In questi giorni di guerra mi sono ricordato di alcune cose che mi raccontava mia madre, ai tempi della mia adolescenza o poco meno.

Lei, ed un gruppetto di compagne di classe, evidentemente insofferenti alla disciplina scolastica, erano solite snocciolare una sorta di filastrocca (parodia della omonima preghiera) che, pressappoco, suonava così: “Ave Maria, grazia plena, fa che venga la sirena, fa che venga l’inglesino nell’ora di latino e poi l’americano nell’ora di italiano…”. Non ricordo come proseguiva, ma il senso mi era più che chiaro. Insomma, auspicavano l’arrivo dei bombardieri degli Alleati, per sottrarsi a qualche brutto voto, o cose del genere.

Da ragazzino ci ridevo sopra, ma ripensando a quel racconto, ripensandoci oggi, mi sono detto che dovevano essere proprio delle pazze incoscienti, lei e questo gruppetto di ragazze. Le quali, a quanto mi raccontava mamma, erano anche le più belle della classe. Forse è stato proprio questo dettaglio, che mi ha fatto sorgere il sospetto che, in realtà, piuttosto che il timore del latino, avessero qualche “sgamo”, circostanza che mamma, comprensibilmente e pudicamente, potrebbe aver ritenuto di non evidenziare nel suo racconto. Un vero peccato, dovevo chiederglielo. Ma allora portavo ancora i calzoncini corti. E, a proposito di “sgami”, qualcosa del genere dovevano averla anche a Prizzi. No, non parlo di mamma e delle sue compagne. Ma di mamma e delle sue cinque sorelle.

Erano “sfollate” (cosi mi raccontava mamma) proprio in quel di Prizzi durante la guerra, e mi ricordo che di tanto in tanto, ma eravamo già sul finire degli anni ‘60, quando si rivedevano, si dicevano “vi ricordate che era bello quando eravamo sfollate a Prizzi?”, e giù sospiri di nostalgia.

Boh, magari se la spassavano, ancorchè sfollate.

Non so cosa facessero esattamente i loro mariti o fidanzati dell’epoca, papà compreso, rimasti in città, a Palermo.

La sola cosa che posso dire è che uno di loro, “lo zio Vincenzo”, rimase sotto le macerie procurate da un bombardamento nella zona di Via Filiciuzza (Policlinico, per intenderci). Ancora oggi, anzi, oggi più che mai, mi chiedo per quale motivo gli Alleati sganciarono le bombe su quel quartiere dove viveva solo gente comune. Non mi pare, ma posso sbagliarmi, che ci fossero obiettivi strategici.   Comunque, lo zio Vincenzo era in casa, e si salvò per miracolo. Pare per un provvidenziale armadio che si era inclinato fornendogli riparo. Rimase sordo da un orecchio.

Come si dice, “Effetti collaterali”.

Guerre, bombe, macerie, Ave Maria,  e forse anche …. sgami…..

Sì, “Effetti collaterali”.