La velina ufficiale di Matteo Salvini è Facebook: è lì che il ministro dell’Interno, oggi all’ora di pranzo, ha comunicato al popolo italiano che il Tribunale dei Ministri di Catania, rigettando la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura, chiederà al Senato della Repubblica di poter procedere contro di lui. Le accuse sono le solite: sequestro aggravato di persone e di minori. La circostanza è sempre quella: il mancato sbarco dei 174 a bordo della nave Diciotti al molo del porto di Catania (era Ferragosto).

Salvini sui social continua a mostrare i procedimenti giudiziari come fosse uno show. Ma al di là di questo aspetto – che, nella duplice veste, tono incazzato e trionfalistico, si era già manifestato per le comunicazioni di Patronaggio e Zuccaro, pm di Agrigento e di Catania – ce n’è un altro. Prettamente tribunalizio. Ossia che i tre componenti del Tribunale dei Ministri hanno, di fatto, respinto la richiesta del procuratore Carmelo Zuccaro, quello che “la buona giustizia allora esiste”.Lo stesso che chiese di archiviare il caso dopo che Patronaggio, il primo a salire sulla Diciotti e a mettere formalmente sotto inchiesta il capo del Viminale, si era espresso in tutt’altro verso. Cattivo Patronaggio, buono Zuccaro. O viceversa, dipende dai punti di vista.

Le due popstar sono certamente loro (il primo s’è visto recapitare anche dei proiettili in ufficio). Ma adesso sono tre illustri sconosciuti a poter decidere su Salvini, se il Senato, cosa assai difficile, lo consentirà: si tratta di Nicola La Mantia, giudice civile della quarta sezione fallimentare; Paolo Corda, giudice penale della quinta sezione e Sandra Levanti, giudice civile. Lo rivela il collega Antonio Condorelli su Live Sicilia. Si sono guadagnati la ribalta a fari spenti. Sconfessando Zuccaro e accogliendo la tesi di Patronaggio. E, soprattutto, facendo arrabbiare Salvini, che non le manda certo a dire: “Lo ammetto, lo confesso e lo rivendico, ho bloccato lo sbarco. E mi dichiaro colpevole dei reati nei mesi a venire, perché non cambio. I giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri”. Della serie “io sono io, e tu non sei nessuno”. Se siete in tre è anche meglio.

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