Per ricordare al meglio il sacrificio di Giovanni Falcone oggi, 23 maggio, mi piace sfiorare la blasfemia. E pure l’eresia. Per fortuna – e sta qui la provocazione – oggi non ci saranno né cerimonie né sfilate, né pennacchi né gagliardetti. Di conseguenza non ci sarà nemmeno il palcoscenico sul quale si impancano, ogni anno, antimafiosi di lungo corso e giustizialisti sotto scorta, fanatici della galera e professionisti dello sputtanamento. Quest’anno avremo finalmente il bene di non vedere il teatrino pettoruto degli eroi farlocchi che si piazzano lì, tra l’aula bunker e via Notarbartolo, e mascariano senza saperlo la memoria del giudice assassinato con la moglie sull’autostrada di Capaci. Quest’anno, grazie alla pandemia, sarà una commemorazione libera, pura, affidata semplicemente alla coscienza e alla preghiera degli onesti. Magari fosse ogni anno così.