La sanità siciliana continua a brancolare nel buio. Non c’è traccia, infatti, dell’accordo definitivo tra l’assessore alla Salute Giovanna Volo e i privati convenzionati (laboratori analisi e ambulatori specialistici), che pure avevano manifestato la volontà di aderire al piano prospettato dalla Regione all’inizio di aprile. Non c’è traccia nemmeno dei pagamenti delle prestazioni erogate in extrabudget per l’anno 2021, che alcune strutture convenzionate esigono dall’ASP di Palermo: 65 milioni di euro bloccati per l’inerzia amministrativa del commissario straordinario Daniela Faraoni. Sembra che un caso simile – ma con meno soldi in ballo – sia in gioco all’ASP di Trapani, dove persino chi assiste i malati terminali resta al verde. Le aziende sanitarie, peraltro commissariate fino al 30 giugno (almeno), si fanno beffa dei “pesci piccoli”, decidendo se sganciare o meno i quattrini utili alla loro sopravvivenza. Peccato che anche dall’assessorato facciano orecchie da mercante. La paralisi di Schifani ha contagiato anche l’assessore Volo, scelta dal governatore per offrire alla sanità un’occasione di riscatto fuori dai classici schemi di partito. Macché.

Da piazza Ottavio Ziino solo qualche scintilla che rischia di creare un precedente: come la decisione di accordare una proroga di un mese ai 56 operatori socio-sanitari di Villa Sofia-Cervello che giovedì notte hanno manifestato davanti alla sede dell’assessorato. La Volo ha voluto incontrare una delegazione di lavoratori e di rappresentanti sindacali per comunicare loro la decisione della Regione, presa d’intesa con il manager dell’azienda ospedaliera, e assicurare che questo periodo di tempo servirà per affrontare nel dettaglio la vertenza che li riguarda, al fine di trovare una soluzione sostenibile e definitiva. Soluzioni che latitano per tutti gli altri precari Covid, fermo restando l’impegno della Regione – espresso attraverso la direttiva di mercoledì scorso – ad avviare dei percorsi di stabilizzazione per i lavoratori impegnati in prima linea contro la pandemia.

Si andrà comunque in ordine sparso, giacché toccherà alle Aziende aggiornare i propri piani del fabbisogno e individuare i posti vacanti da destinare, nel rispetto del limite del 50 per cento delle complessive risorse assunzionali, a quei lavoratori che hanno prestato servizio in area sanitaria, socio-sanitaria e amministrativa durante l’emergenza. Se i posti disponibili dovessero risultare inferiori al numero di personale che ha diritto alla stabilizzazione, gli enti e le aziende potranno chiedere una rimodulazione motivata dei piani triennali di fabbisogno e della relativa dotazione organica. Indice che una possibilità non si nega a nessuno.

L’assessorato, a testimonianza dell’impegno assunto (fin qui solo morale), ha dato mandato alle singole Asp di procedere con le proroghe ritenute necessarie (tenendo conto del tetto di spesa) e ha disposto la sospensione dei concorsi già banditi o non ancora conclusi con l’approvazione della graduatoria definitiva, così da consentire una rideterminazione del numero dei posti messi a bando, tenendo anche conto dei soggetti che hanno maturato i requisiti per la stabilizzazione. Lo stop non interessa però le procedure di reclutamento dell’area medica, utili a fronteggiare la cronica carenza di personale riscontrata nel Sistema sanitario regionale. E ci mancherebbe.

Tra le numerose magagne di questi tempi la più preoccupante riguarda la carenza di medici nei Pronto soccorso, che genera il sovraffollamento e le lunghe attese nei presìdi di emergenza (che nel peggiore dei casi possono sfociare in episodi di aggressione agli operatori sanitari); ma, restando in tema di personale, non si trovano nemmeno anestesisti e rianimatori, specie negli ospedali di periferia della Sicilia centrale e sud-orientale, a distanza di sicurezza dai grandi centri. E’ un problema sollevato dai primari di Terapia intensiva, che hanno sottolineato le difficoltà di chi in reparto ci vive quotidianamente: “Non è più tollerabile – hanno scritto in un documento consegnato alla stampa – fare 8, 10 o 12 notti di guardia in un mese, non è tollerabile non poter minimamente programmare la propria vita famigliare, non è tollerabile accumulare giorni di ferie non goduti (alcuni colleghi vantano oltre 300-400 giorni di ferie residui)”. Serve personale, ma la stagione dei concorsi non ingrana: forse perché poco attrattivi (c’entra anche la retribuzione, oltre al rischio “burnout” degli operatori).

Di fronte a mille questioni aperte, l’assessore Volo si limita a prendere tempo. Dopo lo sciopero di quattro giorni dei laboratori e ambulatori convenzionati, che aveva costretto le strutture pubbliche a prolungare gli orari di lavoro e ricorrere alle “prestazioni aggiuntive” per soddisfare la richiesta di esami e controlli clinici da parte dell’utenza, la protesta è rientrata. Ma la Regione si trova nelle condizioni di dover garantire ai privati, che erogano in convenzione circa l’80 per cento delle prestazioni del sistema sanitario regionale, le prerogative fin qui negate. Nell’accordo del 5 aprile l’assessorato aveva proposto di utilizzare circa 14 milioni di economie risultate dal 2022 per ridurre il deficit di quei laboratori e ambulatori privati che, a causa di precedenti decurtazioni dei budget, hanno subito le maggiori perdite. Si tratterebbe di una misura una tantum per circa 350 strutture che potrebbero così ridurre i propri passivi fino al 2 per cento rispetto al 2019.

Per il 2023, invece, la proposta è quella di aumentare i budget utilizzando circa 11 milioni dall’aggregato di fondi per la nefrologia, che sarebbe risultato sovrastimato. L’assessorato ha proposto, inoltre, di destinare allo stesso scopo anche lo 0,3 per cento del fondo indistinto per il recupero delle liste d’attesa e di riconoscere un contributo una tantum alle aziende per risarcirle dei maggiori costi energetici affrontati a causa della congiuntura economica globale. Il 17 aprile è arrivato da parte delle organizzazioni sindacali un sì prudenziale alle proposte del governo, fermo restando la necessità di integrare “alcune precisazioni ed il corredo di indicazioni temporali stringenti sull’attuazione di quanto proposto e si spera venga pattuito”. Ma dodici giorni dopo l’attesa prosegue.

Mentre sull’assessore Volo piove un’altra tegola. “Il governo regionale – ha scritto in una nota la deputata del M5s, Roberta Schillaci – dia la massima attenzione alle categorie fragili e cioè i nostri anziani ed ovviamente ai lavoratori delle R.S.A. dato che i dipendenti che non vedono un centesimo da diversi mesi e di conseguenza i servizi resi rischiano di essere scadenti. Lo stesso assessore alla Salute dopo un incontro con i sindacati a gennaio aveva chiesto alle ASP territoriali, controllo e vigilanza. Che fine hanno fatto queste attività?”. L’obiettivo è risolvere la vertenza delle Residenze per anziani convenzionate al sistema sanitario regionale, i cui lavoratori non ricevono lo stipendio da diverso tempo.  “Mi chiedo con quale spirito – spiega Schillaci – un congiunto possa affidare i propri anziani ai servizi di residenze i cui operatori sono demotivati o stressati perché le cooperative che le gestiscono, non pagano lo stipendio da anni. In particolare sono pervenute svariate segnalazioni da parte dei sindacati per denunciare gravi violazioni ed irregolarità nella gestione del personale dipendente di alcune R.S.A. con violazione dei diritti, ritardi nel pagamento degli stipendi, irregolarità dei contributi previdenziali Inps”.

Mentre sul fronte messinese, già caldissimo nell’era di Ruggero Razza, torna a premere Cateno De Luca, che sui social ha denunciato la chiusura del reparto di Cardiochirurgia pediatrica all’ospedale di Taormina. “E’ stato ribadito dall’assessore regionale alla Salute che in applicazione di un decreto assessoriale del 2019 dell’assessore Ruggero Razza il governo di Renato Schifani non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro – ha detto De Luca – Quando la salute diventa mercimonio politico questi sono i risultati! Continua l’espoliazione di Taormina in assenza di una vera classe politica locale che è occupata a pensare solo ai balletti delle poltrone”. A Taormina potrebbe diventare sindaco proprio lui, Scateno.

Sulla vicenda interviene anche il M5s: “La decisione dell’assessore regionale alla Sanità Volo di non rinnovare la convenzione con il Bambin Gesù di Roma obbligando la cardiochirurgia pediatrica dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina a chiudere i battenti è gravissima. Solo qualche mese fa in commissione – dice Antonio De Luca, capogruppo grillino – l’assessore aveva dichiarato di essere disponibile a prorogare la convenzione destinando 5 milioni di euro oltre il budget destinato all’Asp di Messina. Oggi è venuta fuori la verità che avevo intuito e già provveduto a denunciare: il Governo Schifani vuole chiudere la cardiochirurgia pediatrica di Taormina per aprirne una nuova all’ospedale Civico di Palermo con la Fondazione del Gruppo San Donato di Milano, gruppo di sanità privata dove occupa una posizione di primo piano anche una vecchia conoscenza del Presidente Schifani, ossia l’ex Ministro Angelino Alfano. Questa giravolta è inaccettabile e discriminatoria perché tendente a favorire una città a discapito di un’altra, mettendo così in atto l’ennesimo scippo alla sanità messinese. Pensavamo che nell’ambito della sanità si fosse toccato il fondo durante il Governo Musumeci sotto la gestione Razza, ma devo ammettere che l’attuale assessore al ramo si sta dimostrando inadeguata almeno tanto quanto il suo predecessore”.

 “Cardiochirurgia pediatrica già prevista a Palermo”

La nuova unità operativa complessa di Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Civico di Palermo, che sarà attiva dal primo luglio 2023, è stata affidata alla Fondazione del Gruppo San Donato a seguito di una procedura aperta di evidenza pubblica e non in base a una convenzione. Inoltre, la procedura è stata avviata il 6 dicembre 2021 e conclusa il 23 settembre 2022, precedentemente all’insediamento dell’attuale governo regionale. Lo precisa la Presidenza della Regione Siciliana.

La gara per la realizzazione del reparto di Cardiochirurgia, assieme a quello di Neurochirurgia pediatrica, fa seguito a un decreto assessoriale e ad una delibera della Giunta regionale del novembre 2019, che ne ha espressamente previsto la realizzazione per colmare la deficienza strutturale del Servizio sanitario regionale in tali ambiti.

Per assicurare la massima trasparenza, l’Arnas Civico ha scelto di adottare un bando aperto a tutti i soggetti con i requisiti richiesti, predisposto secondo i dettami del Codice dei Contratti pubblici. La procedura d’appalto è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale della Comunità Europea e della Repubblica Italiana e ne è stata data pubblicità, come previsto dalla normativa, sui quotidiani regionali e nazionali. Alla scadenza del termine per la presentazione delle offerte, fissato al 15 aprile 2022, è pervenuta la sola proposta del Policlinico San Donato di Milano.