Il concetto di accoglienza ridotto a una tendopoli. Incredibile, ma vero: è l’ultima proposta del Ministero dell’Interno che avrebbe comunicato a pochi intimi – fra cui la Regione Siciliana, la Prefettura di Catania e, indirettamente, il sindaco di Vizzini – la volontà di allestire un mega campo per migranti nell’area di contrada Salonia, fra i comuni di Vizzini e Militello di Val di Catania. Quest’ultimo, è il paese natale del governatore Nello Musumeci. La struttura sorgerebbe nell’ex caserma dell’Aeronautica Militare, dismessa nel 2014. A una ventina di minuti, in linea d’aria, da contrada Cucinella, a Mineo, dove la scorsa estate, dopo otto anni, è stato chiuso il Centro d’accoglienza (si fa per dire) più grande d’Europa. E a una mezz’oretta da Ambelia, il resort dei cavalli su cui la Regione sta spendendo le migliori risorse. Secondo Musumeci, diventerà la stazione equina più importante del Mezzogiorno d’Italia.

Se questa proposta dovesse andare in porto – è stato convocato per domani un comitato per l’ordine e pubblico la sicurezza – sarebbero due le dirette conseguenze: un post, immediato, di Matteo Salvini su Facebook, e l’aggravamento delle condizioni di un’Isola che paga un prezzo altissimo alle ondate migratorie di queste settimane. Soprattutto a livello d’immagine (tanto che, a Lampedusa, in molti stanno cancellando la loro vacanza). Ma non è questo il punto. Vizzini, con tutto il rispetto, non è l’Isola dei Conigli, ma potrebbe diventare il paradigma – un altro paradigma – dell’incapacità del governo centrale di gestire un fenomeno che ha assunto, negli anni, pieghe incontrollabili. Il Cara di Mineo – Cara è l’acronimo di centro d’accoglienza per i richiedenti asilo – in realtà è stato il teatro più barbaro dell’invasione. Soprattutto per la sua gestione.

Nato nel 2011, nel bel mezzo della primavera araba, fu istituto dal governo Berlusconi e da un ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni. Sorgeva al Residence degli Aranci, che avrebbe dovuto ospitare le residenze delle famiglie americane di Sigonella, ed è stato l’emblema di un’accoglienza “ghettizzata”, con pesanti ricadute sulla vita dei richiedenti asilo. Se oggi all’hotspot di contrada Imbriacola, una struttura utile a ospitare 95 migranti, ce ne stanno fino a mille, nel Cara di Mineo (capienza massima di 2 mila persone) ce ne stavano almeno 4 mila. Gente proveniente da paesi africani e asiatici, parcheggiati all’interno del centro e privati di qualsiasi diritto, per un tempo indefinito: quello che sarebbe servito al governo italiano per accordare lo status di rifugiato (persino tre o quattro anni, in alcuni casi). I migranti, all’interno del centro, non hanno mai goduto di un’adeguata consulenza socio-legale e di una puntuale informativa su diritti e possibilità.

“Altre prassi illegittime e divenute con il tempo normali pratiche – si legge su meltingpot.org, un sito che promuove i diritti di cittadinanza – sono state il pagamento del pocket money in sigarette, cibo insufficiente per tutti, mancanza di vestiti e assistenza sanitaria, oltreché inadeguata protezione dei vulnerabili, come le persone con disturbi fisici e psichici e le donne vittime di sfruttamento sessuale. Questo disagio è andato drasticamente peggiorando nei mesi corrispondenti allo smantellamento del centro con il taglio ai servizi e l’annullamento dei corsi di italiano e di altre possibilità formative. In modo particolare, nelle ultime settimane la situazione risultava ancor più caotica: il gruppo di migranti rimasti, in prevalenza vulnerabili, vivevano in condizioni precarie con assenza di manutenzione delle strutture del centro”.

E non è tutto. Perché i migranti, censiti grazie a un sistema “militarizzato” d’accesso (con il badge), in realtà potevano entrare e uscire attraverso i buchi creati nelle recinzioni sul retro. La struttura, in questo modo, è divenuta un ricettacolo di presenze clandestine. Il più chiaro esempio di un fenomeno portato al limite, e utile a nessuno. In primis i migranti stessi. Matteo Salvini, nel suo fortissimo impatto propagandistico (estate 2018), annunciò la chiusura del Cara, che dal 9 dicembre dello stesso anno fu lentamente svuotato. Ogni due settimane autobus carichi di migranti cominciarono a smistare gli ospiti in altri centri d’accoglienza – l’unico Cara sopravvissuto, in Sicilia, è in contrada Pian del Lago, a Caltanissetta – dove le condizioni di certo non sono migliori. Altro che hotel di lusso. L’ultimo pullman è andato via il 2 luglio dell’anno scorso, con un carico di 80-90 persone, dietro le quali il cancello si è chiuso una volta per tutte.

Oggi la struttura è abbandonata fra i rifiuti e non s’è dato seguito alla proposta di trasformarla in una scuola di formazione militare. Le istituzioni latitano, anche se il malumore e il ricordo dei tempi andati non si sono mai sopiti. Così come la consapevolezza, da parte del territorio e delle sue istituzioni, di essere scampati a una nuova invasione, che quest’estate avrebbe portato in dote anche l’amaro fastidio del Covid (con cui fanno i conti negli hotspot di Lampedusa e Pozzallo, per citare i più esposti). Molti operatori che lavoravano al Cara sono rimasti fuori dal circuito. Lo specchio fedele di un esperimento fallito. E proprio alla luce di questa vicenda, ora come non mai, il governo italiano dovrebbe interrogarsi due volte sulla possibilità di riportare frotte di migranti nella parte più intima e solitaria di Sicilia. A Vizzini, in quella caserma quasi fatiscente, inabitata da anni.

Inutile soffermarci sulla reazione del sindaco, Vito Cortese: “Sono a conoscenza del fatto che vogliono fare una tendopoli gestita dalla Croce Rossa e dal dipartimento nazionale per la Protezione Civile e la cui sicurezza sarà garantita dalle forze di polizia e anche dall’esercito. E’ una decisione che comunque vogliono far passare sulle nostre teste e questo non mi trova d’accordo. Abbiamo già pagato un prezzo troppo alto col Cara di Mineo. Siamo del parere che questa scelta vada rivista perché in contrasto con tutti i programmi di sviluppo del territorio già approvate dal governo nazionale e regionale”. E Musumeci? Che dire di Musumeci? Il presidente della Regione aveva individuato una soluzione, cioè affittare navi da ormeggiare nei porti per consentire – soltanto lì e per un breve periodo – la quarantena  dei migranti che si affollano sulle coste siciliane. Ma non aveva previsto, né gli tocca farlo, la fase-due. Cioè dove finiranno queste persone, coi centri già saturi (almeno in Sicilia).

“Il governo nazionale ha ordinato di allestire una tendopoli per centinaia di migranti nelle campagne tra Vizzini e Militello in Val di Catania. Il governo della Regione è totalmente contrario – ha detto Musumeci, agitando la scimitarra -. Forse qualcuno a Roma, al posto di arrossire per l’incapacità manifestata nell’adottare un Piano organico sull’immigrazione durante l’emergenza Covid, pensa di poter continuare a trattarci da campo profughi d’Europa. Avevo detto che siamo e saremo contrari al ritorno del business dell’immigrazione e delle facili illusioni per disoccupati disperati. Pensare a una sorta di campo di concentramento per centinaia e centinaia di persone, in tempo di epidemia, significa essere semplicemente irresponsabili. Il ministro dell’Interno intervenga: di tendopoli e di affaristi la Sicilia non vuole più sentirne”.

Gli stessi affaristi che si erano infiltrati a Mineo, dov’erano politici e imprenditori – stando a un’inchiesta della Procura, che vede imputato anche l’ex sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe Castiglione – a manovrare i bandi per la gestione dei servizi nel centro d’accoglienza (ne costruirono uno ad hoc per oltre 97 milioni di euro). Dove il numero dei migranti veniva “gonfiato” per garantire maggiori introiti alle ditte, e le assunzioni garantite ai parenti più stretti. Una situazione talmente deprecabile che l’Anac di Raffaele Cantone intervenne e ordinò che il centro, nel 2015, venisse commissariato (fino al settembre 2018, quando subentrano nuovi consorzi e cooperative). Ma da lì alla chiusura è stato un attimo. Un colpo di spugna di Salvini.

I Cinque Stelle: A Vizzini non sorgerà un altro Cara

“Una cosa è certa: a Vizzini non ci sarà un nuovo Cara come quello di Mineo. Quello previsto non è un campo profughi e ci batteremo affinché non lo diventi mai, non venga attivato e anzi vigileremo affinché siano garantiti gli standard di sicurezza promessi per la tutela dei cittadini. In caso contrario ne chiederemo l’immediato smantellamento. Il ministero dell’Interno ha il dovere di trovare soluzioni alternative e la soluzione proposta da Di Maio, ossia di azzerare le partenze con accordi più stringenti con la Tunisia e di rimpatriare chi arriva anche con le navi, e non solo gli aerei, trova il nostro sostegno e va nella direzione di rendere sempre più residuale l’utilizzo eventuale della tendopoli”. Lo affermano i portavoce 5 stelle alla Camera e all’Ars del Calatino Gianluca Rizzo, Eugenio Saitta e Francesco Cappello, in relazione alla struttura di accoglienza e per la quarantena dei migranti prevista a Vizzini.

“Fino a poco fa – dicono i parlamentari – abbiamo interloquito col Ministero degli Interni sulla vicenda. Dal viceministro Crimi abbiamo avuto ampie rassicurazioni che non ci saranno contraccolpi per il territorio. La struttura sarà usata nell’area del demanio marittimo militare di Vizzini solo transitoriamente, per il periodo della quarantena e soltanto in caso di necessità e di emergenza. Per la bonifica dell’area, dell’allestimento delle strutture e dell’erogazione dei servizi viene stipulata una convenzione tra la Croce rossa italiana ed il Prefetto di Catania”. “Nell’area – proseguono i 5 stelle – saranno accolti, per il solo periodo dell’emergenza in atto, fino a 300 migranti. Teniamo a sottolinearlo, si tratta di una soluzione temporanea ed eventuale, che il governo nazionale ha chiesto di adottare solo nel caso non ci fosse più posto nelle due navi da crociera predisposte per la quarantena dei migranti sbarcati sulle coste siciliane”. “La tendopoli di Vizzini – continuano i portavoce ed il sindaco – sarà allestita e gestita dalla Croce Rossa e sarà dotata di un adeguato sistema di sorveglianza, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini di Vizzini, ma verrà attivata solo in caso di esaurimento della capienza delle navi e per il solo tempo della quarantena, esaurito il quale i migranti verranno rimpatriati”.