Scuole aperte a Palermo e Catania. Chiuse, invece, ad Agrigento e Trapani, dove da sabato è in vigore la “zona arancione”. Il sindaco della città dei Templi, Franco Micciché, e il collega Giacomo Tranchida, come previsto da un’ordinanza del presidente della Regione, hanno deciso di richiudere tutto, a partire da lunedì, per una settimana, demandando la possibilità di didattica a distanza (Dad) ai vari istituti scolastici. L’ordinanza che istituisce la zona arancione prevede che “in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Covid-19 nella popolazione scolastica, previo parere tecnico-sanitario obbligatorio e conforme dell’Asp territorialmente competente, il sindaco può adottare provvedimenti di sospensione, totale o parziale, delle attività didattiche, con conseguente adozione della Didattica a distanza, secondo i protocolli in vigore, per un periodo non superiore a dieci giorni”. Palermo e Catania invece si trovano in zona gialla e pertanto non possono beneficiare delle stesse condizioni di partenza: “Invito tutti, genitori, studenti, docenti e operatori scolastici – ha detto Pogliese – a utilizzare al meglio questo ritorno in presenza, senza dimenticare le misure per la prevenzione e il contenimento del Covid, provando a far diventare stabile e duratura questa riapertura”.

Sono stati giorni convulsi per la scuola. Giovedì il presidente del Tar Sicilia, Salvatore Veneziano, aveva accolto infatti l’istanza cautelare presentata contro le ordinanze firmate dai sindaci di Palermo e Agrigento che prevedevano la sospensione dal 13 al 16 gennaio delle attività didattiche in presenza. Il Tar ha evidenziato che la competenza appartiene allo Stato, trattandosi di “profilassi internazionale”. “L’ordinanza impugnata – si legge nel provvedimento – non reca alcuno specifico dato di diffusione della pandemia nella popolazione, scolastica e non, che possa smentire quelli esposti dalla Regione Sicilia (…) o quelli posti a fondamento della classificazione nazionale del territorio regionale, né reca alcun altro concreto e specifico dato a sostegno oltre a manifestare un generico timore della possibilità di aggravamento della situazione epidemiologica”. E ancora: “Non sembra residuare spazio alcuno per disciplinare diversamente l’attività scolastica in stato di emergenza sanitaria, in quanto già regolata dalle richiamate disposizioni di rango primario”.

Il primo a commentare l’esito della sospensiva era stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Non posso che prendere atto della decisione del Tar ricordando che la sospensiva non esonera le autorità sanitarie, regionali e nazionali dal porre in essere ogni accorgimento per la tutela del diritto alla salute, così come richiesto dall’Anci Sicilia, esprimendo la preoccupazione dei sindaci per l’aggravarsi della pandemia, così come certificato proprio in queste ore, ad oggi, dalla dichiarazione di zona arancione di ben 138 comuni siciliani. Ho fatto tutto quello che mi era consentito per tutelare la salute della comunità scolastica e di tutti i cittadini facendo ricorso all’unico strumento disponibile previsto dall’ordinamento e cioè un’ordinanza ex art. 50 del Tuel. Stante la sospensiva, non posso che fare un forte appello ancora una volta al senso di responsabilità di tutti e rivolgo nuovamente un richiamo alle responsabilità degli organi competenti della sanità nazionale e regionale. Sarà necessario continuare a vigilare sulle scelte delle autorità competenti e sulle criticità registrate anche nel mondo scolastico. Per tale ragione mi confronterò nelle prossime ore con i colleghi sindaci per valutare le decisioni da assumere alla luce dei nuovi dati relativi all’andamento epidemiologico e anche alla luce delle ultime decisioni del giudice amministrativo”.

Solo il 5% degli studenti è stato contagiato

Dopo il complicato riavvio dell’anno scolastico il 13 gennaio, gli alunni assenti per positività da Covid-19, non superano il 5%: questo emerge dal monitoraggio effettuato dall’Ufficio scolastico regionale che comunica di avere censito 706 istituzioni scolastiche, pari all’86% del totale. Anche alla luce di questi dati il governo Musumeci, pur comprendendo le preoccupazioni che hanno inaspettatamente ispirato, dopo la conclusione dei lavori dell’ultima task force, la restrittiva condotta dei sindaci, conferma il proprio intendimento di favorire la ripresa delle attività in presenza, nel rispetto delle intervenute disposizioni nazionali e dell’ordinanza del Presidente della Regione dello scorso 7 gennaio.

“Dopo il comprensibile differimento dell’avvio post-natalizio delle lezioni in presenza – afferma l’assessore Roberto Lagalla – dovuto all’esigenza, rappresentata dai dirigenti scolastici, di ottimizzare gli aspetti organizzativi, alla luce delle nuove disposizioni nazionali, il governo della Regione ha ritenuto di dare doverosa e necessaria attuazione alla ripresa delle attività didattiche, con l’obiettivo di privilegiare le lezioni in presenza e di riservare alla Dad una funzione complementare, da adottare in definite situazioni di effettiva e documentata necessità. La finalità è quella di ridurre le diseguaglianze e migliorare gli standard formativi per evitare marginalizzazione sociale e ritardi di apprendimento”.

“I sindaci – prosegue Lagalla – hanno ben ragione a intervenire conformemente alla legge in caso di documentato e straordinario pericolo, e ciò è ampiamente garantito dalle disposizioni nazionali e regionali. Ma evidentemente non ricorre, al momento, un così evidente pericolo. Assistiamo infatti, in questi giorni, a segnalazioni dei Prefetti e provvedimenti della magistratura amministrativa che, in alcuni casi, hanno sollevato evidenti dubbi sulla legittimità dei provvedimenti adottati in sede locale, forse talvolta viziati da eccesso di zelo e malcelata ansia di protagonismo”. Dai dati dell’Usr emerge che su 391 Comuni della Sicilia 161 hanno emanato ordinanze sindacali di sospensione delle attività didattiche, mentre i restanti hanno regolarmente avviato le attività didattiche in presenza. Tra le 548 scuole ricadenti nei Comuni in cui sono stati adottati provvedimenti di chiusura, 513 (434.237 studenti) hanno attivato la didattica a distanza, mentre 35 (28.912 alunni) non hanno svolto lezioni.