Dalle scaramucce alla guerra è un attimo: le dimissioni dell’imprenditore italo-americano Tony Di Piazza da vicepresidente del Palermo, hanno fatto emergere tutti i dissapori interni al Cda che covano da tempo. Se inizialmente Di Piazza sembrava intenzionato a mettere in vendita il 40% delle quote e farsi da parte, le ultime esternazioni vanno nella direzione opposta. Nell’ultima assemblea dei soci, che ha portato in superficie la rottura fra le parti (il 60% di Hera Hora, la società che controlla il Palermo, è in capo a Damir e allo stesso Dario Mirri), è avvenuto anche qualcos’altro, come racconta l’ex vicepresidente su Facebook: “Oltre all’esame ed approvazione del progetto di bilancio della società Hera Hora relativo all’anno 2019, si è discusso sulla cifra dell’ulteriore versamento di denaro da eseguire a favore del Palermo per l’aumento di capitale. Con grande sorpresa ho constatato che gli altri consiglieri Dario e Daniele Mirri, a maggioranza, hanno bocciato la mia proposta di versare immediatamente, entro 72 ore, ognuno per la sua quota, l’intero capitale sociale sottoscritto in Hera Hora per 15 milioni così da dotare a sua volta il Palermo di tutte le somme necessarie per coprire il budget approvato lo scorso martedì e sostenere ulteriori investimenti finalizzati a fare della squadra del Palermo una squadra sempre più forte e solida, così come merita la sua tifoseria”.

Il Palermo ha un capitale sociale di poco superiore a 6 milioni di euro, quello di Hera Hora invece ammonta a 15. Di questi, però, la parte già versata è di 3,75 milioni; 1,8 arriva da Damir (la holding di Daniele e Dario Mirri), 375 mila euro da Dario Mirri e 1,5 milioni dallo stesso Di Piazza che, invece, sembrava disposto a completare il suo lavoro e versare la parte restante delle sue competenze (6 milioni). Il gesto, però, non è stato condiviso dagli altri soci, che non hanno ritenuto di dover modificare il piano operativo della controllante e gli aumenti di capitale stabiliti nelle precedenti assemblee.

Al di là dei freddi numeri, però, ciò che preoccupa è la tenuta di questo Cda, che fino a qualche settimana fa sembrava poter condividere gli oneri e gli onori di una gestione difficile che, però, aveva dato le prime soddisfazioni: come la promozione del club in C. Adesso la magia natalizia si è già spezzata: “Dopo ampia discussione – continua Di Piazza – è stato approvato solo il versamento di circa tre milioni a completamento del capitale sociale del Palermo SSD, da versarsi a richiesta dell’amministratore delegato (Rinaldo Sagramola, ndr), contro la mia proposta, bocciata, di versare immediatamente la somma di oltre 11 milioni di euro. Specifico che non condivido la bocciatura della mia proposta, in quanto avrebbe consentito alla società di essere più solida eliminando sul nascere ogni polemica e ancor più i dubbi insinuati, in questi ultimi giorni, sulla capacità economica dei soci. Dubbi questi che, unitamente a ricostruzioni imprecise circa alcuni accadimenti di questa stagione sportiva, probabilmente frutto di notizie interne, inesatte, passate ad alcuni media non correttamente da chi evidentemente ha altri interessi, stanno danneggiando gravemente il Palermo, la passione dei meravigliosi tifosi rosanero, oltre che la mia immagine personale”.