Che poi uno potrebbe pensare che Siracusa sia come l’Eldorado del “Candido” di Voltaire, la città con “gli edifizi pubblici innalzati fino alle nuvole, i passeggi adornati di mille colonne, le fontane d’acqua pura, quelle d’acqua di rosa, quelle di liquor di canna di zucchero, che gettavano zampilli continuamente nelle vaste piazze lastricate di una specie di pietre che tramandavano un odore simile a quello del garofano e della cannella”. Ma soprattutto si potrebbe pensare che a Siracusa come a Eldorado “mai si facean liti”.

In realtà la bella città di Archimede e di Vittorini e di Concetto Lo Bello è città caotica, sommersa dalla spazzatura, e offre un futuro solo a pianisti di piano bar, pizzaioli, camerieri, cuochi, barman e fini facitori di panini con “cavallo, sbizzero, funchetti e sassamayonness” rigorosamente on the road. Ma da due mesi non si discute altro che di un “punto ristoro” alquanto psichedelico e ingombrante realizzato nella piazza d’Armi antistante il castello Maniace, autorizzato con bando e permessi relativi da Demanio, Soprintendenza e Comune.

Ora la Soprintendenza s’è pentita (pardon, ha verificato che il progetto realizzato è difforme da quello autorizzato, che pure aveva pubblicamente acclamato nei primi giorni della polemica) e previo cambio di responsabile (la dottoressa Panvini è stata traferita – su sua precedente richiesta – a Catania e Siracusa è retta ad interim dall’architetto Rizzuto, della sede di Ragusa) ed ha intimato “la reintegrazione delle opere abusivamente eseguite” entro 60 giorni. L’abuso, secondo l’ordinanza a firma Rizzuto, riguarderebbe un “sostanziale incremento dell’altezza complessiva della struttura” e la “realizzazione del basamento per l’ancoraggio” cioè la piattaforma in cemento armato su cui si erge il grande bar, basamento che non doveva esserci e invece fa bella mostra di sé.

Sulla graticola sta il sindaco, che era l’assessore a Ortigia, responsabile delle autorizzazioni comunali e che ha sempre difeso il progetto a spada tratta.

Adesso il centrodestra (che assieme a pezzi “legalitari” di sinistra sta conducendo la battaglia politica del Maniace) chiede le dimissioni di Francesco Italia, candidato “non ufficiale” del centrosinistra, eletto in giugno dopo essere stato per 5 anni vicesindaco della precedente amministrazione. Il fronte anti-Italia contesta tutta la vicenda della concessione della Piazza d’Armi dal bando di Attila-Demanio, alle fantasiose procedure adottate, alla girandola di progetti presentati, ai pareri forniti, alle omissioni di atti dovuti etc etc. Insomma una compilation di irregolarità che sta causando mal di pancia anche all’interno della giunta, soprattutto nella componente che fa capo al vicesindaco Giovanni Randazzo che è anche assessore “alla legalità”.

Stefania Prestigiacomo nel corso di una conferenza stampa (che non è stata fatta in Comune perché la sala stampa del Municipio è stata negata all’opposizione del sindaco che è peraltro maggioranza in consiglio comunale) ha tuonato: “Italia ha mentito ai cittadini. C’è un clima pesante in città e questa vicenda diventa esemplificativa. Si vuole chiudere la bocca all’opposizione, negando la sala stampa comunale. Tutto evidenzia un modus operandi preoccupante”.

“Io non sono un bugiardo e odio i bugiardi. – ha replicato il sindaco – L’uso del cemento era previsto, l’opera è regolarmente autorizzata e lo si evince dai rilievi di Soprintendenza e Comune. Altro discorso è quello relativo alle difformità contestate che non sono rappresentante dalla presenza del cemento o meno. Erano previsti degli ancoraggi con zavorre di cemento prefabbricate, i cosiddetti plinti, al loro posto è stata realizzata in loco una base di cemento in opera. Ma in ogni caso la difformità non è un problema del Comune ma del privato”.

E c’è chi ha visto in quest’ultima frase un accenno di “exit strategy” da una vicenda che non sembra destinata a esiti politicamente paganti per il primo cittadino.

Ma l’agguerritissimo centrodestra che ha sentito “l’odore del sangue” dopo l’ordinanza della soprintendenza e il centrosinistra “legalitario” che vede in Italia l’artefice della trasformazione di Ortigia in “disneyland” non sembrano intenzionati a far prigionieri. Dell’anatra (forse) zoppa Italia vogliono politicamente la testa.