La Sicilia è seconda nella speciale classifica delle regioni beneficiarie del reddito di cittadinanza. Dei 5,9 miliardi annunciati dal governo, poco meno di un miliardo (981 mila euro secondo le ultime stime Svimez) finirà nell’Isola. Solo la Campania fa meglio. Si tratta di stime. Perché nel dolce naufragar dell’assistenzialismo – e già di per sé non dovrebbe allettarci più di tanto questa fragorosa presenza sul podio – i numeri certi non esistono. E basta un esempio per cogliere la confusione. Mentre Di Maio e Conte annunciavano che la nuova misura di sostegno al reddito risolleverà le sorti di 5 milioni di poveri, l’Inps di Tito Boeri dimezzava la platea dei beneficiari a 2,4 milioni di individui (e 1,2 milioni di famiglie interessate). Una bella differenza. Il sito, inaugurato coi fuochi d’artificio dal Ministro allo Sviluppo Economico e vice-premier, non è ancora funzionante, ma illustra semplicemente la misura; mentre la card gialla di Poste Italiane, quella in cui verrà versato l’intero importo, è per il momento un esemplare unico. Al netto della diffidenza per un provvedimento che divide, è chiarissimo, lapalissiano, che ci vorrà del tempo per oleare ogni aspetto.

REQUISITI PER OTTENERLO E DOVE RICHIEDERLO

La domanda per ottenere il reddito di cittadinanza potrà essere presentata non prima del 6 marzo. I punti autorizzati sono le Poste, i Caf o il sito dedicato (www.redditodicittadinanza.gov.it), quello battezzato l’altro ieri da Di Maio, a cui si accede attraverso una chiave digitale definita Spid. Requisiti (non) sufficienti e necessari per chiedere il sussidio sono tre: ISEE inferiore a 9.360 euro (lo rilasciano Caf e Patronati), una seconda casa dal valore inferiore a trenta mila euro e un conto in banca che non vada oltre i 6mila euro. Oltre a una residenza decennale nel nostro Paese. Potete anche avere un lavoro, purché il vostro assegno mensile non superi la “soglia di povertà”. Il reddito di cittadinanza ha la durata di 18 mesi, ma – dopo un mese di vacatio tecnica – è possibile prorogarlo. Durante i 18 mesi, però, il “disoccupato”, l’”inoccupato” o il “redditato” che dir si voglia, deve iscriversi a un Centro per l’Impiego e rispondere alle proposte di lavoro che gli vengono presentate. Alla terza rinuncia il sussidio decade. Insomma, nella testa di chi lo ha pensato e proposto, dovrebbe essere un incentivo a cercare lavoro. Ma nella testa di chi lo percepirà, rischia di diventare uno splendido guanciale memory su cui adagiarsi.

LUNGHE CODE NEI CAF

Non è un caso che in queste settimane, dalla promulgazione del decretone da parte del Presidente della Repubblica, anche i siciliani si sono messi in moto per sapere come accedere al reddito di cittadinanza. In queste ore le file più interminabili si verificano nei Caf, i centri di assistenza fiscale che emettono l’indicatore della situazione economica equivalente, meglio conosciuto come ISEE. Le richieste sono raddoppiate rispetto allo scorso anno e si fa a gara per ottenere un posticino sul proscenio dei sussidi: alcuni inscenano una separazione dalla moglie (o dal marito), altri dichiarano una nuova residenza per sganciarsi dal nucleo familiare. Si cerca si maturare una condizione, stavolta sì necessaria e sufficiente, per entrare nel grande mercato delle vacche. Ma alcuni trucchi vengono scoperti prima del ballo, e forse è meglio così. Perché essere beccati dopo, stando alle indicazioni, potrebbe costare persino il carcere (da 2 a 6 anni).

L’INPS E’ PARALIZZATA

Poi c’è l’Inps. Tra quelli che lavorano il doppio ci sono proprio loro. Quelli dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, cui spetta il compito di erogare la prestazione, qualora tutti i requisiti richiesti siano soddisfatti. In realtà, ha spiegato Boeri, non ci sono ancora gli strumenti per verificare le condizioni di milioni di richiedenti. Bisogna farsi le ossa, studiare i casi, formare il personale. Qualcuno deve pur farlo. A Ragusa cerchiamo di intervistare il direttore responsabile, che però si nega. E ne ha ben d’onde: “Siamo in attesa della circolare tecnica. Tutto quello che sappiamo sul reddito di cittadinanza è molto generico – ci dicono dalla segreteria di direzione -. Rilasceremo interviste quando ci sarà qualcosa di più tecnico”. I tempi tuttavia non dovrebbero essere esagerati: “La settimana prossima è prevista una videoconferenza e qualche circolare d’istituto”.

Che il traffico sia aumentato è fuori discussione. Anche scambiare due chiacchiere con il responsabile di sala dell’Ufficio relazioni con il pubblico è un’impresa e, affidandoci alla segreteria, testiamo il polso: “Penso che si rivolgano all’Inps per richiedere le stesse informazioni che danno i patronati. Non siamo l’unico canale… Anzi chi viene qua di solito è un minimo informato. Purtroppo la misura non è ancora accessibile, noi solitamente preferiamo dare informazioni più precise. Comunque sì: spetta all’istituto verificare i requisiti e far scattare la prestazione”.

CENTRI PER L’IMPIEGO E NAVIGATOR

Il terzo canale chiamato in causa, dopo Caf e Inps, sono i Centri per l’impiego. Più a torto che a ragione in questa fase. Perché in realtà la loro funzione entrerà nel vivo dopo il 6 marzo, non appena le prime domande verranno inoltrate a chi di competenza (Caf, Poste e sito web). Iscriversi al Centro per l’Impiego equivale a presentare una domanda di immediata disponibilità (al lavoro, s’intende), uno dei passaggi propedeutici per mantenere il reddito di cittadinanza. E sarà nei centri per l’impiego, tramite i famosi “navigator”, che si dovrebbe favorire l’incrocio fra domanda e offerta di lavoro. “Ma noi, in questa fase, non possiamo fare nulla – ci dice il direttore di Ragusa, Gianni Vindigni – Non abbiamo alcuna direttiva, neppure uno straccio di circolare. Sappiamo delle cose perché siamo noi a informarci autonomamente, ma non ci sono direttive da parte del nostro dipartimento”.

“La gente si presenta agli sportelli come se qualcuno dovesse rilasciargli subito il sussidio – fa notare Vindigni – Ma ci troviamo anche in una condizione particolare. Dal 15 gennaio è attiva l’agenda online. Bisogna iscriversi al sito del Silav e chiedere un appuntamento per una delle tre date utili indicate dal sistema. Chi arriva senza prenotazione, viene rispedito indietro. Dei 100 utenti medi che si presentano ogni giorno, in metà ci chiedono del reddito di cittadinanza. E’ un macello…”. La fase più importante è il colloquio professionalizzante – spiega il direttore del centro -. E’ una vera e propria risonanza magnetica del disoccupato, che in un secondo tempo ci consente di fare un buon incrocio fra domanda e offerta di lavoro”.

Perché si va (o si deve andare) oltre le 780 euro. C’è un futuro da costruire insieme. E a quello pensano i Centri per l’Impiego, che ancora non sanno su che personale potranno disporre. “Anche quella dei navigator è una questione aperta. In Sicilia vorrebbero sceglierli tra gli ex sportellisti della Formazione professionale. Servono persone che hanno un po’ di esperienza in più come orientatori e potrebbero verificare il bilancio delle competenze. Devono agevolare chi è alla ricerca di un lavoro”. Ma devono possedere un requisito fondamentale: la laurea. Solo il 30% (parola dell’assessore Lagalla) degli ex sportellisti si forgia di questo titolo. E non è ancora chiaro su quanti di questi navigator potrà mettere il becco la Regione (e su quanti lo Stato): il tema sarà oggetto dei prossimi tavoli ministeriali.

LE RISORSE NON BASTANO

Attorno al reddito di cittadinanza, insomma, si dimena una vasta platea di “inoccupati”, ma anche una discreta fetta di precari che coglie all’orizzonte una nuova possibilità per rimettersi in pista. La vera domanda è un’altra: si riuscirà a sciogliere tutti questi i nodi entro il 6 marzo? Sarà in grado la macchina di funzionare da subito? I calcoli e i ragionamenti aggiornati alla data odierna non lasciano molto spazio a previsioni ottimistiche. Ad esempio, dalle ultime stime Svimez emerge che in Sicilia ci sono risorse solo per la metà dei nuclei familiari “candidabili” al reddito: 181 mila su una platea di 342 mila. E che soltanto per le 64 mila famiglie a “reddito zero” è prevista un’erogazione mensile di 780 euro. Agli altri andrebbero le briciole. Ma una cosa è certa: se siete single o casalinghe le chance aumentano.