E’ come se aver fissato la data del congresso regionale – il 16 dicembre – lo avesse spinto nel baratro della crisi. Avesse certificato, da parte di un gruppo dirigente, l’incapacità di capire i problemi, di reagire, di rinascere. Così mentre giovedì sera la direzione “brandellata”, con in testa il segretario uscente Raciti sanciva il ritorno al passato e l’ennesima divisione (certa) in correnti, Antonello Cracolici – storico leader democratico dell’Isola – si arrovellava in discorsi e ragionamenti che non hanno portato a nulla, se non alla rassegnazione più totale.

“Volete capire che il Pd è morto? Che è necessario ripartire dai programmi e che serve posticipare il congresso dopo quello nazionale?”. E’ questo il pensiero di Cracolici, parafrasato in modo più o meno pittoresco. E’ stato un discorso appassionato il suo (“Magari ci eviterebbe cattive figure”). Ma con quale risultato? Dodici voti a favore per l’approvazione del nuovo regolamento (e un astenuto, Cracolici) che porterà a svolgere le primarie nei gazebo. Pochi giorni prima del Natale. La sensazione è che il panettone sarà indigesto anche quest’anno. Lo è stato nel 2017, dopo un tonfo elettorale senza precedenti alle Regionali. Potrebbe esserlo di nuovo, perché in questo lungo anno il Pd non è cambiato di una virgola, non si è mai evoluto.

Adesso che è già cominciato il toto-nomi, senza un briciolo di rappresentanza a livelli più alti – dove la data non si conosce ancora – lo smarrimento è pieno. Ci sarebbero già un paio di candidati dell’area Renzi (Sammartino e l’ex assessore Baldo Gucciardi), nessuno per Zingaretti, mezzo per i “racitiani-partigiani” che vorrebbero recitare la parte del leone già da oggi al teatro Santa Cecilia di Palermop, dove parte la convention “Agorà”, l’antitesi della Leopolda di Faraone. Sciogliere i nodi sulla data del congresso, non ha portato a una candidatura unitaria, e a meno di miracoli non avverrà. Sei meglio tu o sono meglio io? Riprendono le ostilità. E non dite che Cracolici non vi aveva avvertito…