Allora è proprio vero che la Regione è una gallina dalle uova d’oro. Nonostante la spesa sia ingessata per l’assenza di un Bilancio, di una Finanziaria, e persino dell’esercizio provvisorio (che verrà discusso dall’Assemblea regionale non prima del 12 gennaio), a palazzo d’Orleans sono state giornate molto prolifiche. A ridosso dell’Epifania, infatti, la presidenza ha annunciato interventi sul territorio per quasi dieci milioni di euro. Si tratta, per lo più, di opere di manutenzione o riqualificazione di edifici più o meno storici, come le Terme di Sciacca e Acireale, che da tempo immemore giacciono inutilizzate e sono al centro di una “vertenza” (nello scorso maggio l’Amministrazione comunale agrigentina aveva organizzato una marcia simbolica su Palermo, irritando il governo).

Ma a colpire, in prevalenza, è l’amore del governo Musumeci per le chiese. Tre degli interventi finanziati, infatti, riguardano edifici di culto. Uno, però, non è neppure nato. Si farà a Piano Tavola, popolosa frazione del comune di Belpasso, nel Catanese. E’ qui, infatti, che l’esecutivo ha deciso di investire un milione e mezzo di euro per l’edificazione di una chiesa nuova di zecca. “I residenti – ha spiegato Musumeci in persona – potranno finalmente disporre di un nuovo luogo di preghiera più ampio e moderno di quello già esistente. La nuova struttura sarà inoltre realizzata con tutti i requisiti di sicurezza”. La chiesa verrà edificata in un lotto di terreno inutilizzato. Nel progetto approvato dall’amministrazione comunale, è compresa una parte destinata ai locali di segreteria, alla sala riunioni e all’abitazione del parroco. L’edificio sacro avrà una pianta ovoidale, potrà disporre di 380 posti a sedere e sarà realizzato secondo criteri di architettura sostenibile. All’esterno è previsto anche un piccolo spazio verde.

Ma non è tutto. Lo zelo religioso di Musumeci ha raggiunto Chiusa Sclafani, comune del Palermitano che ricade nell’arcidiocesi di Monreale, dove saranno spesi duecentomila euro – udite udite – per il restauro di un antico organo a canne custodito nella Basilica di Santa Maria Assunta e un nuovo impianto di illuminazione per la Chiesa Madre San Nicolò di Bari. “In entrambi i casi – ha sottolineato il presidente della Regione – era un impegno che avevo assunto nell’ultima mia visita a Chiusa. E gli impegni si mantengono. C’è già a disposizione un progetto esecutivo e quindi si potrà procedere immediatamente ad affidare i lavori”.  Anche il comune di Francofonte, nel Catanese, beneficerà della benevolenza della giunta, che il 4 gennaio ha annunciato un finanziamento (di cui non è stata specificata la cifra) per dotare la Chiesa di Maria Santissima del Carmelo di un nuovo impianto di amplificazione. Anche in questo caso, ribadisce Musumeci, “dopo tanti anni di oblio, finalmente restituiamo alla piena fruizione della comunità dei devoti una struttura sicura e pienamente funzionale”. La chiesa era rimasta chiusa per dieci anni a seguito della dichiarazione di inagibilità, ed è stata riaperta ai fedeli solo lo scorso ottobre. I lavori di ristrutturazione, manco a dirlo, furono pagati dalla Regione.

Questa mattina alla lunga lista si sono aggiunti il finanziamento dell’organo a canne della chiesa di San Nicolò, a Venetico Superiore (Messina), con la sostituzione delle parti usurate; e il restauro della Chiesa Madre di Piraino, sempre in provincia di Messina, per 135 mila euro. L’edificio attualmente è inaccessibile per motivi di sicurezza. E’ chiaro che, quando vuole, la Regione non bada a spese.

Negli interventi previsti e pubblicizzati negli ultimi giorni, infatti, c’è quello dal valore di 800 mila euro per il rilancio della Cacioteca di Ragusa, gestita dal Corfilac. Quest’ultimo è uno degli istituti sottoposti al controllo della Regione medesima. La Cacioteca, però, risulta chiusa dal 2013 e non è mai entrata in funzione a pieno regime. “Quello che doveva essere il museo dei formaggi storici siciliani – segnala palazzo d’Orleans in una nota – sarà sottoposto a un importante intervento di ristrutturazione e manutenzione straordinaria”. Nel dettaglio, verranno svolti i lavori di ristrutturazione dell’edificio e degli ambienti esterni, e quelli relativi all’impianto elettrico, idrico sanitario, antincendio e di climatizzazione. Il Corfilac prevede di avviare una serie di attività che vanno dalla ricerca sulla stagionatura dei formaggi storici alle degustazioni multisensoriali, dall’organizzazione di fiere, corsi e laboratori a eventi culturali collegati a manifestazioni sul cibo. Anche questo impegno, dichiara Musumeci, è stato mantenuto. “La Cacioteca sarà presto riaperta al pubblico e potrà finalmente diventare ciò per cui è stata progettata: custode della memoria storica e vetrina internazionale della nostra migliore produzione casearia”.

Un modo come un altro per smentire chi pensa che le uniche attenzioni del governo siano proiettate sulla tenuta equina di Ambelia. Non è così. Perché le mire “espansionistiche” di Musumeci & Co. si spingono fino a Piazza Armerina, nell’Ennese, dove sorgerà una grande struttura fieristica. Esattamente nell’area dell’ex Cartiera Siace, dove il governo ha stanziato 3 milioni per “il progetto di riqualificazione e valorizzazione dell’area industriale dismessa del Comune che diventerà presto un nuovo Centro espositivo per la valorizzazione delle attività zootecniche, agroalimentari, rurali e florovivaistiche siciliane”. Anche in questo caso, nelle dichiarazioni di rito, il presidente della Regione sottolinea “l’impegno assunto con il sindaco (…). Non solo valorizziamo un’area abbandonata che, ricordo, è di proprietà della Regione, ma creiamo anche una importante fonte di sviluppo economico per tutto il territorio”.

In provincia di Enna, inoltre, si è deciso di riportare alla luce e valorizzare gli antichi mosaici della Villa Romana di contrada Gerace. Costo dell’operazione per il primo stralcio di lavori: 720 mila euro. “Con un precedente intervento avevamo riavviato, dopo 10 anni di inattività, la campagna di ricerca, scavo e messa in sicurezza. Con questo ulteriore finanziamento – dice Musumeci – puntiamo a fare emergere altra superficie di mosaici e a valorizzare l’area, importante testimonianza che andrà ad arricchire il vasto patrimonio archeologico siciliano sul quale puntiamo in termini di tutela e rilancio”. La Villa Romana, risalente al IV secolo dopo Cristo, si trova a valle del monte Gerace, e sorge a soli 15 chilometri dalla più nota Villa del Casale di Piazza Armerina.

Tre milioncini, come anticipato, sono stati stanziati per interventi di manutenzione straordinaria nei complessi termali di Sciacca e Acireale: “Un provvedimento che si è reso necessario – sottolinea palazzo d’Orleans – per evitare che il prolungato inutilizzo degli immobili, dopo la disposizione di chiusura adottata dal governo Crocetta, possa deteriorare ulteriormente la struttura. Si interverrà sui soffitti, sugli infissi e sulle parti ammalorate a causa della umidità”. Intanto si rifà l’abito. Su come e quando riaprire, si vedrà. A voler sfogliare le pagine di questa terra martoriata, ce ne sarebbero di interventi da mandare in porto (e da finanziare lautamente): la Fornace Penna di Scicli, meglio nota come la mannara del commissario Montalbano, sta crollando pezzo dopo pezzo sotto i colpi del degrado. La Regione sta combattendo a colpi di carte bollate con gli ultimi eredi per completare l’esproprio e potersene occupare. Ma rischia di essere troppo tardi.

Detto ciò, stupisce (in positivo) che la Regione trovi i soldi per intervenire poderosamente sul territorio. In attesa che Roma liberi i soldi promessi con l’ultimo accordo di finanza pubblica (circa mezzo miliardo solo nel 2022), e che l’Assemblea regionale approvi l’esercizio provvisorio per poter sbloccare la spesa in dodicesimi (in attesa che maturi la Finanziaria di fine legislatura), c’è comunque un tesoretto da poter utilizzare. Terme e chiese restano, per il momento, gli sport preferiti di Musumeci e i suoi assessori. Ma da qui ai prossimi dieci mesi, prima del ritorno alle urne, le pezze da mettere non mancheranno.