L’autunno porterà novità sulla strada professionale di Salvo Sottile, che a settembre torna in televisione alla guida dei Fatti vostri, lo storico programma ideato e diretto da Michele Guardì in onda dalle 11 alle 13, dal lunedì al venerdì, su Rai2. TvBlog ha fatto una chiacchierata con il giornalista: Vorrei che piazza Italia, come è stato in tutti questi anni con Giancarlo Magalli, al quale voglio mandare un abbraccio, continuasse a essere un luogo caldo, familiare, dove c’è un momento per tutto, un momento per raccontare storie, per stare sull’attualità ma anche per giocare e per divertirsi. Il programma di Michele Guardì è una delle certezze di Rai2. Quest’anno si rinnova. Con me a condurre ci sarà Anna Falchi che è una donna in gamba, sono convinto che sarà una bella sorpresa. Con lei, il professor Broccoli, Emanuela Aureli e il ritorno del “comitato” cercheremo di entrare in punta di piedi a casa delle persone per cercare di intrattenerle e di informarle.

L’infotainment del giornalista spazia fra serietà e leggerezza. “Io credo che le due cose possano convivere. Dipende dal tipo di patto che fai col pubblico. Un giornalista a volte può anche giocare o divertirsi in onda se la situazione o il clima del programma lo permette. Credo che a volte sporcarsi un po’ sia un modo per farti sentire più vicino a chi ti guarda. La leggerezza se è manifestata con garbo, con dignità credo sia un valore, e certamente non ti toglie autorevolezza nel momento in cui sei richiamato a fare il giornalista o a raccontare storie meno allegre. Dipende dal tipo di patto che instauri col pubblico. La cosa difficile è avere tanti registri e saperli alternare al meglio”.

Salvo, nel corso dell’intervista, ha parlato di alcuni aspetti extra professionali della sua vita: “Sono cresciuto a Palermo, una città meravigliosa, difficile ai miei tempi per un ragazzo ‘curioso’. Ho vissuto tanto la strada, di giorno e di notte. E quando vivi la strada è dura tenere la barra dritta, ci vuole un attimo a ficcarti nei guai, a perderti, a passare dalla parte sbagliata. Ho conosciuto tanta gente, bella e brutta. Ho iniziato a lavorare giovanissimo, a 14 anni. Avevo fretta di essere autonomo. Ho lavorato nei campi, ho fatto il cameriere, ho venduto libri usati, venendo a contatto con un’umanità variegata e imprevedibile che mi ha insegnato tanto”.

Il conduttore si è soffermato sul proprio rapporto coi genitori: “Me lo ricordo sereno durante l’infanzia, un po’ più turbolento durante l’adolescenza. Con mio padre ci scontravamo spesso poi abbiamo capito il motivo, avevano un carattere simile. Mia madre è stata sempre il porto sicuro, ogni tanto si arrabbiava anche lei con me ma se le tenevi il muso ti faceva tornare il sorriso in un attimo con una dolcezza disarmante”.

C’è un’immagine, un flash, che ti si accende nella mente pensando adesso a loro?
“La disciplina sul lavoro. Hanno sempre avuto un rispetto maniacale, quasi “religioso” per il mestiere. Mia madre fa il medico, ha più di 70 anni e tuttora si alza ogni mattina alle 4 per andare dai suoi pazienti. Mio padre veniva da un paese sperduto tra i monti della Sicilia e la sua “fame” negli anni ’70 lo ha portato a diventare uno dei più bravi cronisti di nera del glorioso giornale L’ora e in seguito un creatore di pagine e di affreschi tra i più raffinati

Quando hai capito di voler fare il giornalista e cosa ti affascinava di questo mestiere?
All’inizio odiavo questo mestiere perché da ragazzino lo associavo a qualcosa che mi teneva lontano da mio padre. Vedevo gli altri ragazzini coi papà il pomeriggio al cinema o allo stadio e io andavo sempre solo o col papà di qualche amico. Mi ripromettevo sempre che nella vita avrei fatto di tutto, tranne il giornalista”.

Poi qualcosa è cambiato: “Ho iniziato ad armeggiare con le prime videocamere. Me ne comprai una di seconda mano e me andavo in giro per Palermo per raccontare storie e scoprire ogni angolo, anche il più nascosto della mia città. Era la curiosità a muovermi e capii che mi piaceva raccontare storie con le immagini. Degli amici a cui mostrai dei video mi suggerirono di farle vedere a qualcuno “del mestiere”. Iniziai a fare una lunga gavetta nelle tv private, prima a Catania e poi a Palermo, posti dove guadagnavi due soldi e facevi di tutto, anche le fotocopie, ma sono state palestre di vita”.