Ci mancava l’aut aut sul voto segreto e la minaccia di un Aventino all’incontrario, come lo ha chiamato il deputato del Pd Antonello Cracolici. Se la commissione regolamento non dovesse attenersi ai suoi desiderata, e Sala d’Ercole di conseguenza, Musumeci ha annunciato che il governo non si presenterà più in aula. Dimenticando che le leggi, in assoluta libertà di coscienza, le vota il parlamento. Compresa quella di pronunciarsi a favore o contro il voto segreto. Che, per uno strano scherzo del destino, potrebbe essere affossato, o salvato, in totale segretezza. Ma il punto è un altro. Ammesso che la questione sul voto segreto, come chiedono i sei deputati di Diventerà Bellissima, finirà prima all’esame della commissione e poi a quella dell’Ars: cosa succederà se il Parlamento, legittimamente, dovesse opporsi? La conclusione – su cui servirebbe una conferma seria da parte del governo – è quella della paralisi istituzionale. Del blocco “forzato” dei lavori della Regione. Del “fermi tutti”, non si gioca più. Un’assurdità.

Un altro aspetto che il presidente della Regione dimentica, e che attiene strettamente all’ambito della coerenza, è che al termine della scorsa esperienza di governo, con Crocetta, in aula si discusse sulla possibilità di abolire il voto segreto, ma un deputato della Lista Musumeci, Santi Formica, alzò la manina per dirsi contrario: “Se aboliamo il voto segreto in una Istituzione ad elezione diretta, significa che il Parlamento non conta più nulla” fu il succo del suo intervento. Ma la politica ci insegna che persino il credo più integralista cambia in base ai banchi che si occupano.

Scommettere come andrà finire questa legislatura è un mistero che neanche Fatima. Ma questo del ricatto parlamentare ancora ci mancava. Il presidente della Regione non si rassegna all’evidenza: che la maggioranza non ha i numeri, e che l’opposizione, voto segreto o palese poco importa, resta opposizione. Ognuno dovrebbe recitare la propria parte come ha ricordato più volte il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Micciché. Era l’aprile scorso, impasse sul ddl relativo alla semplificazione amministrativa, quando il coordinatore regionale di Forza Italia di fronte ai giornalisti prese la parola: “Mi sembra – fu l’intervento del presidente dell’Ars – che non ci si renda conto che le leggi non si approvano facendo l’appello alla responsabilità all’opposizione. La maggioranza si deve dare una regolata e deve cominciare a essere presente”. Ecco. Se Musumeci risalisse alla fonte del problema, potrebbe lanciarne un’altra di provocazione: inserire nel regolamento le presenze obbligatorie, come in certi corsi all’università. Se non siamo tutti, non si comincia.

Per inciso: alla votazione di mercoledì all’Ars, mentre in gran segreto le opposizioni tendevano il tranello al governatore, sei componenti del centrodestra in aula non c’erano: oltre a Micciché (a casa con la febbre), mancavano Pellegrino, Compagnone, Cannata, Lantieri e Gennuso. Gli ultimi due – strano scherzo del destino – fanno parte di Ora Sicilia, il gruppo parlamentare “gemellato” con Diventerà Bellissima. Perché non chiedere a loro – con tutto il rispetto per le indisposizioni di ognuno – dove si trovavano al momento del delitto? E perché non hanno fatto ritorno all’Ars nonostante i telefoni bollenti? Per la cronaca: il bacino della maggioranza è sceso da 37 a 31. Ma favore dell’articolo 1 della riforma sui rifiuti hanno votato in 29. Uno (Bulla dell’Udc) ha fatto cilecca, mentre l’altro mister x non si trova. Chiamate la signora in giallo.

I COMMENTI

Il governo regionale non andrà più in Aula fino a quando non sarà abrogato il voto segreto. Ho già chiesto ai rappresentanti del centrodestra nella Commissione regolamento all’Ars di richiedere la formale convocazione dell’organo per procedere di conseguenza. Ho già anticipato la volontà del governo al presidente del Parlamento Miccichè”. Lo dichiara, in una nota, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

Le repliche all’affondo del governatore, che non ha affatto l’aria della provocazione, non si sono fatte attendere. Il primo a reagire, citando l’Aventino, è stato il deputato del PD, Antonello Cracolici: “Musumeci annuncia l’Aventino. Dopo quasi un secolo in cui i suoi padri politici costrinsero l’opposizione ad abbandonare il parlamento. Adesso è lui ad annunciare l’abbandono del parlamento siciliano per reagire contro l’opposizione. Ridicolo! Fa prima a dimettersi, è ormai evidente che non è adeguato a governare la Sicilia”.

Ma anche il Movimento 5 Stelle non le manda a dire: “Musumeci la smetta di fare come il bambino prepotente che quando non può vincere la partita porta via il pallone, impedendo ai suoi compagni di giocare. Abolizione del voto segreto o paralisi di sala d’Ercole è un aut aut inaccettabile in un contesto democratico, specie se si ricorda che proprio Musumeci ed il suo gruppo, nella scorsa legislatura, votarono contro l’abolizione di questa modalità di voto”. “È comodo – afferma il capogruppo Francesco Cappello – cercare di fare retromarcia sulla strada della coerenza, pur di mantenere assieme i cocci di una maggioranza a pezzi e di tenere in vita un governo sempre più comatoso e incapace di cavare un ragno dal buco. La verità è che il flop della legge sui rifiuti non è che la ciliegina sulla rancida torta di fallimenti di un esecutivo che sta portando a fondo la Sicilia”. “Per quanto ci riguarda – conclude Cappello – non non siamo contrari all’abolizione del voto segreto, tant’è che abbiamo presentato da mesi la proposta di modifica della modalità di voto. Se il voto segreto c’è comunque lo usiamo e non certo per nascondere i nostri voti, ma per evidenziare la falle di una maggioranza che è tale solo sulla carta”.

Nel pomeriggio anche Gianfranco Miccichè, con una intervista all’Adnkronos, aveva denunciato l’agguato di mercoledì in aula, dove però mancavano sei deputati nelle file della maggioranza (tra cui lo stesso Micciché, a letto con la febbre): “C’era un accordo con il Pd e il M5S per l’approvazione dei primi cinque articoli della riforma sui rifiuti. Era tutto concordato. Ma, ancora una volta grillini e Pd, non hanno rispettato gli accordi. Sono veramente amareggiato – ha spiegato il presidente dell’Assemblea -. Io sono sempre stato rimproverato perché dicono che aiuterei troppo le opposizioni, e poi loro vengono meno agli accordi politici raggiunti. Non funziona così – dice ancora Miccichè – Tra l’altro ieri avevo anche chiesto di rinviare la seduta a martedì prossimo, visto che io sono a letto con l’influenza, e che ci sarebbe stata in maggioranza una persona in meno. Ma hanno preferito di no. E io ho acconsentito, chiedendo di non avere sorprese in aula. Invece c’è stato l’agguato”.