fondi Poc?

“Si tratta di fondi per investimenti. Tra l’altro il Poc, a differenza del Fesr (che sono fondi strutturali), è un programma operativo complementare, nel senso che non può essere usato da solo. Noi avevamo sollevato dei dubbi sull’esigibilità di queste somme e sul fatto che possano essere utilizzate per il credito al consumo alle famiglie o per ricapitalizzare le società della Regione”.

Perché?

“Ci sono due ordini di problemi gravi: il primo è che non sappiamo se basteranno. Più volte abbiamo richiesto una tabella esplicativa del Poc, ma ad oggi tutto ciò che abbiamo sono le delibere di riprogrammazione, l’ultima delle quali risalente al 2018, secondo cui il Piano operativo complementare vale 1,6 miliardi. A questi andrebbero aggiunti 254 milioni di fondi Fesr, che la Regione, non essendo riuscita a raggiungere il target di spesa nel 2018, ha ottenuto di poter accantonare. Di fatto abbiamo 1,8 miliardi complessivi. Di questa cifra – stando agli ultimi report che noi però non abbiamo – pare che circa 800-900 milioni non si possano riprogrammare perché impegnati per “atti giuridicamente vincolanti”. Quelli che avanzano, non bastano a coprire una Finanziaria da 1,7 miliardi”.

Qual è l’altro problema grave?

“Che abbiamo già un esempio di ritardo nella programmazione. Ossia i 100 milioni deliberati dalla Regione per l’assistenza alimentare, di cui una parte – i 70 milioni della seconda tranche – sono fondi Poc. Bene: a distanza di quaranta giorni non esiste un decreto di riprogrammazione da parte del dirigente generale. Se ci vuole tutto questo tempo per 70 milioni, pensi a quanto ce ne vorrà per 1,7 miliardi… Il problema è che la Sicilia si trova in emergenza oggi, ma ancora non si vede un euro”.

In realtà nemmeno la prima tranche da 30 milioni è stata erogata ai cittadini.

“Quelli, essendo soldi del Fondo sociale europeo, erano anche più facili da rimodulare, dal momento che servivano al contenimento della dispersione sociale o alle fasce deboli. C’era già un’affinità di spesa e ciò nonostante siamo indietro”.

L’urgenza di allestire una manovra in grado di contrastare il Covid, giustifica il ricorso a questa ricetta? Cioè l’uso di fondi extraregionali?

“No, perché la riprogrammazione dei fondi comunitari non si fa con una norma in Finanziaria. I 100 milioni che Musumeci ha assegnato per l’assistenza alimentare, in realtà, erano già stati adottati con una delibera e decretati. Il fatto di utilizzare l’emergenza Covid nella Legge di Stabilità è stato un escamotage… Noi del Movimento 5 Stelle, infatti, avremmo preferito una manovra snella, veloce, da approvare in pochi giorni, che ci avrebbe fatto uscire dall’impasse dell’esercizio provvisorio e del bilancio in dodicesimi. E avrebbe permesso alla Regione di funzionare. In questo modo, invece, il governo si sta vendendo qualcosa che non esiste. Sono somme di cui nessuno ha certezza, né contezza, né disponibilità”.

C’è qualcosa di positivo in questa Legge di Stabilità o che il Movimento è riuscito a migliorare?

“Non siamo riusciti a risolvere i problemi della Finanziaria, è chiaro, ma solo a migliorare le norme che si potevano migliorare. Abbiamo portato avanti l’esenzione del bollo auto: prevede una sospensione per tutti fino al 30 novembre. Poi chi ha un reddito inferiore ai 15 mila euro e una macchina con meno di 53 kilowatt o più di dieci anni, potrà beneficiare dell’esenzione. Poi siamo riusciti a incrementare il fondo per la pesca da 10 a 30 milioni, quello dell’agricoltura da 30 a 60. Abbiamo apportato delle migliorie, ma abbiamo conservato molti dubbi sull’esigibilità delle somme e sulla loro reale consistenza. A un certo punto sembrava un’asta al rialzo. Con soldi reali non sarebbe avvenuto”.

In che senso? Ci spieghi…

“Quando i soldi appartengono al bilancio regionale, i deputati si “scannano” per 100 mila euro pur di spostarli da un capitolo all’altro. In questa occasione, invece, c’erano deputati che si alzavano in piedi e rilanciavano di dieci, venti milioni… Sembrava il mercato del pesce, non più una Finanziaria”.

Anche con la Cassa integrazione in deroga le cose sono andate male. Solo negli ultimi giorni la Regione è riuscita a istruire un numero di pratiche adeguato. Ma voi avete già chiesto una mozione di censura per l’assessore Scavone: sarà confermata?

“Assolutamente. Non abbiamo alcuna intenzione di ritirarla, soprattutto alla luce di quella trattativa sulle 10 euro che ha portato il dirigente generale a dimettersi. La vicenda della Cig in deroga attiene all’emergenza e non alla politica, per questo è davvero molto triste. L’assessore Scavone, nel suo primo video, aveva annunciato 2.500 decreti al giorno. Oggi ci sono 150 mila siciliani in attesa. Il ritardo che si è accumulato non è più colmabile. E sa qual è la beffa che si aggiunge al danno? Che i cassintegrati, nonostante non abbiano visto un euro, non potranno attingere ai soldi dell’assistenza alimentare e ai buoni spesa della Regione”.

La burocrazia in Sicilia continua a fare danni. Ma voi siete l’unico partito a non aver sottoscritto il disegno di legge sulla sburocratizzazione e sul dimezzamento delle procedure amministrative, a firma Sammartino. Cosa non vi convince?

“Ricordo che quella norma era arrivata in aula, di sera tardi, durante la discussione alla Finanziaria, sotto forma di emendamento. Come fosse la leggina da inserire all’ultimo minuto. Ma era un enorme disegno di legge che andava approfondito e per questo lo abbiamo rispedito in commissione. So che gli uffici hanno sollevato dei dubbi di costituzionalità e l’hanno bocciato. Noi siamo consapevoli che la battaglia per la sburocratizzazione, per la dematerializzazione dei provvedimenti e l’accelerazione delle pratiche amministrative è di primaria importanza, ma non possiamo fare norme campate in aria che corrono il rischio di essere impugnate. Così facciamo la figura dei bambini di fronte alla Consulta. Siamo pur sempre l’assemblea regionale siciliana. Bisogna leggere con attenzione le norme proposte e valutarne la relativa applicabilità e costituzionalità. Ci stanno lavorando i colleghi della prima commissione”.

Il governo ha annunciato un altro disegno di legge sulla ricostruzione economica. Il tesoretto ammonterebbe a 400 milioni.

“Non ne abbiamo notizia. Ad oggi è solo una frase scritta nella Finanziaria”.