“Sapeva governare quando c’era una grande disponibilità di risorse pubbliche, quando i buchi e l’incapacità gestionale non venivano fuori. Oggi che all’amministratore di un ente è richiesta una visione manageriale, viene fuori il limite di un uomo fuori stagione. Forse la peggiore rappresentanza della prima repubblica”. E’ diretto e per niente tenero il giudizio di Fabrizio Ferrandelli sul sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. La voce del consigliere d’opposizione e leader dei Coraggiosi è consapevole, per niente adirata. Predica nel deserto da anni. Nel 2017 ha anche provato a spodestare il “principe” dalla poltrona di primo cittadino. Non c’è riuscito: “Colpa – dice lui – di una legge elettorale partorita ad hoc prima delle Amministrative. Non può fare il sindaco di una città come Palermo un uomo che rappresenta poco più del 40% dell’elettorato, mentre il restante 60% è rappresentato dalle minoranze”.

Ma quella è acqua passata. Ad impaurirlo è il presente che proietta sul futuro un’ombra nefasta: “La gestione di Orlando è pericolosa per le prossime generazioni – prosegue Ferrandelli – Sta mettendo a repentaglio, oltre che l’ordinario, anche il futuro dei nostri figli. Siamo in una fase di pre-dissesto da cui non si vede alcuna via d’uscita”. E qui passiamo al sodo. E’ notizia di questi giorni come un paio di commissariamenti pendano sulla testa del Comune. Uno a causa dell’annosa questione “monnezza” che, nonostante la sospensiva del Tar nella parte riguardante la decadenza dei sindaci, non può ritenersi una questione chiusa (Musumeci dixit). L’altra, ufficiale, riguarda la mancata approvazione del rendiconto finanziario 2017: “E ce n’è un terzo – preannuncia Ferrandelli – Anche in questo caso la mia è una facile profezia. Il Bilancio di previsione 2018 non è stato ancora approvato. I termini di legge sono scaduti a marzo. Arriverà un altro commissario”.

“Io sono un uomo delle istituzioni che studia le carte – argomenta l’ex candidato sindaco – Sono un “topo” della commissione Bilancio, so bene di cosa parlo. E posso dire senza alcun timore di smentita che questi commissariamenti, assieme a un altro paio di situazioni, denotano l’incapacità gestionale, amministrativa e organizzativa del Comune di Palermo. Il sindaco Orlando, troppo impegnato in trasferte e passerelle, non si occupa più di conti”.

Quali sarebbero le altre due questioni?

“Il Mef (Ministro dell’Economia e delle Finanze, ndr) ha inviato un’ispezione con dei punti di criticità a cui il Comune non ha mai risposto. Lo stesso dicasi per un’ordinanza d’ufficio emessa dalla Corte dei Conti. Stiamo parlando di due istituti autorevoli come un ministero e la magistratura contabile. Che Palermo sia mal gestita ormai è una situazione acclarata”.

A proposito del rendiconto finanziario, Orlando ha detto che per completare un bilancio servono “numeri certi e corretti, specialmente sui conti delle partecipate”.

“Che sia inadempiente è un conto, che sia inconsapevole di ciò che amministra da sette anni no, questo non lo accetto. E mi preoccupa. Dal 2012 ad oggi i bilanci li ha approvati lui. Sia quelli del Comune, che quelli delle aziende controllate da cui cerca di scappare e che finge di disconoscere. Quando uno fa il socio unico di una partecipata, quei bilanci li approva e li conosce perfettamente. Non puoi dimenticartene quando vesti i panni di sindaco. Si tratta della stessa persona. Insomma, è una favola per fuggire dalle responsabilità”.

La differenziata, invece, continua a non ingranare e Palermo è condannata a subire l’onta di un altro commissariamento, stavolta “promesso” da un’ordinanza di Musumeci

“Un’ordinanza sensata. Ma vi dirò di più: prevedo che il sindaco nei prossimi mesi sarà costretto ad aumentare la Tari. Con una tariffa che è già fra le più alte d’Italia, non è riuscito a garantire il servizio”.

Perché?

“Il cittadino non ha più fiducia nella capacità di smaltimento da parte del Comune, quindi allenta la presa. Anche nell’ottava circoscrizione, che giunge da un’esperienza più consolidata, si è registrata una contrazione dei numeri relativamente ai rifiuti organici e in plastica. E oggi siamo di fronte a una città fuori controllo anche a livello di governance. La Rap (Risorse Ambiente Palermo, ndr) è un’azienda senza un presidente del Cda da settembre 2017. E non mi risulta che quello designato si sia insediato. Inoltre, non esiste una visione manageriale e d’industrializzazione dei processi di raccolta che possa, a partire dalla differenziata, espletare il servizio. Ma c’è anche un numero che mi inquieta…”

Dica pure

“Anche se non esiste un Bilancio aziendale dal 2016, ho letto le ultime relazioni trimestrali. Da cui emerge che nei primi mesi del 2018 Rap ha un passivo di 8 milioni di euro. Per un’azienda dal capitale sociale di 10 milioni, questa è l’anticamera del fallimento. Palermo è la città che potrebbe consentire i maggiori volumi di conferimento e avere i maggiori benefici in termini di tonnellaggio e introiti. Invece siamo ridotti così…”.

L’accusa che proviene dai banchi dell’opposizione nei confronti di Orlando è quella di essere un sindaco “fuori dal Comune”, nel senso che al Comune non c’è mai

“Esattamente, lo confermo. E’ puntualmente impegnato in slogan, spot, passerelle e comunicazioni ridondanti. Indossa la maglietta rossa nel giorno del Festino, litiga col ministro dell’Interno sulla gestione dei porti. Fa tutto, tranne che occuparsi di spazzatura e conti pubblici. E quando lo convochiamo in aula o in commissione non si presenta mai. L’ultimo viaggio che ci è noto risale a qualche giorno fa, in Germania, per far siglare il contratto al nuovo direttore del Teatro Massimo (Omer Meir Wellber, ndr). Francamente non ne comprendiamo l’esigenza. Se un direttore tedesco viene contrattualizzato al Massimo, sarebbe il caso che lui venisse in Italia e non che il sindaco si spostasse in Germania”.

Il sindaco non sembra avere nemmeno l’apporto valido di una maggioranza. Per questo avete invocato le sue dimissioni?

“Non è un mistero che abbia perso molti pezzi per strada. Quando, tre mesi dopo le Amministrative, ha sancito il suo passaggio nel Pd, ha frantumato quella che lui stesso aveva definito un’alleanza civica. Ora, oltre a non avere alcuna maggioranza, è anche un sindaco assente. Penso che debba dimettersi – come ho fatto io nel 2015 quando mi accorsi di non poter ricoprire l’incarico di deputato regionale – e ridare la parola ai palermitani. Davvero, non è all’altezza”.

Eppure il secondo mandato gli sarebbe servito per completare quella rivoluzione cominciata nel 2012…

“Così aveva detto in campagna elettorale, presentando una serie di numeri che io contestai fermamente. La sua assenza prolungata ci fa temere anche per la sorte dei dipendenti comunali a tempo determinato. Se non verranno approvati il rendiconto 2017 e il previsionale 2018 entro il 31 dicembre, non potranno essere attivate le procedure per garantire il loro posto di lavoro. E potremmo ritrovarci con migliaia di lavoratori a rischio”.

Ha finito di sparare sulla Croce Rossa?

“No, ancora una cosa. Anche i conti delle municipalizzate sono sull’orlo del default. Ha trasformato l’Amat da un’azienda sana a un’azienda con 50 milioni di passivo, grazie all’introduzione dei tram che oggi generano una perdita di 9 milioni l’anno. Il sindaco aveva pensato di ovviare con l’istituzione della Ztl, sulla pelle dei palermitani, che avrebbe dovuto portare nelle casse dell’Ente 30 milioni. Invece siamo fermi a 2,4. E come se non bastasse, vorrebbe aggravare la situazione di Amat con altre linee tranviarie, che fra l’altro sono espressione di una sistema di trasporti pesante, che appartiene al passato, che rischia di far aprire nuovi cantieri e non potrà risolvere in alcun modo la questione del traffico”.

Palermo capitale della Cultura e Manifesta non riescono ad addolcire la pillola?

“Guardi, in realtà si tratta di occasioni perse. Tutti siamo felici dei riconoscimenti che certificano la bellezza di una città unica nel mondo. Ma se questa città non viene governata e gestita, le fragilità emergono tutte. Che senso ha godere di migliaia di turisti se non approvi un Bilancio che ti consenta di destinare delle somme alla programmazione di eventi culturali? Inoltre, so che a Manifesta ci sono continui abbandoni da parte di artisti che notano questa incapacità gestionale. Ed eventi fantasma che stanno sugli opuscoli e non si sono mai realizzati”.