La nuova Forza Italia ha una forte impronta miccicheiana. Anche se Gianfranco Miccichè, reduce da un incontro ad Arcore col Cav., non farà parte del direttivo verso il Congresso nazionale. A rappresentarlo – la notizia è stata accolta con entusiasmo dal presidente dell’Ars – è Mara Carfagna: “Ama il partito e ha dimostrato di amarlo dal primo giorno – spiega Miccichè –. E’ una persona di mediazione ed è molto più vicina alle nostre posizioni di quanto non lo sia Giovanni Toti”. Il governatore della Liguria, per l’appunto, è l’altra figura cui Berlusconi ha affidato la fase di transizione verso un pieno e convinto rinnovamento. Ha messo insieme, il Cav., due personaggi agli antipodi: uno, Toti, che ha sempre inseguito il mito di Salvini; l’altra, Mara, che si è sempre affrancata da certi estremismi praticati dal Ministro dell’Interno.

“Il mio riferimento è la Carfagna – ci dice Miccichè, senza sorpresa per la verità –. L’ho sentita spesso in questi giorni e ha le idee chiare. Spero che la presenza di Toti, invece, non serva ad aumentare le contraddizioni, ma anzi a rivedere, attraverso un processo di mediazione, alcune posizioni irrinunciabili come quella sui diritti umani. E’ un tema che ci deve differenziare da Salvini. Non si può passare per quelli che mantengono un atteggiamento pesante, se non addirittura ostile, nei confronti di chi sta male”.

Presidente, con tutto il rispetto: più che spiegarlo a Berlusconi, andrebbe spiegato a Toti.

“Vede, mentre con la Carfagna sono pronto a parlare di politica, con Toti no. Fino a oggi si è solo lamentato e ha sparato a zero contro il partito, tentando di portare via gente verso la Lega. Che poi, anche se mi sforzo, non capisco come Toti possa tornare utile a Salvini. Se Salvini vuole vincere per andare a governare, ha bisogno dei collegi del Sud non di quelli del Nord. Se Toti è il cavallo di Troia che al momento della trattativa sui collegi aiuterà Salvini a ottenerne qualcuno in più, sarebbe scorretto e spero non lo faccia. Se, invece, serve a rafforzare il Nord, io credo che non vada rafforzato. Va rafforzata Forza Italia. Non capisco perché Salvini debba andare appresso a uno come Toti”.

Quindi non sarà utile a traghettare il partito verso il congresso?

“Può essere utile ammesso che cambi atteggiamento. Non lo conosco bene come persona, ma è uno che pensa sempre di aver ragione. Così mi dicono”.

Di cosa ha discusso con Berlusconi?

“Abbiamo fatto un’attenta analisi del voto”.

Cosa è emerso?

“Che in molte regioni le liste erano scadenti. Non può esistere che Berlusconi, capolista, prenda 160 mila preferenze e quello che arriva dopo di lui appena 9 mila. Se si fossero fatte le liste con lo stesso criterio utilizzato in Sicilia, avremmo avuto il doppio dei voti. Non si capisce il criterio utilizzato da alcuni dei miei colleghi. Anche in Sicilia, per la verità, c’era stato il tentativo di mutilare la lista col giochetto di La Via. Forse Miccichè riesce ad essere più prepotente degli altri e a ottenere quello che ritiene più giusto”.

Cosa è mancato ai suoi colleghi?

“Il risultato di Forza Italia, in 19 regioni su 20, è il risultato di Berlusconi e basta. In Sicilia no. Ma il presidente non era sorpreso del nostro 17%. Parlando con gli altri, ha detto una frase carina nei miei confronti: ‘Micciché ogni volta mi deve dire che l’aveva detto’. Forse, ogni tanto, ho la capacità di capire in anticipo ciò che succede. Altri non ci riescono. Passano il tempo a lamentarsi e poi prendono il 6 o il 7%. Tutti fenomeni. Forse se riuscissero a fare un po’ di autocritica…”.

E’ soltanto un problema di liste?

“C’entra anche il metodo. Ci deve essere qualcosa che al sud facciamo meglio. Ad esempio, non ci siamo posti mai come servi di Salvini, cosa che purtroppo hanno fatto al Nord. Una delle cose che ho contestato nella mia valutazione è stata l’ambiguità di Camera e Senato. A mio avviso, quando si sta all’opposizione, pur volendo mantenere un rapporto con una delle due parti che stanno al governo, è obbligatorio far venire fuori le loro contraddizioni, incunearsi a mille all’ora nelle loro fratture. Non è possibile che Forza Italia non abbia presentato una sola legge sulla Tav, sui vaccini, sull’immigrazione. A un certo punto non siamo stati né governo né opposizione, e la gente non ha capito”.

E Berlusconi?

“L’ho visto attento a interessato a questo ragionamento”.

Torniamo alla Sicilia. Musumeci l’ha invitata a mettere da parte le antipatie e a collaborare con Salvini. Ma il commissario leghista nell’Isola, Stefano Candiani, ha detto che con lei non ha voglia di trattare.

“Non so chi sia questo Candiani, mi creda, non sto sfottendo. Non mi pare sia siciliano, non so cosa capisca di Sicilia, né chi lo suggerisca. Ma questi della Lega chi sono? Attaguile, Pagano, Candiani e quello di Palermo (Gelarda, ndr). Mandateci dei curriculum, perché io davvero non riesco a capire chi siano. Candiani davvero crede che vorrei sedermi a un tavolo per trattare con lui? Quando parla di Micciché dovrebbe avere un po’ più di rispetto. Se agli italiani chiedi di Miccichè, lo conoscono. Se gli chiedi di Candiani…”.

Così però non si fanno passi avanti nel rapporto con la Lega.

“Quando è venuto Giorgetti a Palermo, ha ritenuto di venirmi a salutare senza chiedere il permesso a Candiani. Ci sono dei rapporti, caro Candiani, che nascono da anni e anni di battaglie fatte insieme. A proposito, io credo che il problema dell’immigrazione esista, ma i diritti umani sono intoccabili, nella maniera più totale. Abbiamo troppe esperienze negative nella storia. Dagli Stati Uniti alla Germania, dal Sudafrica al Cile: tutte le volte che i diritti umani sono stati calpestati è successa una tragedia. Dopo che Candiani avrà letto un po’ di libri, si faccia risentire”.

La Lega ha respinto qualsiasi accostamento al gruppo “Ora Sicilia” che è appena nato in Assemblea. Lo spostamento effettivo, all’Ars, è di una sola unità: la Lantieri. Quale altro significato assume questa formazione?

“Credo la lettura sia più facile del previsto. Non c’entra la terza gamba della Lega… Ci sono tre ragazzi che non stavano più bene nei gruppi di appartenenza e che, forse, volevano avere un peso maggiore. Auguro a tutti e tre un gran bene. Credo sia una fortuna aver allargato la maggioranza anche di una sola unità. Magari questo contenitore diventerà allettante per altra gente”.

E’ disposto a perdonare anche Genovese che va via da Forza Italia?

“Ma ce lo vede un ragazzo come lui in un gruppo in cui ci sono Savona, Milazzo, Calderone, Ragusa, tutta gente di grande esperienza? Si trovava un po’ a disagio. Luigi è una persona deliziosa, ma si sentiva un pesce fuor d’acqua. La sua famiglia ha avuto una storia sempre molto diversa dalla nostra e lui non è riuscito a integrarsi perfettamente. Lo dico con garbo, in maniera quasi paterna, perché è una persona fantastica, educata e preparata”.

E gli altri due?

“La Ternullo secondo me è brava. Non è stata eletta, ma quasi “cooptata” perché il suo riferimento politico ha avuto dei problemi. Già la posizione di partenza non era facile. La Lantieri, invece, è diventata per la prima volta deputato regionale con Grande Sud. Con lei ho sempre avuto un rapporto straordinario. Secondo me ha mal sopportato la sua posizione nell’ambito della sinistra e aspettava la prima occasione per cambiare”.

Dopo quello che è successo in aula tra Milazzo e Armao, lei e Musumeci avete minimizzato dicendo che non esiste una crisi di governo. Conferma?

“La crisi nasce fra partiti, non fra persone. Continuo a ripetere che Armao è diventata una presenza difficile, che è lì per creare problemi non per aiutare. Non mi era mai capitato di avere un rapporto del genere con uno dello stesso gruppo. Forse è una questione caratteriale, non saprei… La sensazione è che lui giochi sempre contro. Se non stai bene in questo partito, non starci. Altrimenti ti buttiamo fuori noi. Anche l’atteggiamento sulla trattativa con Roma, sulla questione delle ex province, è stato una vergogna. Mentre tutte le altre regioni hanno chiesto, e ottenuto, ciò che gli spettava per legge, noi abbiamo chiesto 300 e abbiamo avuto 100. E per di più erano soldi nostri. Inoltre, non ho ancora trovato una sola persona che riesca a spiegarmi perché votare, da assessore regionale, un candidato sardo alle Europee. La Sardegna è concorrente della Sicilia su molte cose, ad esempio sulla Pesca. Davvero incomprensibile”.

Ha parlato a Berlusconi di questa convivenza impossibile?

“Il tema è stato oggetto di discussione. Ho chiesto al presidente un incontro con Musumeci e si è detto disponibile. Ma sia chiara una cosa: Armao non è un mio problema, ma di tutta Forza Italia”.