Chiede i pieni poteri per gestire da solo monnezza, termovalorizzatori e lavori stradali ma l’unica legge che in sette mesi di governo è riuscito a mettere insieme – la Finanziaria – è stata puntualmente impugnata da Palazzo Chigi che l’ha definita un colabrodo: sono state riscontrate incongruenze e asinerie che rischiano di farci pagare un pegno di ottocento milioni. Non solo. Da settembre, come un don Chisciotte smarrito nella Mancia, conduce una battaglia, epocale e picaresca, contro il caro voli; ma quando la compagnia inglese Ryanair, per imporre il suo tornaconto, ha deciso di sacrificare l’aeroporto di Comiso e di concentrare il suo business su Trapani lui, il presidente della Regione, è rimasto zitto, disarmato e impotente davanti ai suoi mulini a vento. Dov’è finita l’aureola di autorevolezza con la quale Renato Schifani è approdato a Palazzo d’Orleans?