Quarantasette. Sono i giorni che la Sicilia ha trascorso senza un governo. A questi bisognerà aggiungerne altri. Che serviranno al presidente della Regione, Renato Schifani, per scegliersi una giunta di “soli eletti”, possibilmente “competenti”. Con pesi e contrappesi del caso. L’assessorato alla Sanità ne vale due normali, per questo Forza Italia dovrebbe accontentarsi di tre caselle (complessivamente). A Fratelli d’Italia ne andranno quattro (oltre alla presidenza dell’Assemblea), alla Lega un paio (più il vicepresidente della Regione), come alla DC di Cuffaro. Mentre gli Autonomisti di Raffaele Lombardo dovrebbero accontentarsi di un solo nome (e di un assessorato pesante: difficilmente sarà l’Economia). Questo, fin qui, il quadro. Quanto importa tutto questo ai siciliani? Probabilmente, meno di zero.

Il 48% che si è recato alle urne il 25 settembre ha approfittato della combo con le Politiche, altrimenti avrebbe disertato in massa. E oggi è costretto ad assistere a una pantomima che non risolve i problemi: a partire dal caro bollette che sta stritolando famiglie e aziende. A proposito: Schifani, che vede gente e dice cose, ha ricevuto una delegazione delle associazioni di categoria a margine del corteo di lunedì scorso a Palermo: “Sto dalla vostra parte oltre che come presidente della Regione anche come cittadino e gli uffici stanno lavorando alla moratoria Irfis. Verrà sospeso il pagamento della quota capitale della rata in scadenza del mese di dicembre dei mutui. Anche sul tema del caro-bollette, l’attenzione resterà massima sia nei confronti delle imprese che dei singoli cittadini. Contemporaneamente alle iniziative del governo nazionale, non ci sottrarremo dal fare la nostra parte. Al momento stiamo studiando delle modalità di utilizzo di alcuni fondi su due fronti: il primo, un rimborso sugli aumenti percentuali delle tariffe energetiche e il secondo, l’incentivo al ricorso a impianti di nuova generazione che possano garantire risparmi grazie a sistemi più moderni e innovativi”. Parole a cui dovranno seguire fatti.

Anche se passare ai fatti, senza una giunta che ti supporta, si sta rivelando una missione impossibile. Schifani, immerso nelle scartoffie di palazzo d’Orleans (dov’è investito delle mansioni di dodici assessori e da mille emergenze) ha dovuto marcare visita all’incontro con il capo nazionale della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, in programma a Messina dopo l’esercitazione antisismica di venerdì. Poi è volato a Roma dai ministri Salvini e Urso per approfondire la questione del Ponte sullo Stretto e la vertenza Lukoil. In generale, il governatore – che in questa prima fase ha chiesto ai capi di gabinetto di fare un sacrificio e rimanere in trincea (nonostante gli assessori di riferimento abbiano sloggiato da settimane) – sta faticando a reggere per intero il peso dell’Amministrazione.

Ma la cosa inquietante è non sapere quando tutto questo cambierà. Non appena Galvagno diventerà presidente dell’Assemblea, serviranno altri giorni per arrivare al giuramento dell’esecutivo (sempre di fronte all’Ars). Il tempo richiesto dalle “trattative politiche” per la definizione dei nomi (servono quattro donne) e, probabilmente, dell’elezione del Consiglio di presidenza: anche quelle sono poltrone di peso e determineranno la nuova geografia politica di maggioranza e opposizione. Tra i più ragionevoli Totò Cuffaro: “Mi sarebbe piaciuto avere l’assessorato all’Agricoltura ma so che sarà complicato – ha detto al sito IlSicilia -. La democrazia ha delle regole precise: la Lega ha ottenuto qualche voto più di me e prenderà questo assessorato. Il nome che circola è quello di Luca Sammartino e con lui collaboreremo. Prenderemo altri assessorati: Attività Produttive, Beni culturali, Formazione, non lo so si vedrà”. E’ ovvio che dopo l’insediamento ‘tecnico’ degli assessori, la partita non potrà dirsi esaurita: ognuno di essi, infatti, dovrà nominare il proprio staff di gabinetto e iniziare il rodaggio alla macchina. Essere operativi prima di Natale risulterà un’impresa.

L’unica legge che il parlamento dovrà portare a casa entro la fine dell’anno – scordatevi le riforme – è l’autorizzazione all’esercizio provvisorio in attesa di mettere nero su bianco la prossima Legge di Bilancio e di Stabilità, che risentirà degli effetti del giudizio di parifica (che per il momento è previsto a dicembre). Se son rose fioriranno. Ma non è questo il caso.