Se ne faccia una ragione il Movimento 5 Stelle, che ne ha aspramente criticato la tempistica (“I manager, così, si fanno nel 2019”). Se ne facciano una ragione gli esclusi, che speravano di aggrapparsi al politico di turno per ottenere una sistemazione “comoda”. Stavolta vige il “codice Razza”. Per la nomina dei nuovi direttori generali delle Asp, l’assessore regionale alla Sanità sta applicando il “codice etico” tanto declamato altrove, specie dai grillini dell’onestà-ta-ta. L’esponente di Diventerà Bellissima ha chiesto ai 54 in lizza (numero ottenuto da una prima scrematura previa selezione) l’elenco dei carichi pendenti. Vuole sapere cos’hanno fatto nella vita: se sono stati arrestati, o solo indagati o, chissà, se risultano coinvolti in qualche processo. Più che onestà, si chiama trasparenza. E da questo ulteriore step, sono emersi parecchi elementi di interesse, come accuse dei pm o condanne da parte della Corte dei Conti. Un candidato, ad esempio, è coinvolto in un’inchiesta per un bando truccato. Un altro è rinviato a giudizio per corruzione. Dalle responsabilità non si scappa. E’ il codice Razza, e non prevede appello e né furbate.