L’ultimatum di Giuseppe Norata, che ha chiesto al Comune di Palermo quasi 3 milioni di euro per pagare il primo mese di emergenza rifiuti – “al fine di far fronte alle obbligazioni nel frattempo assunte nei confronti dei fornitori dei servizi connessi all’emergenza” – dalle parti di palazzo delle Aquile non attecchisce. Il destinatario della missiva, il ragioniere generale Basile, ha già sbattuto le porte in faccia alla Rap: “La crisi determinatasi nello smaltimento dei rifiuti della città è da addebitarsi in toto alla Regione siciliana. I costi straordinari di che trattasi – prosegue – non sono imputabili al Comune di Palermo né pertanto finanziabili con il gettito Tari”. Il costo della Tari, fra l’altro, era già aumentato nei mesi scorsi per 70 mila persone (su 300 mila contribuenti) che avevano dichiarato 1,2 milioni di metri quadri in meno, e allo scopo di salvare la Rap da un tracollo finanziario annunciato: vennero trovati 6 milioni. La metà di quel denaro, adesso, dovrebbe servire per pagare la prima tranche di un’emergenza che fra l’altro andrà avanti fino a quando a Bellolampo non verrà inaugurata la settima vasca (ma ci vorrà almeno un anno, se non di più). La soluzione potrebbe essere un prestito-ponte, che lo stesso Basile ha annunciato fra le righe, parlando di “anticipare in termini di cassa i costi straordinari”. Del resto, però, il Comune non vuole più saperne.