Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi è la portata più ricca nell’attuale menu di Forza Italia. Anche nel panorama siciliano, uno dei pochi in cui il partito resiste a un consenso elettorale in doppia cifra e dove i deputati sono impegnati a sbrogliare la matassa della manovra Finanziaria. Per Gianfranco Miccichè, che in conferenza di capigruppo ha stilato il nuovo calendario dei lavori – la Legge di Stabilità dovrebbe andare in aula entro la prossima settimana – si potrebbe rispettare la scadenza del 15 febbraio ed evitare una proroga dell’esercizio provvisorio: “Spero fortemente di farcela – ha detto il presidente dell’Ars – Ci sono le condizioni per chiudere positivamente la partita. Nella conferenza coi capigruppo ho avuto modo di apprezzare anche il senso di responsabilità delle opposizioni, compresi i Cinque Stelle, e ne siamo felici. L’approvazione della Finanziaria? Si può fare qualsiasi cosa, a patto che ogni partito della maggioranza raggiunga la propria condizione di agibilità. Tutti hanno messo qualcosa nella realizzazione del progetto di governo e ciò che è stato promesso in campagna elettorale va mantenuto. Solo in questo modo si eviteranno problemi”.

La pioggia di emendamenti che ha flagellato la manovra, prima che lei decidesse di stralciare i tre testi collegati e consentisse ai deputati di concentrarsi sulla materia dirimente, è difficile da comprendere. Molti degli emendamenti portano la firma degli assessori…

“Il governo può fare ciò che crede, ma è all’aula che spetta l’ultima parola. Il ruolo dell’assemblea assume ancora più valore alla luce del fatto che non esiste una maggioranza. Quindi metterei da parte la prepotenza e proverei a dialogare di più con Sala d’Ercole. Ma vi garantisco che non faremo la fine di Roma, perché io non lo permetterei”.

A cosa si riferisce presidente?

“Al fatto che mi comporterei diversamente da Fico. Quando una Finanziaria non va in commissione di fatto è come se non venisse votata. E’ in commissione che si costruisce una legge, oppure è la morte della democrazia. Alla Camera si sono concessi di saltare un passaggio perché hanno numeri abissali. Ma io, da presidente, non consentirei mai di calpestare un regolamento. Inoltre, non abbiamo quei numeri e non potremmo permettercelo”.

C’è qualcuno che lo vorrebbe?

“No. Dico solo che io ho ancora fiducia in questo governo e nel presidente Musumeci. Credo che una quadra bisogna trovarla. Ma dobbiamo partire da un elemento fondamentale: che piaccia o meno, siamo una democrazia parlamentare”.

Oltre che agli emendamenti, ci sono altre responsabilità da attribuire in questo iter – lentissimo – della manovra?

“La prima cosa a cui dovremmo trovare un rimedio è quella degli uffici. Non c’è più personale. Alla Regione da undici anni vige il divieto di assumere, e ora ci troviamo a un punto di non ritorno. Non c’è abbastanza gente che possa svolgere le mansioni richieste. Potrei anche fregarmene, dato che io mi occupo dell’Assemblea. Ma non è così…”.

In uno dei tre collegati alla manovra, si fa riferimento allo sblocco del turnover, che dovrebbe garantire 6mila nuovi regionali fino al 2021.

“Speriamo sia un primo passo, perché la situazione è davvero pesante. Non ci sono strutture che riescano a garantire il lavoro dell’Amministrazione. Io all’Ars mi sono attivato per fare subito i concorsi, spero facciano lo stesso alla Regione. Quella che impedisce di assumere si chiama demagogia, e sta distruggendo l’Italia e il mondo della pubblica amministrazione. Personalmente non ne posso più. Si gioca a pagare meno, risparmiare. Ma questo non è un risparmio, è un massacro. E’ una cosa imbarazzante e va affrontata”.

Presidente, torniamo alla politica. Ha chiesto lei un rimpasto a Musumeci? Il governatore ha detto di essere disponibile.

“Non ho chiesto un rimpasto. So che volevano cambiare un assessore, di Caltanissetta, e ho chiesto se non fosse il caso di rimpiazzarlo con qualcuno che non fosse di Catania. Per una questione di equilibrio. Credo che tutte le province vadano garantite, mi viene in mente Agrigento. Per una provincia un assessorato conta tanto…”.

Berlusconi torna in campo. Cosa significa per Forza Italia?

“Due, tre punti percentuali in più. Cambiano gli equilibri in positivo. Noi eravamo sicuri di far scattare un deputato, sul secondo un po’ meno… Avere un candidato come Berlusconi significa aumentare i nostri voti. Per noi è un vantaggio e una ricchezza”.

Ma riduce lo spazio in lista. Si passa da otto a sette nomi, e i candidati sono tanti.

“Il toto-nomi non può inficiare la validità di una presenza come quella di Berlusconi. Per noi è una manna dal cielo. E io l’ho sempre immaginato come candidato…”.

E’ vero che ha chiesto a un pezzo rilevante di società civile, come il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, di candidarsi alle Europee?

“Assolutamente sì. Non c’è dubbio che quella di Bartolo sia una candidatura importante, che si sposa con la linea politica che sto tenendo sull’immigrazione. Mi piacerebbe molto, ma so che non sarà facile per via dei suoi impegni. Con Bartolo ci ho parlato una sola volta e gli ho prospettato la situazione. Ma non l’ho mai presentata come una possibilità reale, perché è una persona davvero impegnata. Se accettasse ne sarei felice”.

Lo sarebbero un po’ meno, forse, i leader catanesi di Forza Italia. Che puntano su Catanoso.

“Dove è il problema?”

Loro hanno una posizione filo-leghista.

“Non c’è alcun problema coi miei amici catanesi. Non penso che alle Europee votino Lega”.

E Catanoso?

“Per me è un candidato meraviglioso. Io spero che sciolga le riserve e accetti. Io ho cercato di parlare con i potenziali candidati. E un paio di giorni fa ho incontrato anche lui. Sto aspettando con ansia che mi dica di sì”.

Il patto di Cefalù che fine ha fatto?

“Credo che Forza Italia, ma anche i Popolari di Romano e l’Udc di Cesa si rivolgano allo stesso elettorato. Quella proposta nata a Cefalù sarebbe sciocco non coglierla. Loro da soli farebbero fatica, mettendoci insieme potremo fare un risultato migliore. Dobbiamo approfittare di questo vento populista per riunire i moderati. Quindi non escludiamo affatto l’ipotesi di un allargamento ad altre forze politiche”.

Romano e Armao sono due nomi spendibili?

“Al momento è presto per parlare di nomi. La proposta di allagare il campo dei moderati viene da Romano, che non ha avanzato pretese su una sua eventuale candidatura. Da parte del vice-presidente Armao credo ci sia una disponibilità. Con Berlusconi e la conferma dell’uscente Cicu, restano tre posti per gli uomini e quattro per le donne. Quel che è certo è che proveremo a costruire una lista forte per contrastare l’onda di Lega e Cinque Stelle”.