Con le sue «morbide manacce» sta portando la nazionale di pallavolo femminile in finale, con il suo buon senso non si fa piegare da chi ne vuole fare un manifesto contro Matteo Salvini. Basta questo a fare di Miriam Sylla, ivoriana ma nata a Palermo, non soltanto la migliore schiacciatrice del Mondiale che si sta giocando in Giappone, ma la prima sportiva a rifiutarsi di “palleggiare” con la politica. Anche lei è figlia di migranti, della Costa d’Avorio. Suo padre appena arrivato in Italia scelse Bergamo perché stordito da troppi paradisi. «Gli avevano detto che avrebbe trovato facilmente lavoro e invece nulla» ha raccontato la giocatrice a Roberto Belinghieri dell’Eco di Bergamo.

Per fortuna non è tornato indietro e a quel tempo la Lega era ancora folklore. «Mio padre decise dunque di lasciare Bergamo per Palermo. Almeno, gli consigliò un amico, a Palermo farà più caldo». Il padre di Miriam, nel suo primo giorno, a Palermo, ha trovato la neve ma anche una mano amica. «Una donna, per strada, lo aiutò immediatamente. Poi lo invitò a lavorare a casa sua. Iniziò facendo le pulizie. Poi arrivarono i documenti e tutto il resto».

Oggi Sylla chiama questi benefattori palermitani “nonni Maria e Paolo” e quando torna a Palermo corre a trovarli. Per via del fratello, che prova la strada del calcio, la famiglia di Miriam si è poi spostata a Lecco. Anche qui, come a Palermo, la provvidenza la assiste. A crescerla, mentre i genitori lavorano, è la signora Anna e ancora una volta le relazioni sono sottosopra: a fare da baby sitter a Miriam è un’italiana. Grazie ad Anna, Miriam dice che ha imparato a dire meno bugie. A 12 anni ha iniziato con la pallavolo che ha preferito alla danza classica. Il suo primo allenatore le aveva promesso che l’avrebbe “portata in Serie A”. Ce l’ha fatta davvero.

Nel 2011, Miriam gareggia in A1 con la Villa Cortese. Dopo due anni passa alla Foppapedretti Bergamo, si guadagna la convocazione in nazionale e quest’anno è passata all’Imoco di Conegliano. In questo mondiale che sta tenendo svegli gli italiani, che vogliono evadere dal clima tossico della politica, Miriam si sta rivelando la migliore schiacciatrice del torneo. Taglia corto, anzi fa punto, quando gli si chiede della nazionalità: «Sono italiana, vivo e gioco in Italia, come è naturale che sia. Basta così».

A 23 anni, sta colorando la nostra maglia, è un magnifico esempio di tempra morale («Noi migranti viviamo ogni giorno come l’ultimo perché veniamo da lontano»), e con il suo piercing malandrino, su Instagram, insidia, per grazie, la nostra nuotatrice Federica Pellegrini. Che aspetta, quindi il sindaco Leoluca Orlando? Lui che è sindaco cosmopolita, la inviti a Palermo, anzi, la faccia tornare in città. Finora non ha sbagliato nulla e sa da che parte stare: «Ivoriana o italiana? Che domanda insensata. Sono nata qui. Sono italiana. Magari più siciliana che del Nord».