Una preoccupazione è svanita, ma molte altre affollano il futuro della Sicilia. Tema? Il turismo. Nella sua disamina di Ferragosto, l’assessore Elvira Amata – alla quale i 24 milioni di euro del programma ‘SeeSicily’ investiti in comunicazione saranno parsi certamente poco – ha annunciato “una campagna di comunicazione importante per il futuro”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha spiegato a Live Sicilia che con le risorse a disposizione “intendiamo puntare sull’estero e l’internazionalizzazione. Dobbiamo andare in quei paesi che conoscono poco la Sicilia”. Come? Pagando ovviamente. “Bisognerà realizzare una campagna martellante negli aeroporti, sulle tv e sugli altri mezzi di comunicazione. Dobbiamo rispettare la mission del nostro assessorato: vendere il brand Sicilia”.

E cosa si è fatto in questi anni, se non vendere? Molte delle risorse destinate a SeeSicily sono state ‘distratte’ rispetto all’obiettivo originario, cioè sostenere la ripartenza degli albergatori e venire incontro ai turisti con proposte vantaggiose, e dirottate ai gruppi editoriali per ottenere visibilità (politica). Tra i beneficiari Cairo, Publitalia ’80, Raicom e tante altre. I media come chiave d’accesso alla vita pubblica del paese, al prime time, ai talk show: questo ha rappresentato SeeSicily, che adesso viene mandato in archivio con una nonchalance a tratti imbarazzante e senza tener conto dei rilievi della Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione europea: entro la fine dell’anno 39 milioni potrebbero tornare nelle casse di Bruxelles perché non spesi.

Di questo la Amata non si occupa: l’obiettivo è garantire copertura a chi ha ideato le precedenti misure, cioè i suoi stessi compagni di partito. “SeeSicily era soprattutto un progetto di comunicazione sulla Sicilia e su questo fronte ha funzionato in maniera pazzesca – continua a ripetere l’assessore -. Il 2021 e il 2022 hanno fatto registrare numeri in risalita rispetto al periodo Covid. Il fatto che l’operazione dei voucher per le notti omaggio negli alberghi non abbia funzionato non significa che l’intera misura non sia servita”. Ma occhio alla chicca: “L’obiettivo di SeeSicily non erano i voucher: quello era un mezzo per attirare i turisti, per fare a sua volta ‘comunicazione’ della Sicilia. Le presenze, alla fine, ci sono state”. Il fine giustifica i mezzi. Sebbene la “Regio” abbia segnalato la “possibilità che le spese siano connesse a irregolarità con gravi conseguenze finanziarie” e ha invitato gli organi competenti a “riesaminare le verifiche di gestione delle operazioni connesse a SeeSicily al fine di garantire che siano stati selezionati solo progetti in possesso dei requisiti di ammissibilità”.

Nella vagonata di verità presunte dell’assessore al Turismo c’è spazio per un’ultima balla. Neppure i disagi di Fontanarossa e gli incendi avrebbero convinto i turisti a fare un passo indietro. Al contrario, “anche chi è arrivato in Sicilia in quei giorni ha subito dimenticato i disagi ammettendo che valeva la pena di visitare l’Isola”. Anche tra le fiamme. Anche dovendo ridursi a traversate bibliche e sotto l’afa. Nonostante i complotti: “In alcuni casi si sono accesi dei riflettori pazzeschi, anche da parte della stampa estera, sulla Sicilia. Gli incendi, ad esempio, ci sono stati in tutta Europa. Contro la Sicilia, però, si è voluto creare un danno di immagine”, ha detto la Amata. Viva il realismo.