L’attesa è durata poco più di ventiquattr’ore, ma alla fine Tony Di Piazza è sbottato: “Devo smentire alcune affermazioni sul mio conto perché non corrispondono al vero. Non è mia intenzione fare polemica con nessuno, ma non è possibile dare una rappresentazione distorta dei fatti, peraltro nel corso di una conferenza stampa senza alcun contraddittorio”. L’ex vicepresidente del Palermo, che aveva presentato le dimissioni dalla carica e poi aveva deciso, nel corso dell’ultima assemblea, di ritirarle, è tornato sulla conferenza stampa di Mirri dell’altro ieri: “Rivesto la carica di amministratore al pari del signor Mirri e del signor Sagramola, smentisco quindi l’affermazione di Mirri per cui sarei solo un socio e non un amministratore. Vi sono poi una serie di affermazioni tese a rappresentare un quadro nel quale sarei – nel migliore dei casi – una persona con le idee confuse o che le cambia continuamente. Anche queste affermazioni – dice Di Piazza – non sono vere perché mi sono dimesso da vicepresidente, su sollecitazione di molti tifosi, e anche per cercare di sanare le ferite che si erano aperte, avevo manifestato la mia disponibilità a riconsiderare le mie dimissioni se si fosse ristabilito un clima di leale collaborazione. Ma l’ipotesi di riconciliazione è stata seccamente rifiutata, con la conseguenza che non ho mai ritirato le mie dimissioni”.

Di Piazza ha comunicato di aver versato la quota del capitale a lui riferita, ma nel cokntempo conferma l’intenzione di vendere le sue quote, pari al 40% di Hera Hora, la holding che controlla il Palermo calcio: “Ho comunicato – continua l’imprenditore di San Giuseppe Jato – la mia intenzione di cedere la mia quota di partecipazione sociale e, perdurando una tale situazione fra i soci, non ho mai cambiato idea sul punto, né ho fatto comunicazioni in tal senso”.

MIRRI: “IL PALERMO NON E’ UN GIOCATTOLO”

“Non ci sono dubbi o preoccupazioni. Il Palermo non ha mai avuto un capitale di 7 milioni già quasi interamente versato. Anche Tony Di Piazza dovrebbe versare la sua parte entro domani e non ho ragioni per dubitare che manterrà fede all’impegno: il budget per il prossimo anno è di 6 milioni e, Covid permettendo, confidiamo di fatturarne 10. Le prospettive non sono rosee, ma eccellenti”. Così Dario Mirri, per la prima volta, analizza in conferenza stampa le storie tese all’interno del club rosanero. Nell’appuntamento coi giornalisti, organizzato assieme al sindaco Orlando per salutare la promozione in Serie C (senza festeggiamenti), Mirri passa il tempo a parlare di Di Piazza, il socio italo-americano che detiene il 40% delle quote e ieri, nel corso dell’ultima assemblea, si è offerto di ritirare le dimissioni da vicepresidente messe sul piatto a fine maggio.

Ma che qualcosa si sia rotto lo si capisce dalle parole di Mirri: “Non ci possono essere modifiche alle quote di proprietà, a meno che Di Piazza non voglia vendere. In tal caso, abbiamo un diritto di prelazione. Di Piazza è un socio, non un amministratore. I soci fanno i soci e abbiamo un ottimo amministratore (Rinaldo Sagramola, ndr)”. Mirri, inoltre, ha sottolineato i numerosi passi indietro di Di Piazza nell’arco della stagione: “Ci sono stati fraintendimenti e distanza, secondo me. Perché Tony vive le cose della società sui social (e non sono per nulla contro i social). Di Piazza ha seguito un percorso non istituzionale, ma non ci sono stati altri punti di divergenza sostanziale. Quello che è successo ha un significato: non si può pensare di dire qualcosa e non avere conseguenze; il Palermo non è un giocattolo, non ha padroni. L’unica volta in cui abbiamo votato una delibera a maggioranza, e non all’unanimità, è quando lui non voleva riconoscere il premio promozione ai giocatori”.

Il più grande fraintendimento riguarda il coinvolgimento di Joe Tacopina. Mirri – che una volta di più conferma le difficoltà nel rendere maturo il rapporto imprenditoriale con i propri soci – ha confermato la circostanza secondo cui il 22 gennaio è stato convocato da uno studio legale di Roma per manifestare l’interessamento dell’avvocato nei confronti del club: “Mi sono alzato dopo 5 minuti e poi ho informato Di Piazza. Con mia sorpresa ho saputo da lui che erano già in contatto. Così ho avvertito l’avvocato che mi aveva convocato a Roma, il quale mi confermò che Di Piazza e Tacopina parlavano già da mesi. Ma la società non aveva alcun interesse a coltivare la proposta e lo invitai a fare altrettanto”.

Anche il direttore Rinaldo Sagramola è intervenuto per fornire alcuni dettagli sulla costruzione della squadra che affronterà il prossimo campionato di Serie C: “Stiamo cercando di sistemare le questioni relative ai ragazzi già in forza e metterci alla finestra per vedere cosa succederà e conoscere le date per l’iscrizione ai campionati, senza dimenticare che tanti giocatori e allenatori ora sono ancora impegnati in campo. Un profilo di allenatore? Stiamo vedendo col ds Castagnini profili esperti della categoria, che prediligano lo spettacolo che il Barbera merita e riflette la voglia della società di affrontare gli impegni. Di più non posso dire”.