Confindustria si allinea al piano di “ricostruzione economica” annunciato dal governo Musumeci, la cui discussione è fissata per il 5 maggio, dopo l’allentamento del lockdown. Ma lo fa con misure concrete: in primis un’Authority a garanzia della coesione tra governo, parti sociali e comunità scientifica e un’operazione drastica e radicale di semplificazione amministrativa. E ancora: liquidità alle imprese, contributi per la copertura degli oneri sociali e un’attenzione particolare al turismo.

Sono queste le priorità emerse da una lettera indirizzata allo stesso Musumeci, che porta la firma del vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, e dai presidenti di Confindustria Catania e di Siracusa Antonello Biriaco e Diego Bivona. Secondo i quali, la copertura degli oneri previdenziali è considerata fondamentale per far sì che vengano mantenuti i livelli occupazionali. Per questo “occorre dirottare sulle imprese i fondi per poter sostenere gli oneri previdenziali dei dipendenti. Le risorse, ampiamente reperibili tra le pieghe del Poc (Programma operativo complementare) e del Po Fesr (Programma operativo sul fondo europeo per lo sviluppo regionale)”.

“Il governo e la politica tutta – scrivono gli industriali – si impegnino a semplificare la macchina amministrativa rendendo certi e veloci i percorsi autorizzativi per i nuovi investimenti ed alleggerendo i molteplici vincoli imposti dalla attuale normativa; si utilizzino i fondi comunitari per investimenti che creino realmente valore per l’economia; si avviino tutte le opere pubbliche bloccate, con estrema decisione e con procedure di assoluta emergenza, come ad esempio la semplificazione del Codice degli Appalti, utilizzando il ‘sistema Genova’ se è il caso”, si legge ancora nel documento. “Servono subito segnali inequivocabili – osservano Albanese e i colleghi – che la Regione Siciliana promuove una convinta politica industriale sostenibile. Per fare questo è necessaria una sorta di Authority per la ricostruzione”.

“Il lockdown – si legge nella nota – ha fermato circa il 58% delle nostre imprese lasciando a casa circa 50.000 lavoratori solo nel settore industriale. La perdita del sistema economico nel suo complesso è stimata in 2,1 miliardi al mese. Un sistema che tra il 2007 e il 2018 ha subito un calo del 15% del Pil regionale. Se dovessero ripartire tutte le attività a maggio, alla fine del 2020 si registrerà una ulteriore diminuzione del Pil tra il 10% e il 12%. Le aree industriali ex Asi sono passate da una gestione provinciale farraginosa e inefficiente a una gestione regionale che sulla carta avrebbe dovuto diventare, con l’Irsap, che di fatto oggi è soltanto una sovrastruttura. Non dimentichiamo che gli altri territori non hanno i nodi strutturali della nostra Regione, dunque saranno più reattivi a cogliere le opportunità che si presenteranno”.